Le azioni Philip Morris International hanno terminato il 2022 con una performance annuale del 6,54%, facendo meglio del resto del mercato (l'indice S&P 500 ha perso oltre il 19%). Tuttavia, il gigante statunitense si trova a fronteggiare il rallentamento che investe il business principale, quello del tabacco: come dimostrano i dati sul numero di sigarette fumate degli ultimi cinque anni, passato da 5,23 a 4,69 miliardi (fonte: The Tobacco Atlas), il settore è in forte contrazione.
L'azienda americana ha affrontato questo contesto utilizzando l'arma del rinnovamento. Tra gli accordi siglati negli ultimi mesi, troviamo l'acquisizione a novembre del leader mondiale dei prodotti che non bruciano tabacco, la svedese Swedish Match (
M&A: Philip Morris alza l'offerta per Swedish Match). Un mese prima Philip Morris aveva pagato ad Altria 2,7 miliardi di dollari per acquisire i diritti di vendita del prodotto
IQOS (I Quit Ordinary Smoking) negli Stati Uniti. Per Bryan Engler, portfolio manager di Kovitz Investment Group Partners, si tratta di accordi che permetteranno alla società di aumentare la crescita del business e la redditività nei prossimi anni.
Philip Morris: addio alle sigarette
La Food and Drug Administration ha riconosciuto che i prodotti senza fumo sono in grado di ridurre la produzione di sostanze nocive, ma alcuni critici ritengono che tali sostanze siano ancora cancerogene e potrebbero portare a grossi rischi per la salute. Entro il 2025, Philip Morris intende ottenere dai prodotti senza fumo oltre metà del fatturato.
Negli ultimi anni questo business è cresciuto molto, passando dal 13% delle vendite del 2017 al 29% del 2021. Questa particolarità è particolarmente accentuata dal confronto con i competitor: Altria produce ancora oltre l'84% dei suoi ricavi dalle sigarette tradizionali, mentre British American Tobacco ottiene quasi l'86%. In questo momento, Philip Morris ha una quota nel mercato globale delle sigarette del 28% e una quota nel mercato del tabacco senza fumo del 59%.
Philip Morris: perché comprare le azioni
Il business dei prodotti senza fumo del colosso newyorchese ha il vantaggio di essere redditizio, grazie anche e soprattutto alla capacità dell'azienda di determinare i prezzi, il che è estremamente importante in un contesto inflazionistico. Per quest'anno e il prossimo gli utili per azione potrebbero soffrire, a causa dell'eventuale uscita dalla Russia, dei costi valutari e di quelli relativi a ricerca e sviluppo di IQOS. Gli analisti si aspettano che la multinazionale del tabacco torni alla crescita degli EPS e dei margini lordi a partire dal 2025.
Le azioni Philip Morris scambiano a 17,8 volte gli utili del 2023, sopra la media di cinque anni di 15,4 volte. Risultano quindi costose anche se si fa il raffronto con i multipli di Altria, British American Tobacco e Japan Tobacco, i cui titoli sono scambiati rispettivamente a 9, 8,4 e 10,4 volte i profitti attesi. Bisogna dire, però, che le azioni sono più economiche rispetto a quelle di altre aziende che producono beni di prima necessità, come Procter & Gamble, Coca-Cola e PepsiCo, che scambiano a oltre 25 volte gli utili previsti.
Un altro punto a vantaggio di Philip Morris consiste nel fatto che la società sta attirando molti investitori interessati ai cambiamenti ESG all'interno dell'azienda. Questo aspetto sta prevalendo rispetto al fatto che ancora il gruppo vende una sostanza legale ma che di fatto uccide i propri clienti. "L'ESG è molto complicato ed è spesso negli occhi di chi guarda", afferma Dan Ahrens, gestore di portafoglio del fondo negoziato in borsa AdvisorShares Vice. "Philip Morris sta facendo un ottimo lavoro con i prodotti senza fumo, e questo rappresenta un aspetto socialmente responsabile", ha aggiunto.