La guerra commerciale per il petrolio vede protagonista questa volta l'Arabia Saudita. Il maggior produttore mondiale di greggio ha sorprendetemente deciso di tagliare i prezzi di vendita e di aumentarne la produzione di oltre 10 milioni di barili al giorno. La scelta è stata una rivalsa nei confronti della Russia. Mosca nell'ultima riunione dell'OPEC di venerdì scorso si è espressa contro un taglio della produzione a sostegno delle quotazioni del greggio, zavorrate nelle ultime settimane dalle conseguenze sul fronte della domanda del diffondersi del coronavirus. In particolare, il COVID-19 ha portato a una diminuzione drastica della richiesta di greggio dalla Cina, Paese energivoro per definizione. L'Agenzia Internazionale per l'Energia (EIA) ha dichiarato che la richiesta di petrolio si contrarrà per la prima volta dal 2009. La contrazione del numero di voli all'interno e tra i Continenti, lo stop produttivo e la limitazione ai movimenti delle persone sono tutte leve che influenzano negativamenti i prezzi del petrolio. Nel loro piccolo, emblematici sono i numeri forniti dalle pompe di benzina italiane. Da fine febbraio quando sono stati rilevati i primi contagi da coronavirus a venerdì scorso il calo delle vendite di carburante in Lombardia superava in alcuni casi il 50%.
Petrolio: quadro tecnico
Ma come si sono mosse le quotazioni del petrolio dopo le notizie degli ultimi giorni? Qual'è il quadro tecnico in cui si muovono i prezzi? All'apertura di mercato di ieri notte, le contrattazioni hanno inevitabilmente fatto registrare un crollo sulla notizia dell'aumento della produzione dell'Arabia Saudita. La prima ora è stata volatile, con una discea da 41,55 dollari al barile fino ai 30 dollari. Le vendite hanno interessato anche le ore seguenti, con un minimo a 27,30 dollari al barile che non si vedeva dalla terza settimana di gennaio 2016. Il livello è molto importante, ben visibile anche sul grafico con un timeframe settimanale. In questa fase rappresenta un ultimo baluardo tecnico, una ripresa delle quotazioni potrebbe essere possibile. Vi è un corposo gap da andare a chiudere, vi è la Cina che sta facendo registrare sempre meno contagi e più guariti, vi è la discesa in campo delle banche centrali per scongiurare una dura recessione all'economia internazionale. Tre fattori che contribuiscono a ipotizzare un rimbalzo delle quotazioni, con un ritorno dei corsi nel medio sui 40-42 dollari al barile.
Spunti operativi dall'analisi tecnica
Coerentemente con quanto ipotizzato, a livello operativo i livelli di trading prevedono ingressi in acquisto. A seconda del livello di rischio del singolo trader, un punto di long potrebbe essere nell'intorno dei 33,20/33,65 dollari del contratto Future WTI scadenza aprile 2020. Con stop a 27 dollari al barile, il primo target si avrebbe a 38 dollari, 50% del ritracciamento di Fibonacci calcolato sul movimento discendente dei prezzi dal 3 marzo ai minimi di oggi. Il secondo target invece è posto in corrispondenza della soglia psicologica dei 41 dollari, con contestuale chiusura del gap ribassista originatosi poche ore fa.