Sabato il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato che, con decorrenza dal 1° agosto, la sua amministrazione imporrà una tariffa del 30% sulle importazioni provenienti dal Messico e dai 27 Stati membri dell’Unione Europea. La decisione arriva dopo settimane di tentativi di negoziare accordi commerciali più ampi con due dei principali partner economici di Washington.
I mercati non sembrano aver preso troppo sul serio il provvedimento del presidente americano: gli investitori continuano ad essere fiduciosi circa la possibilità che i livelli tariffari saranno ancora una volta rivisti prima della loro efficacia. La presidente messicana, Claudia Sheinbaum, è fiduciosa e anche Bruxelles, per adesso, sceglie la linea morbida, mantenendo la sospensione delle contromisure ai dazi statunitensi fino all'inizio di agosto.
Di certo questo potrebbe aumentare la sensibilità dell’euro e dei titoli industriali a eventuali contromisure europee. L’EUR/USD (al momento a 1,1685) non sfonda al ribasso, GBP/USD (al momento a circa 1,3480), in ribasso per la seconda settimana consecutiva, risulta a ridosso dei supporti chiave posti tra 1,3440 e 1,3350, EUR/GBP (al momento a 0,8660) è vicino al livello chiave di 0,8690 mentre il USD/JPY (al momento a 147,30) registra il più alto rialzo settimanale da metà dicembre e non è lontano dalle resistenze chiave di medio termine poste a 148 e 148,50, la cui rottura porterebbe alla ripresa del trend long di medio termine.
Cosa succede questa settimana
Guardando agli eventi della settimana, domani sarà una giornata cruciale guidata dai dati cinesi su PIL del secondo trimestre, dalle vendite al dettaglio e dai prezzi immobiliari. Le attese (Reuters) vedono il PIL Q2 in crescita del 5,1% su base annua (contro 5,4% nel Q1) e dello 0,9% su base trimestrale. Nonostante la probabilità che Pechino centri l’obiettivo di “circa il 5%” per il 2024, il ritmo di crescita sembra indebolirsi. Le vendite al dettaglio potrebbero tenere, ma produzione industriale e investimenti sono in rallentamento, ed il settore immobiliare continua a mostrare segnali di contrazione.
In Europa sono attesi l’indice WPI tedesco, la produzione industriale dell’Eurozona (maggio) e il sondaggio ZEW sul sentiment degli investitori in Germania, utile per valutare l’impatto del recente rallentamento industriale.
Dagli Stati Uniti è in arrivo l’indice dei prezzi al consumo (CPI) di giugno, con attese di +0,3% su base mensile sia per la componente headline che core (vs +0,1% precedente). Anche il Canada pubblicherà il CPI di giugno, dato rilevante per le aspettative in vista del meeting della Bank of Canada del 30 luglio. La Banca centrale adotta per ora un approccio attendista, bilanciando le pressioni inflazionistiche da dazi e quelle disinflazionistiche derivanti da una crescita debole. Il governatore Macklem ha recentemente segnalato che l’inflazione di fondo potrebbe essere “più resistente del previsto”. Attualmente, il mercato prezza un solo taglio dei tassi aggiuntivo per il 2025.
Tornando negli USA, sempre martedì sono attesi l’indice manifatturiero NY Fed (luglio) e il rapporto mensile sul petrolio dell’OPEC, utile per aggiornare le aspettative sull’offerta del quarto trimestre dopo le indiscrezioni su una possibile pausa nei tagli alla produzione.
Mercoledì In primo piano il CPI del Regno Unito relativo al mese di giugno. Si prevede un lieve aumento dell’inflazione annuale al 3,5% (da 3,4%), mentre la componente core dovrebbe restare stabile al 3,5%. Il dato difficilmente modificherà l’orientamento della Banca d’Inghilterra, ma, con il meeting di agosto all’orizzonte, i mercati prezzano una probabilità del 78% per un taglio dei tassi. Il CPI sarà quindi determinante per confermare o meno tale scenario.
Nell’Eurozona saranno diffusi i dati sul commercio estero di maggio mentre l'agenda statunitense prevede l'indice dei Prezzi alla Produzione (PPI) e la produzione industriale di giugno. Dopo il CPI, il PPI sarà osservato per individuare eventuali segnali di pressioni a monte.
Giovedì sarà una giornata ricca di dati da Asia, Europa e Nord America. Le autorità giapponesi diffonderanno il saldo commerciale di giugno mentre quelle australiane rilasceranno il rapporto sull’occupazione di giugno (si prevede un aumento di +30.000 posti di lavoro contro i +20.000 attesi con disoccupazione stabile al 4,1% per il quinto mese consecutivo). Dopo il calo di maggio, la media trimestrale rimane solida, a sostegno della linea attendista della RBA, nonostante l’inflazione nei servizi rimanga elevata.
Dal Regno Unito, dopo il CPI, arrivano i dati sul mercato del lavoro di maggio. Si prevede: disoccupazione stabile al 4,6% e retribuzioni escluse le componenti straordinarie in calo al 5,0% (da 5,2%) Un raffreddamento delle dinamiche salariali favorirebbe un orientamento più accomodante della Bank of England. Nell’Eurozona, in arrivo il dato definitivo sull'andamento dei prezzi al consumo a giugno e, come di consueto, non sono attese sorprese rispetto ai dati preliminari.
Negli Stati Uniti sono in arrivo i prezzi all’import/export, le nuove richieste di sussidio di disoccupazione, l’indice manifatturiero Fed di Philadelphia (luglio), mentre le vendite al dettaglio di giugno sono particolarmente importanti perché il dato sarà cruciale per valutare la tenuta dei consumi in un contesto di rallentamento salariale e minori stimoli fiscali. Dati deboli potrebbero rafforzare l’aspettativa di un taglio Fed entro il quarto trimestre.
La settimana si chiude con dati chiave sull’inflazione in Giappone e Germania, oltre a quelli su abitazioni e fiducia negli Stati Uniti. In Giappone, il CPI di giugno dovrebbe mostrare un lieve rallentamento rispetto al 3,7% core di maggio (ben oltre il target BoJ del 2%). La Germania pubblicherà i prezzi alla produzione (PPI) di giugno, importanti per confermare la tendenza disinflazionistica a monte.
Negli Stati Uniti, attesi nuovi cantieri e permessi edilizi e l’indice di fiducia dei consumatori (University of Michigan, luglio). Quest’ultimo offrirà un’indicazione preliminare sulle aspettative dei consumatori su inflazione e tassi, in un contesto di tendenze inflattive in ripresa e pressioni sui prezzi legate ai dazi.
Al via la nuova stagione delle trimestrali USA
Domani partirà la stagione delle trimestrali Usa con l’earning season delle big bancarie made in USA. Si parte con BlackRock, JP Morgan, Wells Fargo e Citigroup. Seguono il16 luglio Bank of America, Goldman Sachs e Morgan Stanley
Gli occhi sono puntati su due aspetti principali: da un lato l’attività bancaria tradizionale (prestiti, depositi, margini di interesse), dall’altro il rendimento delle divisioni di wealth management, investment banking e trading.