I brutti dati sull'occupazione americana di venerdì 2 agosto hanno fatto riemergere i timori di una recessione dell'economia USA, riportando in auge nel dibattito tra gli economisti la Sahm rule, considerata la regola infallibile sulla recessione. Intervistata durante il crollo delle Borse di inizio settimana, Claudia Sahm, economista ideatrice di tale regola, ha affermato che stavolta però potrebbe essere diverso, ossia che in realtà l'indicatore utilizzato che prevede una recessione dia segnale non corretto. Pertanto, l'aumento della disoccupazione negli Stati Uniti potrebbe avere più a che fare con le conseguenze della pandemia, piuttosto che essere una forma anticipatoria di una contrazione economica.
Sahm Rule: cos'è e come si calcola
La Sahm Rule è un indicatore creato nel 2019 dall'ex membro della
Federal Reserve e del Council of Economic Advisors, Claudia Sahm, per determinare quando un'economia entra in recessione, basandosi sui dati mensili della disoccupazione. In sostanza, la regola afferma che quando la media mobile a tre mesi del tasso di disoccupazione aumenta
almeno dello 0,5% dal livello più basso degli ultimi 12 mesi, l'economia americana inizia una recessione.
Sahm sostiene che di solito l'aumento della disoccupazione è lento prima dell'inizio di una recessione, per poi accelerare energeticamente una volta che essa è imminente o in corso. Per questo, l'economista propone che la politica fiscale attivi dei pagamenti per stabilizzare l'economia una volta che scatta il segnale recessivo delineato dalla regola.
Sahm Rule: perché è importante
La regola di Sahm fornisce un grande supporto alla Federal Reserve, poiché la politica monetaria spesso è in ritardo su alcuni fenomeni, come lo è stata quando l'inflazione si stava insediando prepotentemente nell'economia verso la fine del 2021, o come adesso che l'economia si sta indebolendo proprio perché i tassi sono stati tenuti alti per troppo tempo. Gli economisti sostengono che il tasso di disoccupazione è molto lento quando scende, ma ha la velocità di un razzo quando.
Per questo, un indicatore che anticipa quanto sta per accadere sull'economia gioca un ruolo che a volte può essere decisivo. Tutto ciò tenendo presente che le regole economiche non sono esatte come quelle della fisica e pertanto sono passibili di errori in un mondo in continuo movimento. In definitiva, la Sahm rule è presa da economisti e responsabili politici come riferimento e spunto per cercare ulteriori conferme di ciò che potrebbe succedere, ma non sempre vengono raccolti i suggerimenti che dà.
Sahm Rule: come ha funzionato per le recessioni passate
Applicandola alle
11 recessioni che si sono susseguite dal 1950 a oggi,
la regola non ha sbagliato un colpo, anche in termini di tempistiche, risultando molto più accurata delle misure standard utilizzate per prevenire una recessione quali l'inversione della curva dei rendimenti. Quindi, non ha mai dato falsi positivi o falsi negativi in oltre 70 anni. In verità,
si è attivata in media dopo 3 mesi dall'inizio dell'evento identificato a posteriori dalla
NBER (National Bureau of Economic Research) - istituto designato a certificare una recessione - ma nel 1959 la recessione è iniziata dopo 6 mesi.
L'indicatore ha dato risultati anche molto diversi in ogni situazione. Ad esempio nella crisi Covid del 2020 è balzato quasi al 10%, mentre in occasione della recessione susseguente al primo shock petrolifero del 1973 si è inizialmente attestato a poco oltre la soglia. Di seguito vediamo un grafico che illustra nel passato il livello dell'indicatore di Sahm prima dell'attivazione di una recessione.
Cosa succede oggi
I dati sul mercato del lavoro USA di venerdì 2 agosto hanno riportato un tasso di disoccupazione al 4,3%, livello più alto in quasi tre anni. Il segnale della Sahm Rule è scattato in quanto la media dei tassi di disoccupazione di maggio, giugno e luglio al 4,1% è di 0,6 punti percentuali in più rispetto al minimo del 3,5% del rapporto sul mercato del lavoro di luglio 2023.
Siamo quindi di fronte a un segnale recessivo? In verità, ancora il tasso di disoccupazione è storicamente a un livello molto basso, dal momento che negli ultimi 50 anni è risultato superiore al 6%. Inoltre, bisogna dire che il numero dei licenziamenti negli Stati Uniti è ancora contenuto e i posti di lavoro vacanti rimangono elevati. A ciò si aggiunge il fatto che l'aumento della disoccupazione di luglio deriva in parte da un aumento del tasso di partecipazione, ossia di coloro che sono attivamente alla ricerca di un lavoro.
Tutti questi fattori sono stati evidenziati proprio da Claudia Sahm, secondo la quale il governo USA sta sopravvalutando la debolezza del mercato del lavoro. A suo avviso, quanto sta accadendo è l'effetto post-pandemico, perché a un licenziamento di massa in settori molto specifici nel 2020 è seguita la corsa alla riassunzione durante la ripresa.
"Gli Stati Uniti non sono in recessione, nonostante l'indicatore che porta il mio nome dica che lo sono", ha scritto l'economista in un recemte articolo su Bloomberg. Tuttavia, si tratta di "un indicatore rilevante e mostra che la Fed dovrebbe iniziare a tagliare i tassi".