TikTok: Trump concede una proroga per la vendita, cosa accade ora? | Investire.biz

TikTok: Trump concede una proroga per la vendita, cosa accade ora?

21 gen 2025 - 11:00

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Il neo presidente USA Donald Trump ha emesso un ordine esecutivo estendendo il periodo affinché TikTok possa trovare un acquirente per evitare il ban. Ecco cosa sapere

Donald Trump ha concesso altri 75 giorni di tregua a TikTok affinché la popolare app cinese possa trovare un acquirente ed evitare il ban definitivo negli Stati Uniti. Dopo aver conferito giorni prima con il suo pari cinese Xi Jinping, nel suo primo giorno di insediamento alla Casa Bianca il nuovo presidente USA ha emanato un ordine esecutivo. I due hanno discusso per trovare una soluzione temporanea, giusto il tempo di vedere se ci sono le condizioni perché 170 milioni di americani continuino a essere serviti dalla piattaforma di video brevi.
 
Quindi, i colossi tecnologici statunitensi come Apple e Google possono continuare per due mesi e mezzo a ospitare TikTok nei loro App Store senza correre il rischio di multe fino a 5.000 dollari per utente, come stabiliva il divieto. Quest'ultimo era arrivato lo scorso anno dall'amministrazione Biden, preoccupata che i dati sensibili raccolti sugli americani potessero essere utilizzati dal governo cinese per scopi militari. Venerdì 18 gennaio 2025 l'Alta Corte ha confermato il provvedimento e per un breve tempo l'app è stata oscurata.
 
Ora si ricomincia con le trattative tra Washington e Pechino, in un contesto più possibilista con Trump alla Casa Bianca. Lo stesso Trump inizialmente si era battuto per mettere TikTok fuori dagli Stati Uniti e i repubblicani avevano appoggiato questa idea. Ora però le cose sono cambiate.
 
"Ho un debole per TikTok che non avevo all'inizio", ha detto Trump durante il discorso di insediamento di ieri. "I repubblicani in genere non se la cavano troppo bene con i giovani, ma è un partito repubblicano diverso". Il tycoon ha aggiunto che la piattaforma cinese potrebbe raggiungere un valore di 1.000 miliardi di dollari sotto la proprietà americana. Oggi tale valore è stato stimato in circa 50 miliardi di dollari.
 
 
 

Vendita TikTok: ecco tutte le problematiche da risolvere 

L'idea Trump è quella di fare un accordo in cui gli Stati Uniti ottengono il 50% della proprietà, il che permette di esercitare un controllo sufficiente sui dati. Tuttavia, in questa faccenda ci sono diverse complicazioni, a partire dalla proroga. Secondo la legge, l'estensione stabilita dall'ordine esecutivo è possibile solo se Trump dimostra al Congresso che sono stati fatti progressi significativi per raggiungere un accordo di vendita con ByteDance, proprietaria di TikTok.
 
Al momento non sembra che la holding tecnologica cinese abbia fornito segnali di avvicinamento. Questo aspetto è importante perché le aziende come Apple, Google e Oracle che interagiscono con l'app cinese, devono decidere se l'ordine esecutivo di Trump fornisca una copertura legale sufficiente.
 
Ma il problema più grosso è quello di trovare un acquirente, sempre ammesso che ByteDance accetti il compromesso piegandosi alle capacità negoziali di Trump. Chi potrebbe sostenere una spesa così impegnativa? In passato, qualche timido tentativo è stato fatto, proprio durante il primo mandato dell'amministrazione Trump. Nell'occasione, furono Oracle e Walmart a farsi avanti, ma le trattative non sono andate fino in fondo.
 
Secondo una persona a conoscenza della questione, ci sarebbe stata una proposta di Perplexity AI per fondere l'unità statunitense di TikTok con le sue operazioni americane e creare una nuova entità. Ciò consentirebbe alla maggior parte degli investitori esistenti di ByteDance di mantenere la loro quota nella piattaforma social. Al momento, però, non si conoscono ulteriori sviluppi. Secondo le ipotesi più fantasiose fatte dagli analisti, un potenziale acquirente potrebbe essere Amazon, che ha le risorse economiche per sostenere la spesa e ha già una partnership con TikTok riguardo le funzionalità di shopping. Mentre Meta Platforms e Google sono esclusi perché potrebbero incorrere in problematiche legate all'antitrust.
 
Nei giorni scorsi si era vociferato dell'opzione Elon Musk: il miliardario sarebbe un valido candidato per via dei buoni rapporti con Pechino relativamente a Tesla di cui è Amministratore delegato, nonché per la vicinanza al presidente Trump, la cui campagna elettorale ha potuto contare sul finanziamento di 274 milioni di dollari arrivato da Musk. Tuttavia, l'enfant prodige sta ancora pagando i debiti per l'acquisizione di Twitter nel 2022; quindi, sostenere un impegno di 50 miliardi di dollari potrebbe essere troppo anche per le tasche profonde dell'uomo più ricco del mondo.
 
Infine, c'è un altro ostacolo da superare in questi 75 giorni di tregua. Siamo sicuri che il governo cinese sia davvero disponibile a coabitare con gli americani in un'app dove c'è un fiume di dati sensibili da gestire e che Pechino vede come un'estensione delle sue ambizioni tecnologiche? Il dubbio è sollevato da Li Mingjiang, professore associato presso la Nanyang Technological University.
 
"Accondiscendere a un'entità straniera, in particolare agli Stati Uniti, di acquisire una partecipazione di controllo potrebbe essere percepito come una perdita di sovranità su una piattaforma digitale influente", ha detto Li. "Questo è particolarmente delicato data la portata globale di TikTok e il potenziale di plasmare le narrazioni".
 
 

Le armi di Trump per convincere Pechino

A questo punto, viene da chiedersi quali carte Trump può giocarsi per convincere ByteDance, o meglio il governo cinese, a mollare la presa. L'ama più potente a disposizione del tycoon sembra essere quella dei dazi. È un caso che tra gli ordini esecutivi di ieri vi è quello di tariffe del 25% su Messico e Canada a partire da febbraio e non viene menzionata la Cina?
 
Sanzionare i prodotti in entrata negli Stati Uniti provenienti dalle aziende cinesi era stato uno dei leit motiv della campagna elettorale di Trump, che aveva parlato di un salasso generico del 60%. Anche quando dopo la sua elezione aveva annunciato le tariffe su Messico e Canada, non aveva risparmiato la Cina stabilendo un ulteriore aggravio del 10%. Quindi, è possibile che il magnate newyorchese stia prendendo tempo e sia pronto a calare la scure se da Pechino dovesse erigersi un muro su TikTok.
 
 
 
 

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