- Le banche centrali abbassano i tassi ma i mercati crollano lo stesso;
- I punti oscuri della politica monetaria e il problema della Cina;
- La crescita basata sul debito pone il rischio del surriscaldamento dell'economia;
- I mercati sono in panico e ricorrono ai beni rifugio.
Nuovi crolli per gli indici di Borsa del Vecchio Continente. A scatenare la pioggi di sell le parole di Donald Trump, con l'inquilino della Casa Bianca che ieri ha decretato lo stop dei voli da e per l'Europa. In vigore da domani, non interesserà i collegamenti con il Regno Unito. I mercati, in pieno panic selling, sono sempre più preoccupati delle ricadute economiche del virus e le misure estreme di contenimento cui potrebbero essere sottoposti i diversi Paesi. Cina e Italia insegnano.
Coronavirus vs banche centrali: oggi tocca alla BCE
I crolli ripetuti sui mercati azionari hanno agitato le banche centrali. Dopo la FED e altri istituti centrali che si sono attivati la scorsa settimana, ieri è stata la volta della Bank of England. La BoE ha tagliato il costo del denaro di 50 punti base con l'obiettivo di sorprendere il mercato. Dopo un primo rimbalzo, l'entusiasmo degli operatori è via via svanito fino al crollo da -5% che ieri si è abbattuto su Wall Street. Oggi è chiamata a dare le sue indicazioni di politica monetaria la banca centrale attualmente sotto maggior osservazione: la BCE. L'Eurotower è infatti chiamato a gestire una situazioni di oggettiva emergenz, con l'economia italiana praticamente bloccata e quelle di Germani, Francia e Spagna che rischiano di subire a breve medesimi contraccolpi. Investitori, aziende, politici nei giorni scorsi hanno più volte tirato in ballo l'Europa per trovare una soluzione capace di arginare questa onda anomala che si è abbattuta sul Vecchio Continente. L'imperativo di Christine Lagarde è quello di ricorrere a misure urgenti ed eccezionali, come dichiarato nei giorni scorsi, invitando tuttavia i Governi ad attivarsi con misure fiscali coordinate e a non demandare solo alla politica monetaria il compito di arginare la crisi. Ieri il Premier Conte ha annunciato un primo intervento da 25 miliardi di euro a sostegno delle famiglie e delle imprese italiane.
Come gestire la crisi con la politica monetaria?
Il punto è se queste misure che tutte le banche centrali stanno adottando riescano o meno a centrare il cuore del problema che forse sta sfuggendo di mano. Allagare il mercato di liquidità facendola confluire alla famiglie non risolve il problema del calo della domanda se la gente si trova costretta a stare in casa e gli esercizi commerciali devono abbassare la saracinesca. E il sistema produttivo globale si inceppa anche dal lato dell'offerta. La Cina, motore di tutta l'economia mondiale ed epicentro del contagio del coronavirus, sta vedendo l'export contrarsi per effetto del calo degli approvvigionamenti lungo tutta la catena produttiva in un sistema globalizzato e interconnesso. Oltre al calo dovuto allo stop degli impianti produttivi delle settimane passate. In aggiunta a tutto questo vi è un altro rischio che bisogna considerare, ossia il problema del debito. In questa lunga sequela di rialzi dei mercati azionari, dove vi è stata una caccia avida al rendimento, il denaro facile delle banche centrali ha portato le aziende ad indebitarsi in modo eccessivo senza produrre delle performance aziendali tali da poter coprire gli interessi che il debito ha comportato. Il momento attuale risolleva in tutta la sua evidenza il problema del surriscaldamento dell'economia soprattutto nelle aziende più a stretto contatto con la crisi, ossia del settore dei viaggi, trasporti, energetici, ecc.. Tutto quanto potrebbe riproporre gli spettri della qualità del credito bancario che abbiamo vissuto durante la grande crisi del 2008 e quindi riconsiderare l'evenienza che le banche centrali debbano nuovamente caricarsi di tonnellate di collaterali tossici per sanare i bilanci delle banche esposte.
L'esempio cinese
Una combinazione di fattori hanno portato il Dragone a reagire concretamente al fenomeno dell'epidemia in atto del coronavirus. Le autorità hanno messo in campo liquidità da parte della PBOC indirizzata alle aziende più direttamente colpite unita agli stimoli fiscali governativi e a tutte le misure draconiane di controllo utili per evitare che il contagio continuasse a diffondersi. Questo mix di provvedimenti ci si chiede come potrebbero essere utilizzati in una Europa sempre frastagliata e dove negli Usa ancora si tende a sottovalutare il fenomeno. Tutto questo senza dimenticare che paradossalmente un governo autoritario come in Cina in casi del genere può avere maggiore efficacia e fornire una pronta risposta ai problemi rispetto a paesi democratici dove, per forza di cose, le procedure che portano a prendere delle soluzioni drastiche in una situazione di emergenza tendono ad essere più farraginose e lente.
Come reagirà il mercato?
I primi segnali non sono confortanti, il panico che si è generato tra gli operatori sta spingendo verso un sell off disastroso sui titoli a rischio e la rincorsa forsennata nei beni rifugio. Basti pensare che i Treasury americani e i bond tedeschi hanno agguantato i minimi storici negli ultimi giorni in termini di rendimento, mentre l'oro sta provando ad attaccare il livello psicologico di 1.700 dollari l'oncia. I segnali di paura si hanno palesemente anche sul valutario con lo yen che è la valuta più comprata e il franco svizzero che sta mettendo a dura prova la resistenza coriacea della SNB. Il passaggio radicale dall'avidità alla paura, che si è visto sovente nei mercati finanziari all'insorgere di un qualche cigno nero che ha ucciso le speranze degli investitori, difficilmente quindi potrà essere contenuto dalla generosità delle banche centrali, almeno nel breve termine, fin quando il mostro che assume le sembianze di un virus non verrà sconfitto e la ripresa dell'economia mondiale, che probabilmente ripartirà dal paese da cui è partito tutto, riporterà un pò di fiducia nei mercati.