Alphabet deve fare uno spin-off di qualche sua attività per liberare valore e non agire più come conglomerato. A sostenerlo sono gli analisti della società di servizi finanziari D.A. Davidson. In una nota, gli esperti hanno affermato che la struttura attuale del gigante di Mountain View finisce per sopprimere il potenziale di mercato di quelle aree di business ad alta crescita. Per cui, "l'unica via d'uscita è quella di consentire agli investitori di possedere l'attività che più desiderano attraverso una completa separazione di grande impatto".
Attualmente, la Big Tech è sotto pressione dal Dipartimento di Giustizia americano, che sta valutando di imporre lo scorporo del browser Chrome per ragioni di natura concorrenziale. Tuttavia, per gli analisti di D.A. Davidson, si tratterebbe di una mossa "limitata e tardiva". Alcune unità come YouTube, Cloud e altre "vengono valutate ingiustamente", hanno aggiunto, sottolineando come "le componenti di Alphabet potrebbero valere 243 dollari per azione se separate oggi, o circa 300 dollari se l'attività TPU (Tensor Processing Unit, n.d.r.) vendesse prodotti al di fuori dell'ecosistema Alphabet".
Quindi, anche se hanno rating "neutral" sulle
azioni Alphabet, gli analisti ritengono che il mantenimento delle attività dell'azienda sotto un unico tetto comporti che
il titolo continuerà a essere scambiato con uno sconto. "Il management sta condannando le azioni a negoziare a un multiplo di 16", hanno scritto nella nota. A questo punto, "solo i fondatori
Sergei Brin e Larry Page possono salvare gli azionisti", hanno aggiunto, chiedendo che la società realizzi un'azione audace per affrontare le minacce normative e sbloccare valore a lungo termine.
Alphabet: la questione dell'intelligenza artificiale
Alphabet ha cercato di
tenersi in prima linea sul versante dell'intelligenza artificiale, investendo svariati miliardi di dollari in questi ultimi anni e programmandone altrettanti per gli anni a venire. L'irruzione a gennaio 2025 della cinese
DeepSeek nel mercato dell'AI (Artificial Intelligence) con un modello a basso costo ha mandato in crisi le Big Tech americane, tra cui Alphabet.
Gli analisti di DA Davidson hanno messo in evidenza "l'incapacità" della holding che controlla Google di "capitalizzare sulle sue innovazioni pionieristiche nell'intelligenza artificiale". In pratica, "Google ha permesso che il valore dell'innovazione nell'AI nei suoi laboratori venisse catturato da Nvidia, Microsoft e OpenAI". In questo, gli esperti vedono una similitudine con Xerox, la società americana che negli anni '80 non è riuscita a trarre profitto dalle sue invenzioni sui PC. In entrambi i casi, si tratta di un'opportunità mancata, hanno osservato gli analisti.