Dopo aver raggiunto i minimi dal 24 dicembre 2018, a 43,88 dollari al barile, i prezzi del petrolio WTI hanno beneficiato di un forte rialzo.
A scatenare gli acquisti sul greggio sono due elementi: da un lato la speranza di nuovi stimoli all’economia da parte delle Banche centrali, dall’altro l’attesa per la riunione dei Paesi OPEC+ dei prossimi 5-6 maggio. Su quest’ultimo punto, le stime sono per un nuovo (e deciso) taglio alla produzione nel secondo trimestre del 2020, che potrebbe ridurre l’offerta di un milione di barili al giorno.
Petrolio WTI: l’analisi tecnica
Dal grafico giornaliero del petrolio WTI emerge come la decisa reazione dal supporto di area 44,39 dollari al barile abbia portato le quotazioni a formare un pattern di bullish Engulfing. A corroborare questo modello di reversal si inserisce la situazione dell’RSI settato a 14 periodi, che mette in luce una divergenza di inversione rialzista.
L’ostacolo principale per un’eventuale ripartenza delle quotazioni deriva dall’area dei 50,66 dollari al barile, dove transitano il livello orizzontale lasciato in eredità dai minimi del 15 gennaio 2019 e la linea di tendenza disegnata con i top dell’8 gennaio e 20 febbraio 2020. Una violazione di tale ostacolo potrebbe far riprendere una fase ascendente più importante per l’oro nero, con obiettivo principale identificabile a 54 dollari al barile.
Tenendo in considerazione che una nuova discesa al di sotto dei 44 dollari creerebbe una nuova indicazione di debolezza, eventuali ritracciamenti fino a 46,47 dollari potrebbero creare nuove occasioni per il fronte rialzista.
Petrolio WTI: uno spunto operativo
Guardando all’attuale struttura della materia prima, si potrebbero implementare strategie di matrice long da 46,60 dollari, con stop loss identificabile al di sotto dei minimi del pattern Engulfing, a 43,50 dollari e un possibile target a 50,60 dollari. Un obiettivo più ambizioso sarebbe invece localizzato nei pressi dei 54 dollari al barile.