Azioni europee: 4 rischi che potrebbero far crollare le quotazioni | Investire.biz

Azioni europee: 4 rischi che potrebbero far crollare le quotazioni

30 gen 2023 - 11:08

30 gen 2023 - 15:08

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In questo momento le azioni europee hanno il vento in poppa grazie al rallentamento della crisi energetica. Quattro fattori potrebbero però frenare il rally, ecco quali

Nonostante la BCE sia intenzionata a inasprire la sua politica monetaria, in questo primo scorcio di 2023 le azioni europeee rappresentano la sorpresa positiva dei mercati. Il Governatore dalla Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, in questi giorni ha ripetuto a più riprese che la posizione dell'Eurotower rimarrà aggressiva in quanto l'inflazione, seppur in discesa, continua a mantenersi elevata. Gli investitori però sembrano ormai immunizzati alle dichiarazioni della ex numero uno del FMI, sospinti dall'allentamento delle tensioni sul fronte energetico grazie alle miti temperature invernali e al riempimento dei siti di stoccaggio del gas.
 
Tuttavia, secondo alcuni grandi gestori patrimonali, l'ottimismo in questo momento è eccessivo. Gli strategist di Amundi ritengono che sia pericoloso pensare che le cose vadano bene solo perché le azioni stanno salendo, mentre per BlackRock l'entusiasmo sul mercato azionario è arrivato troppo presto. Goldman Sachs e Bank of America affermano anche che il rally del 2023 potrebbe già essere giunto al termine.
 
 

Azioni europee: ecco cosa osservare nei prossimi mesi

Probabilmente basterà poco per riportare tutti quanti alla realtà, al punto che gli addetti si chiedono quali potrebbero essere i fattori in grado di far ritracciare le azioni europee. Ve ne sono almeno quattro.
 
Il primo riguarda la guerra Russia-Ucraina. L'escalation ormai è alle porte, con l'avanzata delle truppe russe verso Kiev. Il problema è che Mosca potrebbe decidere di interrompere completamente le forniture del gas, riproponendo nuovamente le condizioni per una grave crisi energetica, messa al momento in stand-by dall'inverno più mite e dal pieno delle scorte. La sensazione generale è che rafforzare le riserve del gas e adottare il razionamento della domanda siano due misure che l'Europa dovrà continuare a portare avanti ancora per un tempo limitato.
 
Il secondo rischio si riferisce alla stagione degli utili. Negli ultmi mesi gli analisti hanno tagliato le stime, ma secondo alcuni analisti i tagli dovranno essere più profondi in scia al rallentamento dell'economia dell'Eurozona. Tra l'altro, in un contesto in cui l'inflazione è in rallentamento e la domanda è in calo, sarà estremamente difficile per le imprese aumentare i prezzi dei beni e servizi venduti. Questo andrà a impattare negativamente sui margini aziendali. Tutto quanto pone le aziende di fronte al problema di dover sostenere tassi d'interesse più alti per prendere capitale in prestito, il che riduce ulteriormente la redditività aziendale. Goldman Sachs, UBS e BofA si aspettano che gli utili quest'anno diminuiscano tra il 5% e il 10%, con riflessi negativi sulle azioni via via che i risultati trimestrali confermano le previsioni più cupe.
 
Il terzo rischio concerne gli effetti che potrà avere la politica da falco della BCE. Alcuni sostengono che l'atteggiamento di Lagarde rischia di tramutarsi in un grave errore politico, in quanto crea le condizioni perfette per l'arrivo di una recessione che per ora il mercato non incorpora nelle quotazioni o almeno lo fa nella misura di un atterraggio morbido. La matassa però è difficile da sbrogliare, perché l'inflazione è ancora molto lontana dal target del 2%. Ciò significa che, se dovesse arrivare una forte contrazione dell'economia, la BCE avrebbe poco spazio per tagliare i tassi d'interesse.
 
Il quarto e ultimo rischio allude alla ripresa della Cina. Pechino ha trasmesso un certo ottimismo riguardo la riapertura delle attività dopo i blocchi arcigni del 2022 legati al Covid-19. Questo però in buona parte è già stato trasferito nei prezzi delle azioni europee. I dubbi però sulla seconda economia mondiale persistono, con riferimento in particolare alla crisi immobiliare ancora viva e all'allarmante decrescita della popolazione per la prima volta in 60 anni. Il Dragone ormai è diventato un punto di riferimento chiave per l'industria europea. Una Cina a mezzo servizio rischia di azzoppare tutta l'attività commerciale del Vecchio Continente.
 
 
 

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