Nel mondo del trading a Wall Street si è andati sempre alla ricerca del Santo Graal che potesse rappresentare la formula perfetta per ottenere guadagni sicuri. La brutta notizia è che nessuna ricetta magica ha mai funzionato a lungo, o comunque non è stata in grado di sortire gli effetti sperati.
Negli ultimi decenni si sono sviluppate forme speculative presentate in pompa magna con alcune caratteristiche in comune: facilità, rapidità e profitti garantiti. Ma ciò che le ha veramente accomunate è il fatto che abbiano fallito clamorosamente. Di seguito vediamo tre di queste formule, spiegando le caratteristiche e il motivo del loro insuccesso.
Le tecniche speculative che non hanno funzionato a Wall Street: l'effetto gennaio
Negli anni '80 ha preso piede una tecnica conosciuta come "effetto gennaio", basata sul fatto che intorno a Capodanno c'era una tendenza delle società a piccola capitalizzazione a guadagnare in Borsa. Alcuni studi mostravano che acquistando questi titoli nella seconda metà di dicembre e conservarli fino a gennaio, si sarebbe battuto il mercato dai 5 ai 10 punti percentuali.
Cosa c'era dietro questa tecnica? Gli assunti di base erano che molti investitori verso la fine dell'anno scaricano i titoli in perdita per avere vantaggi fiscali e nello stesso tempo alcuni gestori vogliono preservare la sovraperformance o minimizzare la sottoperformance evitando di comprare un titolo in calo.
Tutti questi fattori hanno l'effetto di tramutare i titoli minori in affari momentanei. In sostanza, una volta che le vendite a fini fiscali cessano a gennaio, ad esempio, questi titoli si riprendono e producono temporaneamente una crescita rapida e robusta. Chiaramente la strategia doveva avere una tempistica di pochi giorni.
Con il tempo il vantaggio di un'operazione del genere è andato scemando, fondamentalmente per due ragioni: in primo luogo perché sempre più investitori erano venuti a conoscenza dell'effetto gennaio e nell'ultima parte di dicembre acquistavano facendo salire il prezzo; in secondo luogo perché ci si è resi conto che il costo dell'operazione in termini di commissioni per i titoli minori non permetteva di ottenere più chissà quali guadagni.
Fare ciò che funziona
Fare ciò che funziona a Wall Street può essere una buona idea, ma non dura a lungo. È come quando un'azienda presenta un prodotto innovativo sul mercato. Questo porta a grandi utili per un po' di tempo, ma se poi l'azienda non riesce ad aggiungere ulteriori caratteristiche distintive, non manterrà i profitti in quanto la concorrenza riproduce quel prodotto.
Nel 1996 un consulente finanziario e asset manager, tale James O'Shaughnessy, pubblicò un libro che ebbe molto successo, dal titolo: "What Works on Wall Street". In pratica, l'esperto affermava che comprando un paniere di 50 titoli con i rendimenti annui più elevati, cinque anni consecutivi di utili in crescita e prezzo inferiore a una volta e mezzo le entrate aziendali, si sarebbe potuto ottenere un rendimento annuo del 18,2% battendo il mercato di circa 10 punti percentuali.
A supporto di questa tesi, O'Shaughnessy prese i dati dal 1954 al 1994. Cosa è andato storto? Il fatto che il gestore di fondi pubblicizzò la tecnica attraverso un libro. Dal 1996, infatti, si ebbero tutt'altri rendimenti e anche stavolta l'appuntamento con il Santo Graal fu rinviato.
Il Foolish Four
A metà degli anni '90, la società privata di consulenza finanziaria The Motley Fool pubblicizzò una tecnica che, prendendo a riferimento i dati di mercato degli ultimi 25 anni, avrebbe potuto ottenere una sovraperformance di 10,1 punti percentuali l'anno. In cosa consisteva? Il primo passo era quello di prendere i cinque titoli del Dow Jones Industrial Average con il prezzo più basso e il dividend yield più alto. In secondo luogo bisognava scartare quell'azione con il prezzo più basso in assoluto. Il terzo passo consisteva nel mettere il 40% del capitale nel penultimo titolo con il prezzo più basso e il 20% in ciascuno degli altri tre titoli. In quarto luogo si doveva aspettare un anno per selezionare i titoli allo stesso modo e ripetere l'operazione fino a diventare ricchi.
Chiaramente anche questa strada non ha portato lontano. Nel 2000, ad esempio, i titoli selezionati attraverso la tecnica del Moltey Fool sono sprofondati in media del 14%, a fronte di un calo del Dow Jones del 4,7%. In realtà, gli errori di fondo furono diversi: osservare abbastanza a lungo una grande quantità di dati, fa emergere un numero infinito di ricorrenze, anche solo per pura casualità.
Come per pura casualità si sviluppano le sovraperformance delle aziende che avranno molte cose in comune. Questo implica che se quei fattori non determinano la sovraperformance dei titoli, non possono essere usati per prevedere i rendimenti futuri. In sostanza, nessuno dei fattori avrebbe potuto causare o spiegare le prestazioni future di un titolo.