BYD sta spaventando il mercato delle auto a livello internazionale perché vende all'estero a un prezzo doppio o addirittura triplo rispetto a quanto faccia in Cina. Da uno studio effettuato da Reuters emerge che alcuni modelli del colosso cinese delle auto elettriche hanno un prezzo di partenza esageratamente più alto rispetto agli stessi modelli venduti nel territorio cinese.
Ad esempio, la versione Dolphin in vendita in Germania, con la stessa autonomia della batteria, viene piazzata a 37.439 dollari, mentre in Cina costa soli 16.524 dollari. La versione aggiornata di Seal ha un prezzo di listino di 48.139 dollari in Germania, il 59% in più rispetto al prezzo di 30.317 dollari in Cina. Se si considera un modello simile di Tesla, la Model 3 di fabbricazione cinese, si ha un ricarico in Germania di appena il 37% rispetto al prezzo cinese.
Normalmente, i prodotti esportati hanno un incremento di prezzo rispetto a quelli venduti in patria per via dei costi di esportazione che le aziende devono affrontare ma, secondo gli esperti, differenze così ampie nel mercato delle auto non si sono mai viste.
BYD: i motivi delle differenze di prezzo
La ragione di questa strategia di BYD deriva dal fatto che la concorrenza nel mercato cinese, il più grande al mondo riguardo le auto elettriche, è diventata spietata a causa di una corsa al ribasso dei prezzi e di nuovi player che si aggiungono alla partita. Di conseguenza, BYD cerca di trarre profitto altrove, sfruttando la capacità di tenere i costi bassi.
L'azienda con sede a Shenzhen ha il vantaggio rispetto ai competitor di un modello di business integrato verticalmente. Ciò significa che quasi tutti i componenti delle sue auto vengono prodotti internamente, comprese le batterie. Giocoforza, il costo di produzione legato alla manodopera, alle materie prime, alle batterie e ad altri materiali è più basso e l'azienda può gestire a piacimento il prezzo di vendita.
Infatti, la strategia di tenere i prezzi alti dei modelli di auto è resa possibile dal fatto che la società ha un ampio margine per abbassarli qualora dovesse verificarsi un rallentamento della domanda. Dalla sua BYD ha anche il fatto che il governo cinese ha fortemente sovvenzionato i marchi che vendono veicoli elettrici in Cina.
Cosa significa tutto questo per il mercato
BYD è da tempo il più grande produttore mondiale di auto elettriche e il suo potere contrattuale inizia a preoccupare seriamente gli altri Paesi che non siano la Cina. In particolare l'Europa, dove l'azienda si sta insinuando in maniera sempre più minacciosa, sta diventando più nervosa e alcune case automobilistiche della regione chiedono l'applicazione di dazi più elevati per le importazioni delle auto elettriche cinesi. Negli Stati Uniti il problema è meno sentito, perché BYD non vende lì per via di tariffe più elevate che dovrebbe affrontare ma anche per una ostilità politica che in altre parti non trova.
A giudizio di Ben Townsend, responsabile del settore automobilistico presso Thatcham Research con sede nel Regno Unito, BYD "non sta cercando di scalzare il mercato europeo, ma semplicemente di fare margine". Un effetto importante della strategia di BYD potrebbe però essere anche quello di costruirsi una reputazione globale liberandosi dello stigma di un prodotto cinese a basso costo. In questo contesto, la casa automobilistica si troverebbe "in una fase di sviluppo del marchio", osserva Bo Yu, country manager della Grande Cina per la società di ricerca britannica JATO Dynamics.