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Block Trading: cos'è e come funziona

26 ago 2024 - 14:00

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Cos'è il Block Trading? Come funziona la pratica che consente di vendere le azioni fuori dalle contrattazioni di Borsa? Ecco tutto quello che c'è da sapere

Cos'è il Block Trading? Per rispondere a questa domanda bisogna partire dal presupposto che quando in Borsa si devono vendere grandi quantità di azioni, l'operazione può essere complicata. Il movimento di denaro che si viene creare cioè rischia di impattare pesantemente sul prezzo, scatenando il panico soprattutto nei piccoli investitori.
 
Da qui entrano in azione intermediari come le banche favorendo le posizioni di Block Trading. In questo testo vediamo come funziona questa pratica, cosa comporta, quali sono gli attori che scendono in campo e le preoccupazioni delle autorità di regolamentazione.
 
 

Block Trading: definizione e funzionamento

Ci sono delle situazioni in una società dove un grosso azionista - come il fondatore dell'azienda, una famiglia, un gestore patrimoniale, una compagnia di assicurazione, un fondo pensione o una società di private equity - decide di liquidare una buona parte o tutta la sua quota di partecipazione.
 
Affinché proceda alla liquidazione però a volte occorrono diversi giorni e, una volta che la comunità finanziaria realizza che è in corso una grande vendita, essa comincia a smantellare le sue azioni facendo scendere il prezzo. Ciò comporta che per il grande azionista il ricavato può essere anche molto inferiore a quello preventivato.
 
Per questa ragione, a volte si adotta la formula del Block Trading. Nata negli anni '60 a opera del leggendario dealmaker di Goldman Sachs, Gus Levy, la tecnica consiste nel vendere azioni a blocchi lontano dagli occhi del pubblico, con l'ausilio di una banca o un broker, accettando solitamente un piccolo sconto rispetto al prezzo di mercato. In sostanza, per tutte le azioni viene bloccato un prezzo unico.
 
Ma chi compra? Banche e broker si propongono come acquirenti, ma sono in realtà degli intermediari, che rivendono poi lucrando sulla differenza di prezzo a hedge fund, fondi comuni di investimento, family office e altri grandi investitori che si candidano per partecipare all'operazione. Tutto avviene con molta discrezione e segretezza nel giro di pochi giorni e a volte in meno di 24 ore.
 
 

Block Trading: modus operandi

La procedura per la realizzazione del Block Trading è la seguente. Il grande azionista che vuole vendere la sua quota contatta una banca d'investimento per proporle la cessione delle azioni. L'istituto finanziario può sia decidere di comprare la partecipazione e poi presentarla agli investitori, sia agire in rappresentanza dell'azionista di riferimento.
 
In questo secondo caso concorda un prezzo con il venditore e poi va alla ricerca dei potenziali acquirenti. Se la banca agisce come acquirente guadagna sia dalla differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di rivendita, che dalle commissioni di dealmaking. Qualora invece operi come semplice intermediario, limita il profitto alle commissioni, ma limita anche il rischio di subire una perdita sulla vendita successiva all'acquisto.
 
A volte le aziende di credito concordano con i venditori un prezzo minimo e condividono eventuali guadagni extra derivanti dalla rivendita agli investitori istituzionali. Capitano delle situazioni in cui le banche inviano ai potenziali acquirenti i term sheet, ossia prospetti attraverso cui vengono delineati le caratteristiche di vendita, come la fascia di prezzo indicativa per il numero di azioni offerte. Oppure possono contattare direttamente alcuni gruppi di investitori per testare il loro interesse all'operazione e quanto sono disposti a sborsare.
 
Insomma, il modus operandi spazia attraverso un ventaglio di soluzioni, ma l'unica cosa che accomuna ogni scelta è la massima discrezione per non far trapelare informazioni non pubbliche. Se infatti ci dovesse essere una fuga di notizie, l'impatto sui prezzi in Borsa potrebbe essere deleterio per il buon fine dell'operazione.
 
Una volta che il Block Trading è stato completato, le informazioni vengono diffuse attraverso i documenti aziendali, i term sheet delle banche d'investimento e i fornitori di informazioni finanziarie. Inoltre, per le negoziazioni di una certa dimensione, la divulgazione avviene mediante le Borse valori, nel rispetto degli obblighi di comunicazione. Ad esempio, alla Borsa di Hong Kong c'è l'obbligo di diffondere qualsiasi variazione delle partecipazioni societarie quando queste oltrepassano la soglia del 5% del capitale sociale.
 
 

Block Trading e lockup

Capita sovente che per le società appena quotate attraverso un'offerta pubblica iniziale, i soci proprietari vogliono disfarsi delle azioni per monetizzare. Tuttavia, se tali soci vendono in blocco potrebbero alterare i prezzi iniziali della new entry condizionando pesantemente il mercato.
 
Per questo motivo, i venditori possono essere soggetti dal regolamento societario a lockup almeno di 180 giorni dopo l'IPO. Significa che prima della fine del periodo non sono autorizzati a vendere le azioni in Borsa. Una volta chiusa la finestra temporale, ricevono il via libera per la vendita. Le banche di investimento osservano con attenzione questi lockup nell'aspettativa di seguire le operazioni di Block Trading. 
 
 

Le preoccupazioni delle autorità di regolamentazione

Come abbiamo detto, le operazioni di Block Trading devono essere messe in atto con la massima discrezione già dalla fase della trattativa. Tuttavia, per quanto le informazioni che le banche danno ai potenziali investitori siano abbastanza vaghe, gli hedge fund sono in grado di fare ipotesi plausibili circa operazioni che stanno per accadere e quindi muoversi in anticipo per ottenere profitto. Non sono stati rari i casi infatti in cui si sono verificati dei cali dei prezzi delle azioni prima della conclusione di un'operazione di Block Trading. Questo ha suggerito che informazioni materiali non pubbliche erano filtrate e qualcuno ne stava approfittando.
 
L'asimmetria informativa nel mercato che si viene potenzialmente a determinare costituisce una preoccupazione per le autorità di regolamentazione, che più volte sono intervenute per multare grandi banche coinvolte nelle operazioni. Quest'anno, ad esempio, Morgan Stanley ha accettato di sborsare 249 milioni di dollari come sanzione imposta dopo le indagini sia del Dipartimento di Giustizia USA che della Securities and Exchange Commission nell'ambito della gestione di alcune situazioni di Block Trading.
 
Mentre a inizio maggio 2024 la Securities and Futures Commission di Hong Kong ha avviato un procedimento penale contro Segantii Capital Management, il suo fondatore Simon Sadler e un ex trader, Daniel La Rocca, per un fatto avvenuto nel 2017 in cui l'hedge fund ha negoziato illegalmente azioni di una società quotata nella città-stato prima di un block trade.
 
 

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