Non accadeva da 13 anni: l'alluminio ha raggiunto 3.000 dollari la tonnellata nel mercato delle materie prime di Londra quest'oggi, dopo un rally del 15% nelle ultime settimane. Anche in Cina il metallo è salito del 5,4% a 23.790 yuan, livello che non si vedeva dal 2006. Crescono anche le società produttrici di alluminio, con la più grande fonderia cinese, Aluminium Corp. of China, aumentata del 9,9% nella Borsa di Hong Kong questa notte.
Alluminio: 4 fattori che spiegano aumento prezzi
A produrre questa spinta verso quotazioni record hanno contribuito principalmente 4 fattori. Innanzitutto la catena di approvvigionamento globale non riesce a tenere il passo della domanda di alluminio e superare le interruzioni di lavoro generate dal Covid-19. In molti stabilimenti infatti si è determinata una preoccupante carenza di manodopera e di camionisti per la consegna della merce.
In secondo luogo le imprese cinesi hanno diminuito l'offerta per entrare a pieno titolo nel piano del Governo di ridurre le emissioni inquinanti e risparmiare energia. Stesso discorso vale per le fonderie europee, che in questo momento stanno affrontando costi più elevati relativamente ai crediti di carbonio e ai consumi enegetici arrivati a livelli insostenibili.
In terzo luogo bisogna considerare il colpo di Stato che recentemente si è verificato nella Nuova Guinea. Il grande produttore di bauxite ha messo a repentaglio la fornitura del materiale utilizzato nella produzione di alluminio, creando ancora maggiore disequilibrio sul mercato. Infine anche la Russia, secondo produttore mondiale di alluminio, gioca un ruolo fondamentale tenendo alti i dazi sulle esportazioni e contribuendo a mantenere elevati i prezzi della materia prima.
Alluminio: ecco quanto durerà ancora il rally
Durante l'Harbour Aluminium Summit di Chicago, la conferenza sull'alluminio del Nord America che si è conclusa venerdì 10 settembre tra i produttori, consumatori, commerciati e spedizionieri, è emersa la convizione che questa situazione durerà ancora a lungo. La maggior parte dei partecipanti sostiene che la limitazione delle forniture persisterà fino a quasi tutto il 2022, ma alcuni hanno una visione più pessimistica e allargano l'orizzonte temporale a 5 anni.
Molto taglienti al riguardo risultano le parole di Mike Keown, Amministratore Delegato di Commonwealth Rolled Products, entità che vende alluminio alle case automobilistiche. L'esperto definisce disastroso quest'anno e pensa che il 2022 non sarà un periodo migliore. In tal senso i produttori di auto non possono dormire sonni tranquilli, visto che già hanno parecchi problemi da affrontare con la carenza di semiconduttori.
In una nota pubblicata stamane, gli analisti di Goldman Sachs denunciano un rischio politico molto forte proveniente dalla Cina e dall'Europa, per via della battaglia legata alla transizione energetica. Mentre la banca d'affari considera il colpo di stato in Guinea un fatto marginale, seppur da tenere in considerazione per gli effetti provocati dalle tensioni regionali.
L'analista di Citigroup, Jack Shang, ritiene che la crisi di approvvigionamento finirà per favorire i titoli cinesi, anche e soprattutto perché il Dragone farà di tutto per ridurre le emissioni, contribuendo ad aumentare i prezzi di cemento, acciaio e appunto alluminio.