Glencore premierà gli azionisti con oltre 7 miliardi di dollari tra dividendi e buyback, dopo aver riportato utili record nel 2022. A spingere i conti del gigante delle materie è stata la divisione che si occupa di carbone, in seguito al boom della domanda per soddisfare un fabbisogno energetico cresciuto dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. La società mineraria anglo-svizzera ha così potuto capitalizzare la decisione di continuare a estrarre carbone, mentre i competitor sono via via usciti in nome di una transizione energetica che è risultata difficile da mettere in pratica.
L'aumento dei prezzi del carbone che ne è derivato ha contribuito a ingrassare le entrate di Glencore. "Gli sviluppi senza precedenti nei mercati energetici globali hanno guidato sia le nostre attività di marketing che quelle industriali", ha dichiarato l'Amministratore Delegato Gary Nagle nella nota diffusa dalla società. "È probabile che la domanda di molte delle nostre materie prime rimanga solida, mentre persistono vincoli di offerta e le scorte rimangono relativamente basse". Le azioni Glencore alla Borsa di Londra stanno perdendo circa l'1,5%.
Glencore: i dati annuali
Nel 2022 i profitti di Glencore sono cresciuti del 60% a 34,1 miliardi di dollari. Di questi, oltre la metà (17,9 miliardi) sono arrivati dalla produzione di carbone. L'azienda ha prodotto 110 milioni di tonnellate del combustibile lo scorso anno, in crescita del 6% rispetto al 2021 dopo l'acquisizione di Cerrejon in Colombia, ma ha affermato che il clima anormalmente umido ha interrotto la produzione.
L'unità di trading delle materie prime ha contribuito per una cifra di 6,4 miliardi di dollari, come mai era accaduto prima, segnando un balzo del 73% rispetto allo scorso anno. Il risultato operativo lordo delle attività di produzione è cresciuto del 59% su base annua a 27,3 miliardi di dollari. Gli utili commerciali sono stati trainati "principalmente dai nostri dipartimenti energetici che hanno affrontato con successo gli squilibri estremi del mercato, la volatilità e le dislocazioni tra petrolio greggio, GNL, prodotti raffinati, carbone e infrastrutture logistiche", ha affermato Nagle.
Il debito di Glencore si è praticamente azzerato e ciò ha permesso alla società di decidere la destinazione di 7,1 miliardi di dollari per remunerare gli azionisti. La cifra comprende un pagamento record in termini di dividendi di 5,1 miliardi di dollari, a cui si aggiunge un versamento aggiuntivo di altri 500 milioni di dollari. Inoltre, la società riacquisterà azioni proprie per 1,5 miliardi di dollari.
Glencore: profitti difficilmente replicabili
Glencore ha invertito la marcia rispetto ad altri colossi come BHP Group e Rio Tinto che si sono staccati dal carbone, in perfetta controtendenza con quanto accaduto in anni passati, quando i risultati della compagnia con sede a Baar, in Svizzera, sottoperformavano quelli dei competitor. La domanda è: potrà continuare questo stato di grazia? La sensazione generale è che questo potrebbe essere l'ultimo anno in cui la società sforna profitti record nella divisione del carbone.
Glencore è stata soggetta a pressioni crescenti da parte di alcuni investitori per esplicitare nel dettaglio il piano per uscire dall'estrazione del combustibile più inquinante, una volta esauriti i depositi. Lo scorso anno la società ha dovuto iniziare un processo di consultazione, a seguito del voto contrario in assemblea da parte di un certo numero di azionisti sul piano climatico. In sostanza, diversi investitori hanno chiesto maggiori garanzie sul fatto che la produzione di carbone non torni a salire.
Cosa significa tutto questo? Probabilmente che, levato il 2022 che è stato un anno eccezionale per svariati motivi, in seguito l'azienda dovrà in qualche modo attenersi ai piani e quindi ridurre gradualmente fino all'annullamento la produzione di questa materia prima. Giocoforza, è legittimo pensare che i maxi-profitti che si sono visti ora difficilmente saranno replicabili.