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Sul mercato si registrano importanti acquisti di obbligazioni e titoli di Stato che dimostrano un ritorno all'avversione al rischio;
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Secondo alcuni analisti le obbligazioni danno più certezze rispetto alle azioni;
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Tra le obbligazioni i gestori preferiscono quelle dei Paesi emergenti e legati alla green economy
Gli investitori si tuffano sull'obbligazionario. Sembra questa la tendenza degli ultimi giorni sui mercati finanziari, con i rendimenti dei bond europei in calo di fronte a un aumento cospicuo della domanda.
In Italia stamattina il Tesoro è riuscito a piazzare BTP a varie scadenze grazie a richieste del mercato importanti, il che significa un costo per lo Stato più esiguo. Un esempio su tutti viene dato dal BTP ventennale che ha ricevuto una domanda superiore di 1,41 volte all'offerta e che ha portato nelle casse statali circa 2 miliardi di euro. Il risparmio in termini di tassi di interesse è stato notevole, visto che si è passati da un 2,49% dell'emissione precedente all'1,91% di quella attuale.
Eppure segnali di ottimismo per preferire strumenti meno risk off ci sono. I dati diffusi stamane dall'Eurostat sulla produzione industriale dell'area Euro mostrano un rimbalzo a maggio dell'economia di un +13,2%. Questo, unito allo Zew europeo positivo che dà la percezione del sentiment degli investitori e degli analisti, è un input che può far guardare ll prossimo futuro con maggiore ottimismo. Anche riguardo nello specifico la situazione italiana, la fine del lockdown ha lanciato messaggi confortanti, come dimostra il +42,1% della produzione industriale di maggio rispetto al mese di aprile.
Nonostante questo gli investitori sembrano temere un deterioramento delle condizioni economiche, generato dal corso della pandemia che in USA e in America Latina ha raggiunto livelli fuori controllo. A questo proposito sarà importante vedere l'esito delle trimestrali societarie che hanno appena avuto inizio per avere una cartina di tornasole su quanto il virus abbia inciso sugli utili aziendali. E poi c'è sempre lo spauracchio di un nuovo lockdown a mettere in guardia gli operatori che quindi preferiscono in questo frangente evitare di avventurarsi in operazioni rischiose.
Investimenti: meglio le obbligazioni delle azioni?
Secondo BlackRock, la casa d'investimento più grande al mondo, i gestori attualmente preferiscono i bond all'equity. I Treaury Bond americani hanno iniziato un rally dall'inizio dell'anno che ha portato per gli investitori una performance del 15%. I Bund tedeschi hanno ottenuto un incremento di prezzo del 5% e in generis le obbligazioni investment grade hanno performato del 3%. Questo, se si unisce a un rafforzamento del 20% del prezzo dell'oro, significa che il risparmio è affluito verso strumenti finanziari che in qualche modo sono considerati rifugio. Concetto reso più evidente dal fatto che l'azionario europeo quest'anno è arretrato del 10%.
L'analisi è condivisa da Amundi, società di asset management controllata da Crédit Agricole. Gli esperti della società sottolineano come, nonostante le politiche fiscali dei Governi e quelle monetarie delle Banche Centrali, vi è molta incertezza riguardo gli utili societari impattati dalla pandemia. A questo punto gli investitori verosimilmente si pongono con un atteggiamento difensivo rispetto al mercato, preferendo un bilanciamento e una diversificazione del rischio; quindi sottopesando l'azionario a favore dell'obbligazionario.
Obbligazioni: su quali titoli puntare?
Gli esperti di Amundi preferiscono sul fronte dei titoli di Stato puntare sull'America piuttosto che sulla Germania. La ragione è da ricercarsi nella politica monetaria della FED che è più convinta nella partecipazione come parte attiva nell'acquisto di Treasury Bond in versione anti pandemica. Inoltre, qualora Powell dovesse spingere verso i tassi negativi, il rendimento dei titoli statunitensi in circolazione potrebbero trarne vantaggio. Ancor più relativamente ai titoli indicizzati all'inflazione, per via del meccanismo dei prezzi che si metterebbe in moto con l'abbondanza di denaro liquido sul mercato.
In genere in Europa molto dipenderebbe dall'esito della trattativa sul Recovery Fund. Se quest'ultimo dovesse essere sbloccato superando le resistenze dei Paesi frugali, a quel punto i Paesi periferici come l'Italia potrebbero ridurre il premio al rischio, avendo sempre la BCE come supporto. Ecco perché Amundi sostiene che l'investimento in BTP italiani sarebbe da preferire rispetto ai Bund tedeschi, proprio come ritorno economico rispetto al rischio contratto.
Riguardo i Paesi emergenti gli analisti della casa francese preferiscono i titoli di Cina e Corea del Sud, che sono state le Nazioni che hanno contenuto meglio l'epidemia; per converso Indonesia e Filippine sarebbero da considerare con maggiore prudenza.
Sulla Cina scommette anche il gruppo svizzero Pictet Asset Management. Infatti secondo la casa d'affari, le obbligazioni cinesi hanno un ottimo rendimento unito alla stabilità. Quest'ultima verrebbe data dagli investitori locali, che per il 90% sono istituzionali e rappresenterebbero una garanzia contro le fluttuazioni del mercato.
Relativamente ai settori di appartenenza, Amundi intravede in Europa delle opportunità nei bond legate alle energie rinnovabili e in genere all'industria green. Mentre in USA particolare attenzione andrebbe riservata su quei titoli supportati dai piani fiscali come quelli correlati ai consumi, ai settori ciclici e anche all'area green.
Focus infine sul merito creditizio. Amundi predilige le obbligazioni investment grade con rating almeno BBB+ rispetto alle high yield. A giudizio di Pictet Asset Management invece una strategia vincente sarebbe quella di costruire un portafoglio dove si ha un bilanciamento continuo tra posizioni in caccia di rendimento e quelle di protezione dal rischio. Quest'ultimo potrebbe essere fronteggiato tramite l'applicazione dei criteri di ESG (Enviromental, Social & Governance) a livello settoriale nella scelta dei bond su cui puntare. Il riposizionamento di portafoglio invece risolverebbe almeno in parte la questione della minaccia inflazionistica che, con le politiche espansive delle Banche Centrali, è sempre presente e tenderà a ridurre il rendimento reale di portafoglio.