L'oro si impenna nel mercato delle materie prime e raggiunge un massimo di 1.905 dollari l'oncia nelle ultime ore, prezzo che non si vedeva da giugno 2021. La nuova fiammata del metallo giallo arriva dopo che gli Stati Uniti hanno aumentato il livello di allarme sulla questione Russia-Ucraina, nonostante le rassicurazioni di Vladmir Putin circa l'intenzione di invadere il territorio nemico.
Il Presidente alla Casa Bianca, Joe Biden, ha affermato che in pratica potrebbe trattarsi di una trappola e che il rischio di un attacco rimane molto alto. Mosca ha proposto un incontro tra il Segretario di Stato americano Antony Blinken e il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov in Europa per cercare di risolvere in via diplomatica la questione una volta per tutte.
Gli USA hanno accettato a condizione che non vi siano incursioni russe verso Kiev e sembra che la prossima settimana i 2 si riuniscano in un meeting che si spera non essere l'ennesima caduta nel vuoto. Le turbolenze geopolitiche hanno fornito carburante all'oro che nel mese di febbraio ha già guadagnato il 5,64%, nonostante le aspettative di rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve.
Oro: cosa succederà nei prossimi mesi?
Quanto succederà nei Balcani con ogni probabilità rappresenta un driver decisivo per le quotazioni del metallo giallo nelle prossime settimane, che potrebbero ritestare il record storico di 2.122 dollari di agosto 2020 qualora il clima continuasse a mantenersi febbrile. Ma cosa succederà nel caso l'allarme dovesse rientrare e si tornasse alla normalità? Questo è un grosso punto interrogativo perché in gioco vi sono 2 questioni che andrebbero attentamente analizzate: una che riguarda i tassi d'interesse e l'altra che concerne l'inflazione.
Sulla base del primo elemento, in un ambiente di tassi alti aumenterebbe il costo opportunità di detenere un asset che non produce dividendi o interessi. C'è da dire però che l'inflazione alta abbassa di molto i rendimenti reali delle attività a reddito fisso facendo venire meno il vantaggio competitivo. Nel contempo l'oro è sempre stato visto come un grande protettore dalla crescita dei prezzi per via del suo valore intrinseco che rimane inalterato e quindi potrebbe essere rispolverato in questa veste.
Secondo John Feeney, responsabile dello sviluppo aziendale presso il rivenditore di lingotti Guardian Gold Australia, la materia prima potrebbe crescere in maniera significativa in caso di invasione russa, ma perdere 50 dollari qualora la situazione dovesse calmarsi. Nel breve termine gli analisti di Citigroup vedono l'oro a 1.950 dollari per via del quadro geopolitico in deterioramento, ma poi in un periodo che va da 6 a 12 mesi i rendimenti reali più elevati e le azioni che si rafforzano finiranno per pesare sui prezzi dei metalli preziosi spingendo le quotazioni dell'oro a 1.750 dollari.