Witholding tax: cos’è e come funziona | Investire.biz

Witholding tax: cos’è e come funziona

17 mag 2024 - 15:00

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Vediamo cosa è la Witholding tax, come funziona e da chi è versata. In questo articolo tratteremo anche dei dividendi azionari e di come provare a ridurla

La Withholding tax è una delle questioni che emerge in ogni tipo di reddito percepito da un soggetto, sia che costui svolga lavoro autonomo o dipendente, sia che percepisca redditi di capitale o altre entrate. In questa guida daremo una definizione e vedremo il funzionamento di questa particolare tassa, nonché faremo una descrizione di come essa agisce nel mondo degli investimenti azionari attraverso i dividendi.

 


Withholding tax: definizione e funzionamento

La Withholding tax, o ritenuta o tassazione alla fonte, è un meccanismo tassativo in cui l'autorità fiscale preleva una certa quota delle entrate di un soggetto privato o di un'azienda nel momento stesso in cui vengono percepite. Quindi, quando le somme di denaro giungono al destinatario sono già depurate dalla trattenuta alla fonte. In realtà, gli importi sono prelevati da un altro soggetto che può essere un datore di lavoro o una banca e versati contestualmente all'autorità fiscale. Tale soggetto è definito sostituto di imposta perché si sostituisce al contribuente nel versamento della tassa. Quest'ultima poi rappresenta una detrazione dall'imposta di competenza in sede di dichiarazione dei redditi.


Withholding tax: da chi e come viene versata

In Italia, sono quattro le categorie di reddito per cui si applica la Withholding tax, ossia:

  • redditi da lavoro autonomo;
  • redditi da lavoro dipendente;
  • redditi da capitale;
  • altri redditi soggetti a ritenuta d'acconto.

Per quanto riguarda i redditi di lavoro autonomo, la trattenuta è effettuata sui compensi di imprese e professionisti titolari di partita IVA e ammonta normalmente al 20% dell'importo lordo in fattura, eccezion fatta per le provvigioni di agenti e rappresentanti che scontano una ritenuta del 23% sul 50% dell'imponibile. Il lavoratore autonomo, quindi, percepirà per la sua prestazione l'importo al netto della trattenuta fiscale.

Il sostituto di imposta dovrà versare la ritenuta utilizzando il modello F24 entro il 16 del mese successivo al pagamento della fattura, o entro il giorno lavorativo successivo se il 16 cade in un giorno festivo. Il codice del tributo da indicare nel modello è 1040, o 1038 se la ritenuta fa riferimento alle provvigioni. Inoltre, entro il 28 febbraio dell'anno successivo a quello in cui ha versato la ritenuta (o le ritenute), il sostituto d’imposta dovrà compilare la certificazione delle ritenute d'acconto nella quale vengono riepilogati i compensi e le trattenute per ogni lavoratore autonomo al quale ha pagato la fattura. 

I lavoratori dipendenti subiscono una Withholding tax sulla busta paga da parte del datore di lavoro. Il procedimento è simile a quello dei lavoratori autonomi, cambia in sostanza il sostituto di imposta. In questo caso, il datore versa la ritenuta sempre entro il 16 del mese successivo a quello in cui paga la retribuzione, indicando come codice tributo 1001 nel modello F24. Entro il 31 marzo di ogni anno deve poi compilare la certificazione unica (ex CUD) da inviare al lavoratore con la quale certifica tutte le trattenute effettuate. Tale certificazione, come quella relativa agli autonomi, è importante perché rappresenta il documento fiscale che permette al contribuente di effettuare le detrazioni dall'imposta sul reddito in sede di dichiarazione.

Quanto ai redditi di capitale, il procedimento è il medesimo e il sostituto di imposta in tal caso è l'intermediario finanziario che applica l'aliquota (es. 26% per dividendi sulle azioni, 12,5% interessi sui titoli di Stato) e la versa all'Erario tramite F24.

Gli altri redditi assoggettati a Withholding tax attengono a:

  • assicurazioni sulla vita soggetti a imposta sostitutiva;
  • plusvalenze soggette a imposta sostitutiva;
  • titoli atipici;
  • interessi e premi;
  • indennità di esproprio;
  • cessioni di diritti d'autore.

Entro il 31 ottobre di ogni anno qualsiasi sostituto di imposta deve anche presentare il modello 770, con il quale dichiara tutti i dati attinenti alle ritenute applicate e indicate nella certificazione delle ritenute d'acconto. 

 


I dividendi azionari all'estero

Un argomento molto spinoso riguarda la Withholding tax che viene applicata ai dividendi azionari percepiti all'estero. In tal caso, la trattenuta viene effettuata da parte dell'autorità fiscale del Paese che distribuisce le cedole. L'obiettivo è quello di ricevere immediatamente l'importo o parte di esso spettante per ridurre il rischio di evasione fiscale. L'entità della ritenuta varia in base alla legislazione dello Stato di riferimento. Ci sono tuttavia Paesi come ad esempio la Gran Bretagna e Singapore in cui non vi è alcuna tassazione sul dividendo. 

In generale, comunque, si pone un problema di doppia imposizione, perché i dividendi percepiti da un soggetto italiano per azioni estere o quotate all'estero vengono prima tassati nel Paese straniero e poi in Italia. Per evitare questa situazione gran parte degli Stati ha siglato accordi bilaterali che permettono, attraverso un procedimento il più delle volte farraginoso e costoso, di non pagare un doppio tributo. 

Ad esempio, negli Stati Uniti viene trattenuta di norma una tassa del 30% sui dividendi. Sul 70% di cedola rimanente poi si applica in Italia la tassazione del 26%. Quindi alla fine, l'imposizione totale risulterebbe del 48,2%. L'accordo bilaterale tra Italia e Stati Uniti permette però di applicare alla fonte una tassazione in USA del 15% e non del 30%, e poi del 26% in Italia. Questo significa che la Withholding tax definitiva sarebbe del 37,1%. Perché accada questo gli intermediari finanziari fanno compilare e firmare un modulo, denominato W-8BEN nel quale viene indicato di:

  • non essere un cittadino americano;
  • essere il beneficiario dell’introito per cui si sta compilando il modulo;
  • essere eventualmente soggetto a esenzione per via di convenzioni bilaterali tra il Paese di provenienza e gli Stati Uniti.

Bisogna dire però, che l’iter non è sempre così fluido nei rapporti tra l’Italia e altri Paesi. Di norma, per usufruire dei vantaggi fiscali occorre fare richiesta attraverso un modulo ad hoc per ogni Paese, inviandolo per la vidimazione all’Agenzia delle Entrate. L’autorità accerta la residenza fiscale del contribuente e spedisce lo stesso modulo all’Amministrazione finanziaria dello Stato estero, con allegata la documentazione della banca che attesta l’incasso del dividendo. Il contribuente deve ripetere la procedura per ogni dividendo percepito, il che richiede un dispendio di energie e denaro che alla fine conviene solo nel caso gli importi in gioco siano elevati.

 


Withholding tax: come ridurla o evitarla

Gli accordi bilaterali sono una strada per limitare l'impatto della Withholding tax, ma esistono altre modalità che consentono addirittura di eliminarla in alcuni casi. Una possibilità è quella di utilizzare strutture societarie che beneficiano di regimi fiscali favorevoli nel rispetto delle leggi locali e internazionali.

In secondo luogo è possibile focalizzarsi su strumenti finanziari in Paesi a bassa o nulla tassazione. Come detto, Gran Bretagna e Singapore non applicano alcuna imposizione sui dividendi; quindi, a parità di condizioni, investire in titoli di società britanniche o singaporiane presenta un beneficio fiscale non indifferente.

Una terza soluzione è quella di adottare strategie di pianificazione fiscale attraverso investimenti specifici, accordi contrattuali e individuazione di crediti d'imposta da sfruttare, compatibilmente sempre con le leggi fiscali dei vari Paesi. Infine, si può fare ricorso a fiduciarie nelle circostanze in cui ci sono le condizioni per ridurre l'impatto della trattenuta fiscale.

 

 

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