Gli affetti da sclerosi multipla nutrono maggiore speranza circa il contrasto della loro malattia dopo che la sperimentazione del farmaco Tolebrutinib di Sanofi ha fornito risultati incoraggianti. Secondo i dati dello studio in fase avanzata presentati oggi a un congresso di ricerca di Copenaghen, per i pazienti con un tipo di malattia chiamato SM secondaria progressiva non recidivante, la progressione della disabilità è stata ritardata del 31%.
Si tratta di un risultato molto positivo, considerando che attualmente non vi è un trattamento per questa patologia. "Non abbiamo alcun trattamento che rallenti veramente l'insidioso declino della SM secondariamente progressiva", ha dichiarato Robert Fox, vicepresidente della ricerca presso l'Istituto Neurologico della Cleveland Clinic e consulente di Sanofi per lo studio. "Questo è l'enorme bisogno insoddisfatto che abbiamo nel campo e il motivo per cui i risultati di questo studio sono profondamente significativi per noi come medici e per i nostri pazienti che hanno necessità di una terapia". Si tratta di è un enorme passo avanti dopo che, come ha sottolineato Fox, in passato per questa forma di sclerosi multipla c'è stato "un risultato deludente dopo l'altro".
Attenzione agli effetti collaterali
Contestualmente, uno studio separato su pazienti con recidiva di sclerosi multipla non ha dato gli stessi esiti, perché il farmaco non ha apportato miglioramenti rispetto alla vecchia terapia Aubago dell'azienda farmaceutica francese. Quantomeno però ha ritardato il peggioramento dell'insorgenza della disabilità. Secondo i ricercatori, c'è una differenza significativa tra la SM recidivante e quella progressiva. La prima è "probabilmente guidata da una deviazione immunitaria al di fuori del cervello", ha affermato Fox. La seconda è probabile che sia guidata all'interno del sistema nervoso centrale.
Resta comunque il problema degli effetti indesiderati dall'uso di Tolebrutinib per la SM non recidivante. Sanofi ha dichiarato che gli eventi avversi hanno avuto un numero leggermente maggiore, in particolare in relazione agli enzimi empatici aumentati. Per questo, i ricercatori puntano a gestire l'effetto con un attento monitoraggio entro i primi 90 giorni di trattamento, osserva Fox. Ad ogni modo, puntualizza, "i pazienti devono valutare con i propri medici i rischi e i benefici della terapia".
Sanofi: cosa significano i risultati dello studio
Se alla fine della sperimentazione il Tolebrutinib dovesse essere approvato, potrebbe generare un ritorno importante in termini economici per Sanofi. A giudizio di John Murphy, analista di Bloomberg Intelligence, il farmaco è in grado di generare entrate ulteriori per 1,7 miliardi di dollari, che aumenterebbero a 3,6 miliardi di dollari nello scenario migliore.
Presumibilmente le
azioni Sanofi ne trarrebbero vantaggio. Il titolo oggi alla Borsa di Parigi veleggia sulla parità, mentre gli indici europei registrano cali dopo la sbornia dell'ultima seduta che ha visto lo Stoxx 600 realizzare la migliore performance giornaliera nelle ultime sei settimane a seguito del taglio dei tassi di mezzo punto percentuale da parte della
Federal Reserve. Quest'anno le azioni Sanofi sono in rialzo di quasi il 16%.