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Investimenti: come valutare una buona gestione? Pro e contro

22 apr 2020 - 08:42

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Spesso gli investitori non sanno cosa comprano. Stilare un piano d'investimento e avere ben chiari i propri obiettivi permette di ridurre i rischi. Vediamo come fare

Come valutare una buona gestione? Un crollo dei mercati finanziari come quello che abbiamo vissuto negli ultimi due mesi porta spesso il risparmiatore/investitore a porsi più interrogativi in merito a come siano gestiti i suoi risparmi. Il basso livello di educazione finanziaria presente in Italia si riflette in un basso interesse per i risparmi e gli investimenti durante i periodi “toro”, quelli positivi. Quelli dove se avevi una buona gestione potevi chiudere l’anno con un +12% al posto di un più tirato +3%. Al contrario tutti conoscono e monitorano gli andamenti di Borsa durante le fasi “orso”, dove da una parte c’è la voglia di vendere tutto e non fare più nulla per non incorrere in ulteriori perdite e dall’altra c'è la tentazione di comprare dopo il primo ribasso pensando di andare ai “saldi” anche se la situazione non si è ben delineata.

L'importanza del piano di investimento nella costruzione del portafoglio

Personalmente ritengo che alla base di tutto ci sia la non conoscenza del prodotto che si è acquistato, anche perché spesso non l’abbiamo comprato ma ci è stato venduto. La differenza è lì, se ho ben chiari i miei obiettivi e sono conscio di cosa sto acquistando, allora i momenti di forte volatilità gli ho già immaginati nella mia testa mentre costruivo il piano per i miei investimenti. Quel piano d'investimento che ognuno di noi dovrebbe avere in base alle proprie caratteristiche di investitore. Se conosco cosa ho comprato e so cosa può capitare sia in positivo che in negativo, allora nessuno shock, nemmeno il più tremendo, può sorprendermi.

Quindi prima cosa da fare: STILARE IL PIANO, se lo scenario negativo possibile mi crea ansia devo abbassare il rischio oppure approfondire di più alcuni strumenti per capire come si comportano in situazioni di forte volatilità.

Seconda cosa da fare: CONOSCERE COSA COMPRO. Devo essere io a decidere cosa comprare per i miei interessi e non quelli di chi me lo vende. Le 5 cose da sapere subito quando compro una gestione sono:

  • Costo della gestione
  • Costo degli strumenti
  • Costi d’ingresso
  • Costi d’uscita
  • Commissioni di perfomance

Già a prima vista bisogna prediligere una gestione o uno strumento che abbia i costi chiari, semplici, visibili e comprensibili e vi assicuro che non è cosa da poco. La maggior parte delle case di gestione non adotta il sistema di trasparenza voluto da ESMA, la Consob europea. Per me un prospetto chiaro e semplice spesso rispecchia anche il futuro andamento della gestione.

I tre canali d'investimento: vantaggi e svantaggi

Se dunque la trasparenza rappresenta un tassello fondamentale per avere una conoscenza dettagliata sul proprio piano di investimento, molto dipende dal canale che si va a scegliere per la gestione dei propri risparmi. Nel dettaglio gli investimenti fatti tramite Fondi o OICR possono essere di tre matrici:

  1. tramite vendita di Fondi o Polizze Unit Linked
  2. gestioni patrimoniali
  3. self trade su Fondi o ETF

Il primo rappresenta il sistema più diffuso in Italia. Banche, SGR e SIM tramite le loro reti di Consulenti finanziari o il canale bancario tradizionale vendono Fondi o Polizze Unit Linked. Tralasciando che spesso vendono i prodotti di società appartenenti al medesimo gruppo, lo fanno in cambio di retrocessioni sui costi di gestione, in media dal 50% al 60%. È evidente che venderanno i prodotti più cari perché remunerano di più. Non è ovviamente un crimine, è legittimo ma spesso l’investitore non è conscio che gli stessi prodotti li può trovare a metà del costo. Un altro problema è che spesso questa distribuzione è vera e propria vendita e c’è poca attenzione verso gli obiettivi del cliente, praticamente zero impegno nell’educazione e approfondimento degli strumenti piazzati.Vantaggi e svantaggi? Sembra gratis ma ti accorgi di cosa hai comprato solo quando esci dall’investimento.

Il secondo canale è in genere riservato a una clientela più abbiente. Le gestioni patrimoniali di solito partono da 250.000€, seppur negli ultimi mesi la tecnologia abbia permesso la creazione di soluzioni con accessi digitalizzati da importi più contenuti (ma al tempo stesso più standardizzati), spesso 50.000€ ma in alcuni casi da 20.000€. Il muro all’entrata ne fa un prodotto meno diffuso, in questo caso il consulente o gestore non è remunerato dalla retrocessione dei prodotti ma viene pagato direttamente dal cliente in percentuale al patrimonio gestito. Questa modalità vieta al gestore di ricevere retrocessione per i prodotti acquistati e quindi le classi di fondi utilizzate sono spesso quella Istituzionale, ovviamente meno care. Diffidare dalle gestioni patrimoniali in fondi che utilizzano una concentrazione di strumenti di un unico emittente.

Un vantaggio è quello che il gestore compra e vende titoli con estrema velocità e in momenti come quelli appena passati avere qualcuno che esce dal mercato il 10 marzo anziché il 20 dello stesso mese vuol dire risparmiare un 20% medio nell'azionario. Un altro vantaggio è quello fiscale, all’interno della gestione si compensano le plusvalenze con le minus. Altro vantaggio è quello di accedere tramite gestione a prodotti riservati a clientela professionale che se dosata con criterio può dare un valore aggiunto agli investimenti nel lungo periodo. Sto parlando di fondi hedge, alternativi o real estate che possono essere comprati direttamente dal retail con minimo 500.000€, minimo che viene abbattuto all’interno di una Gestione Patrimoniale. Svataggi? Si paga per il servizio, non è gratis ma almeno sono conscio di quanto sto pagando e del servizio che ho comprato.

La terza via è quello del self trade su fondi o ETF. Si tratta di un’attività impegnativa e non semplice per chi non ha le basi di creazione e gestione di un portafoglio finanziario. Inoltre nei momenti critici non avere nessuno con cui confrontarsi o dover essere te stesso a “premere il grilletto” come si dice in gergo può essere oltre che difficile da fare anche molto stressando pensando alla decisione da prendere in totale autonomia. Qui la parola d’ordine è semplicità: pochi strumenti, poco complessi, un piano preciso e un sistema d’investimento deciso a priori altrimenti è la fine nei momenti di turbolenza. La passione per finanza dev’essere un requisito altrimenti il gioco non ne vale la candela. I vantaggi? E' la soluzione più economica, non paghi nè il gestore nè acquisti i prodotti più cari che pagano le retrocessioni a chi le vende. Gli svantaggi? E' una via fiscalmente inefficiente: ETF e Fondi non compensano plus e minusvalenze e spesso si ha bisogno di intermediari diversi per avere accesso agli strumenti scelti.

In conclusione una buona gestione deve essere un compromesso tra il giusto rischio da prendere per beneficiare al massimo dei mercati finanziari nel lungo periodo, Warren Buffet ragiona ancora così a 89 anni, e la conoscenza di base ma completa degli strumenti che ho deciso di acquistare. In questo modo è possibile pensare di navigare i mercati finanziari senza subire angosce durante i crolli che ciclicamente avvengono ma che non è possibile prevedere a priori, solo immaginare.

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