Materie prime: cosa è e quanto vale un bushel | Investire.biz

Materie prime: cosa è e quanto vale un bushel

23 set 2020 - 18:30

25 set 2020 - 13:33

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Cosa è e quanto vale un bushel? Perché è importante saperlo se si vuole fare trading sulle materie prime? Vediamolo insieme in questo focus dedicato alle commodity

Cosa è e quanto vale un bushel? Perché è importante saperlo se si vuole fare trading sulle materie prime? Nel trading sulle commodity sono diversi i termini e le competenze da dover acquisire per poter operare in modo professionale e consapevole. Questo perché il mercato delle materie prime è molto diverso rispetto a quello Forex, azionario o obbligazionario e ci sono termini che vanno necessariamente compresi prima di cominciare a negoziare, in modo da non incappare in errori che vanno al di là dell’aver sbagliato la mera direzione di un particolare sottostante. Per comprendere al meglio cosa è un bushel, quanto vale e a quali particolari materie prime si riferisce partiamo dalle basi.

 

Materie prime: tipologie e dinamica dei prezzi

Le materie prime sono la base dell'economia mondiale, basti pensare all’influenza che ha il petrolio su gran parte delle attività dei giorni nostri: trasporti, chimica, industrie ecc. Le materie prime sono inoltre fondamentali per il sostentamento dell’esistenza umana. Si pensi alle materie prime agricole, che ci consentono di nutrirci e sopravvivere. Le commodity di questo tipo sono infatti quelle il cui consumo è più largo e generalizzato su scala mondiale.

Esempi sono il caffè, lo zucchero, il cotone, il mais, il grano, la soia. Questa sotto-categoria di materie prime viene anche chiamata soft commodity, che rappresenta cioè i prodotti agricoli che vengono coltivati, piuttosto che essere estratti, come nel caso delle materie prime 'dure'.

Alcune delle materie prime più popolari in questa categoria sono riconducibili a mais, frumento, succo d’arancia, caffè, zucchero, cacao e perfino pancetta di maiale.

Il mercato delle materie prime è caratterizzato da una peculiarità: la fungibilità. Con questo termine si riferisce al fatto che un determinato bene è intercambiabile con altri beni dello stesso tipo. Ad esempio, un barile di petrolio greggio prodotto da un certo Paese ha lo stesso valore di un barile di petrolio greggio prodotto da un altro ed entrambi saranno dunque commercializzati allo stesso valore di mercato, anche se potrebbero essere stati prodotti da aziende diverse in località molto lontane tra di loro.

Considerato che le materie prime possiedono questa proprietà, per i trader è facile accedere alle transazioni di scambio a prezzi standardizzati di mercato. L’idea dell’intercambiabilità implica un valore simile per tutte le merci di una determinata classe e che tali merci dovrebbero essere messe a disposizione del mercato allo stesso prezzo. Senza questa peculiarità, sarebbe quasi impossibile per i produttori globali di materie prime mettere a disposizione i loro asset.

 

Il mercato delle materie prime


Per come lo conosciamo oggi, il mercato globale delle materie prime ha preso il via nel 1848, quando è stato istituito il Chicago Board of Trade, uno degli exchange più importanti su cui fare trading, investimento o hedging.

Gli operatori comprano e vendono le materie prime attraverso contratti a termine standardizzati. Ciò significa che i prezzi di materie prime sono concordati con mesi di anticipo e che queste borse standardizzano la quantità e la qualità minima della merce.

Per esempio, la Borsa delle commodity di Londra potrebbe stabilire che 5000 bushel costituiscono un contratto per una certa tipologia grano. Quindi, tutto il grano che soddisfa tale qualità e criteri sarà venduto allo stesso prezzo, indipendentemente dal luogo in cui è stato coltivato.

La qualità di una materia prima è standardizzata dalla Borsa in cui è trattata, dunque è sempre bene informarsi sui siti ufficiali dei vari exchange e annotarsi ogni particolare.

 

Cosa è e quanto vale un bushel nelle materie prime agricole

Le quotazioni delle materie prime presentano delle differenze a seconda dell’asset trattato. Ad esempio: i cerali sono espressi in dollari e centesimi per bushel. Ma cosa è un bushel? Il bushel, in italiano “staio”, è la misura di capacità per aridi e liquidi usata nel Regno Unito e per soli aridi negli Stati Uniti e in Canada, corrispondente a circa 35,239 litri.

Negli USA, per convenzione, un bushel equivale a 27,216 kg di grano, 25,4 kg di mais, 21,772 kg di orzo, 25,301 kg di segale, 14,515 kg di avena e 27,216 kg di soia. Quindi, ogni contratto future ha come sottostante una quantità predeterminata di materia prima fisica.

Per quanto riguarda questo tipo di contratti derivati quotati al CBOT, che fa parte del CME Group di Chicago, il controvalore di un contratto varia da 1000 a 5000 bushel, rispettivamente per i contratti mini-future e per quelli standard. In particolare i futures sul mais (Corn Future, ticker ZC), sul frumento (Wheat Future, ticker ZW), sul frumento di Kansas (Wheat Future, ticker KW), sul grano tenero invernale rosso a frazione hard (Hard Red winter wheat, ticker MW), sull’avena (Oats Future, ticker O) e sulla soia (Soybeans Future, ticker ZS) hanno un controvalore pari a 5000 bushel. I contratti mini sul mais (ticker YC), soia (ticker YK) e frumento (ticker YW) hanno invece un controvalore pari a 1000 bushel.

Perchè è importante saperlo? I contratti futures sono stati originariamente introdotti come un modo per acquistare o vendere consegne future di materie prime, anche se oggi vengono effettuate pochissime consegne e sempre meno contratti futures vengono regolati con consegna fisica.

Per esempio, in caso di delivery di 1 futures standard sul mais, alla scadenza di tale contratto, verrebbero consegnati 1 contratto x 5000 bushel = 5000 bushel di mais, circa 127 tonnellate di prodotto.

Dal momento che la maggior parte degli operatori è sul mercato per speculare o fare hedging la quantità di materia prima viene spesso ignorata. Tuttavia, la quantità di bushel di un contratto future è importante per poter definire alcune grandezze come il valore del tick, ovvero il valore della minima oscillazione di prezzo.

Per i cereali, ad esempio, il tick è pari a 1/4 di cent/bushel. Questo significa che la minima variazione di prezzo è pari a 0,0025 dollari, dunque, il valore di un tick, ad esempio per un contratto standard, è pari a 12,50 dollari (0,0025 dollari x 5000 bushel).

Il valore del tick viene quindi calcolato moltiplicando la minima variazione di prezzo per le dimensioni del contratto future, ossia la quantità di materia prima costituita nel contratto.

Tale valore è fondamentale per avere un’idea di quanto può valere in termini monetari un certo movimento dei prezzi, in modo da poter dimensionare correttamente la propria posizione secondo la propria tolleranza al rischio.

1 - Commento

Andrea B.

Andrea B. - 23/09/2020 19:57 Rispondi

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