Trattative in corso tra Newmont e Newcrest per un'operazione di fusione da 24 miliardi di dollari australiani, pari a 17 miliardi di dollari USA. Lo scopo di due tra i più grandi estrattori del mondo di oro è quello di creare una centrale globale per la produzione del metallo prezioso. Se la transazione andrà in porto, quella avanzata da Newmont per il rivale australiano sarà la più grande offerta da inizio 2023, superando di slancio quella da 7,5 miliadi di dollari effettuata dalla tech Xylem alla società di trattamento delle acque Evoqua.
La fusione tra la società americana con sede a Denver e il leader di Melbourne significherebbe che quattro delle cinque più grandi miniere d'oro australiane finirebbero sotto il controllo di un'unica società, il che richiederebbe l'approvazione del governo australiano. In verità, l'affare tra Newmont e Newcrest sarebbe un ritorno al passato, in quanto quest'ultima è stata scorporata come unità indipendente nel 1990 dal gruppo Newmont. "Riteniamo che una combinazione di Newmont e Newcrest rappresenti una potente proposta di valore per i nostri rispettivi azionisti, la forza lavoro e le comunità in cui operiamo", ha affermato Tom Palmer, Amministratore Delegato australiano di Newmont.
Ad ogni modo, l'accordo dovrà essere prima approvato dal Consiglio di Amministrazione delle società e poi sottoposto al giudizio dell'autorità di regolamentazione. Le azioni Newcrest sono salite del 9,27% a 24,53 dollari AUD alla Borsa di Sidney, raggiungendo il massimo da maggio. Mentre il titolo Newmont nel pre-market di Wall Street perde il 4,7%.
La proposta nel dettaglio
La proposta di Newmont prevede 0,38 azioni della società americana per ogni azione Newcrest, che alle quotazioni attuali implica un premio del 21% rispetto all'ultimo prezzo di chiusura del titolo della compagnia australiana. Con la fusione, gli azionisti di Newmont controllorebbero il 70% della società combinata, mentre il rimanente 30% sarebbe nelle mani di Newcrest. L'operazione include anche la quotazione di Newmont alla Borsa australiana. Newcrest, assistita da JPMorgan e Gresham Advisory Partners, ha fatto sapere che prenderà in considerazione la nuova offerta. Bank of America, Centerview Partners e Lazard supportano invece Newmont.
L'offerta del colosso americano risulta essere più alta rispetto a quella fatta in passato, che era stata respinta dal rivale proprio perché giudicata inadeguata per il valore della società (+17% di premio). La mossa potrebbe però innescare un'asta al rialzo, visto che nella partita potrebbero entrare anche colossi del calibro di Barrick Gold e Agnico Easle.
In effetti, Newcrest, oltre a essere una meta appetibile per le miniere di cui dispone in Australia, Canada e Papua Nuova Guinea, risulta un'occasione ghiotta in quanto il valore del suo titolo, tra aprile e settembre 2022, si è dimezzato. Tra l'altro, i prezzi dell'oro stanno capitalizzando l'attesa di un rallentamento dei rendimenti innescato dall'allentamento delle restrizioni monetarie da parte delle Banche centrali. Al riguardo, Simon Mawhinney, Chief investment officer del maggiore azionista di Newcrest, Allan Gray, ha dichiarato che non sosterrà un'acquisizione da parte di Newmont sulla base dei termini proposti. "Newcrest è molto economica, c'è il rischio di diluizione", ha sottolineato mettendo anche in luce il fatto che la compagnia è ben finanziata e le sue riserve auree di lunga durata sono molto preziose.