Decidere l'azione da acquistare è da sempre oggetto di discussione tra le varie scuole di pensiero, contrapponendo chi basa la propria visione sull'analisi tecnica e chi invece si affida all'analisi dei fondamentali delle aziende. Non di meno ha scatenato un grande dibattito il momento più opportuno in cui entrare a mercato. Scegliere il timing perfetto ottenendo il massimo guadagno possibile è pura utopia. Non perché ciò non possa accadere, ma in quanto sarebbe frutto del caso e non di analisi.
Ci sono però delle teorie che prevedono la scelta di un timing ottimale, ossia quello che, a certe condizioni, riduce la probabilità di subire una perdita. Chiaramente, tale momento diverge a seconda del tipo di analisi che si sta adottando. Gli analisti tecnici considerano indicatori come medie mobili, parametri di forza relativa, trend, supporti e resistenze per scegliere i punti in cui entrare in azione. Gli analisti fondamentali invece si affidano a criteri come il divario che esiste tra il valore effettivo di un'azienda e il suo prezzo di mercato.
E cosa pensava invece Philip Fisher, il grande economista e investitore che è stato uno dei mentori del leggendario
Warren Buffett? Fisher criticava fortemente l’idea, molto diffusa tra gli investitori, che il successo dipendesse dal saper cogliere il momento giusto per entrare nel mercato. Molti passano anni in attesa di una correzione o di un prezzo più basso, ma
il mercato raramente offre sconti sulle aziende migliori.
Secondo lui, tentare di individuare il minimo di un titolo è una forma di speculazione, non di investimento. "Cercare di comprare al minimo assoluto è una follia che fa perdere più denaro di quanto ne faccia guadagnare", diceva. Per Fisher, l’attenzione va spostata dal "quando" al "cosa", ossia quale azienda si sta comprando e quanto bene si conosce il suo potenziale a lungo termine.
Philip Fisher: la conoscenza batte il tempismo
Fisher sosteneva che il vero investitore deve concentrarsi sulla ricerca approfondita dell’impresa: i suoi prodotti, la leadership, le prospettive di crescita, la cultura aziendale, l’innovazione. Quando un’azienda soddisfa i criteri di qualità e ha un potenziale di crescita sostenuto, il momento giusto per comprarla è "adesso", purché il prezzo non sia eccessivo rispetto ai fondamentali. L’errore più comune è rimandare l’acquisto aspettando un calo che non arriva. Nel frattempo, il titolo continua a salire, e l’investitore perde l’opportunità di partecipare ai guadagni di lungo periodo.
La correzione come opportunità
Fisher non diceva che si dovesse comprare a qualsiasi prezzo. Raccomandava piuttosto di sfruttare le debolezze temporanee del mercato come occasioni per entrare in aziende di alta qualità. Le situazioni migliori, a suo avviso, si presentano quando un titolo subisce un calo a causa di:
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timori generali del mercato o del settore;
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risultati trimestrali leggermente deludenti;
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panico momentaneo o notizie negative di breve termine.
Se il problema non intacca i fondamentali dell’azienda, allora quel calo è un’opportunità, non un pericolo. "Il momento migliore per acquistare una società eccellente è quando tutti vogliono venderla", affermava. In questo senso, Fisher incoraggiava un approccio contrarian: andare contro il sentimento del mercato quando si hanno solide ragioni per credere nella crescita futura.
Fisher riconosceva che, anche conoscendo bene un’azienda, è difficile entrare con sicurezza tutta in una volta. Per questo proponeva una strategia semplice ma efficace: comprare gradualmente. Costruire la posizione in più tranche permette di:
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ridurre l’ansia legata al tempismo;
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mediare il prezzo d’acquisto;
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aumentare la fiducia man mano che l’analisi si conferma.
Questa pratica non solo riduce il rischio, ma aiuta l’investitore a mantenere una disciplina psicologica, evitando di reagire impulsivamente ai movimenti del mercato.
Philip Fisher: ignorare le previsioni macroeconomiche
Un altro punto centrale che ha che fare con il momento in cui acquistare un'azione è la diffidenza verso le previsioni economiche. Fisher sosteneva che anche i migliori economisti raramente riescono a prevedere con precisione le recessioni o i cambiamenti nei tassi di interesse, e che tali previsioni non dovrebbero guidare le decisioni di investimento.
Le oscillazioni macroeconomiche influenzano tutti i titoli, ma un’azienda veramente eccellente supera qualsiasi ciclo economico grazie alla forza dei suoi prodotti e alla qualità della gestione. Concentrarsi troppo sull’andamento generale dell’economia porta a decisioni basate sulla paura e non sui fatti.
Investire con mentalità di lungo periodo
Fisher ribadiva che il vero guadagno non si ottiene dal trading, ma dall’attesa. L’investitore deve pensare come un socio dell’impresa, non come un giocatore che cerca di anticipare il mercato. "Il grande denaro si fa non nel comprare o nel vendere, ma nell’attendere", diceva. Nel momento in cui si trova un’azienda con vantaggi competitivi duraturi e prospettive di crescita reale, il momento giusto per acquistare è quando si è pronti a mantenerla per molti anni.
Ogni giorno passato in attesa di un piccolo sconto di prezzo può significare perdere anni di crescita composta. Questo punto è stato ereditato perfettamente da Warren Buffett, secondo cui un'azione può essere tenuta anche per tutta la vita.
L’atteggiamento mentale dell’investitore intelligente
In definitiva, Fisher dava un consiglio psicologico: non farsi paralizzare dalla paura di sbagliare. L’investimento perfetto non esiste, ma una decisione ben fondata su ricerca e convinzione personale è infinitamente più produttiva di un’attesa passiva. Un investitore disciplinato che compra aziende eccellenti, a prezzi ragionevoli, e le mantiene con pazienza, avrà risultati superiori alla media.