I prezzi del petrolio sono in rialzo in questo inizio settimana, con il Brent portatosi sopra quota 71 dollari al barile e il West Texas Intermediate a 67,5 dollari. Sul mercato si è creata agitazione dopo gli attacchi aerei lanciati dagli Stati Uniti contro gli Houthi dello Yemen che hanno causato 53 vittime.
L'operazione militare americana - giustificata dagli assalti al trasporto marittimo perpetrati dal gruppo terroristico con missili e droni - è la più aggressiva condotta in Medio Oriente da quando
Donald Trump è diventato presidente USA. Un funzionario del governo ha fatto sapere che le incursioni continueranno fino a quando gli Houthi intralceranno il traffico commerciale delle navi statunitensi nel Mar Rosso e potrebbero durare diverse settimane.
Un altro fattore che ha spinto in alto le quotazioni di petrolio oggi è stato il piano d'azione speciale svelato domenica dalla Cina per rilanciare i consumi interni. Pechino è il più grande consumatore al mondo di petrolio e quindi un miglioramento dell'economia automaticamente porta all'incremento della domanda di greggio.
L'ultimo strappo del petrolio segue comunque una settimana in cui i prezzi sono leggermente aumentati sulle tensioni di una guerra commerciale scatenata dai dazi statunitensi. Nel week-end Trump ha annunciato l'applicazione di tariffe reciproche per chi le impone agli USA a partire dal 2 aprile e ribadito che non ci saranno esenzioni per i dazi del 25% imposti a livello generico su acciaio e alluminio.
Petrolio: Goldman Sachs taglia le stime
Alla luce della situazione attuale, Goldman Sachs ha abbassato le sue stime sul petrolio in quanto, a suo avviso, i dazi finiranno per ridurre le prospettive di crescita degli Stati Uniti e l'OPEC+ aumenterà la produzione.
"Sebbene il crollo di 10 dollari al barile da metà gennaio sia superiore alla variazione prevista dal nostro scenario base, riduciamo di 5 dollari le nostre previsioni per il Brent a dicembre 2025 a 71 dollari", hanno detto gli analisti della banca di investimento americana. "I rischi a medio termine per le nostre previsioni rimangono al ribasso, data la potenziale ulteriore escalation tariffaria e gli aumenti della produzione dell'OPEC+ potenzialmente più lunghi".
Nei prossimi mesi tuttavia i prezzi dovrebbero riprendersi, precisano gli esperti, in quanto "la crescita economica degli Stati Uniti rimane per ora resiliente e il regime di sanzioni di Washington non mostra segni immediati di allentamento".
Rimangono però altri rischi di natura geopolitica, sottolinea Goldman, come l'attacco militare statunitense agli Houthi nello Yemen mentre il trasporto delle petroliere nel Mar Rosso viene minacciato. La banca si aspetta un incremento della domanda di petrolio a 900 mila barili al giorno a gennaio, segnando una contrazione del 18% rispetto alle precedenti stime. In tale contesto, "il Brent sarà scambiato tra 65 e 80 dollari al barile, con una media di 68 dollari nel 2026", ha affermato Goldman.