BRICS: chi vince e chi perde dopo 20 anni | Investire.biz

BRICS: chi vince e chi perde dopo 20 anni

15 lug 2022 - 17:30

05 dic 2022 - 16:18

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Negli ultimi 20 anni Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica hanno rispettato o meno le attese degli analisti? Vediamolo insieme

Il termine BRICS fu coniato per la prima volta il 30 novembre 2001 dall'economista di Goldman Sachs, Jim O'Neill, per indicare l'acronimo di quei Paesi in via di sviluppo la cui economia si trovava in rapida crescita e/o che avevano una certa influenza dal punto di vista politico. Inizialmente il gruppo era composto da Brasile, Russia, India e Cina. Nel 2010 si aggiunse il Sudafrica, quando si era da anni deciso di trasformare un semplice acronimo in un club strutturato. Al riguardo, si sostenne il 16 giugno 2009 un summit dei Capi di Stato dei Paesi aderenti a Ekaterinburg, decidendo di stabilire un nuovo ordine e di riunirsi annualmente in maniera stabile in incontri al vertice.

 

BRICS: cosa è successo negli ultimi 20 anni

Adesso sarebbe curioso capire come le economie che promettevano così tanto all'inizio del millennio siano andate in questi 20 anni e soprattutto se abbiano rispettato o tradito le aspettative. Tirando le somme, si può dire che la Cina e l'India hanno guidato il gruppo ottenendo risultati eccezionali, mentre gli altri Paesi sono stati più zoppicanti.

La Cina è la capofila indiscussa, con una crescita del PIL reale, ossia tenuto conto degli effetti inflazionistici, del 980% in vent'anni. In base ai dati rilasciati dal Fondo Monetario Internazionale, Pechino ha una quota del PIL globale che è passata dal 7,7% del 2001 al 17,4% del 2019 e oggi presenta un'economia almeno 15 volte quella del 2001, ovvero 3 volte l'economia di Germania e Giappone.

Il Dragone ancora ha alcuni problemi a cui far fronte per adeguare la distribuzione della ricchezza al suo status di potenza economica, come ad esempio la costruzione di un mercato dei capitali più importante. Ma su questo negli ultimi anni il Paese ha fatto notevoli passi avanti, con l'apertura sempre più estesa agli investimenti stranieri. Un'altra sfida concerne la gestione del debito societario, soprattutto sul fronte immobiliare che rappresenta un quarto del PIL nazionale. Anche su questo versante il Governo si sta muovendo nella direzione di stimolare il settore, dopo una feroce repressione normativa che ha mandato il sistema quasi in default.

Inoltre vi è da sciogliere il nodo dell'invecchiamento della popolazione che potrebbe portare a dimezzare la stessa nell'arco di 45 anni, secondo le previsioni dell'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale. La scelta del Governo di dare la possibilità alle famiglie di fare il terzo figlio è un segnale nella giusta direzione.

L'India segue il gigante cinese nella classifica di chi è cresciuto di più, grazie a un PIL che dal 2001 è balzato del 480%. La seconda economia asiatica ha avuto un andamento straordinario nel primo decennio del secolo, arrivando a un picco del 10,3% del PIL nel 2010. A partire dal 2016 Nuova Dehli si è eclissata un po' fino a soccombere durante l'anno pandemico. Tuttavia, il rimbalzo nel 2021 e nel 2022 è stato prodigioso, con una crescita dell'economia rispettivamente dell'8,9% e dell'8,2%. I problemi da risolvere però non mancano, con un debito pubblico che è molto sostenuto e con un sistema bancario che mostra tutte le sue fragilità.

La situazione di Brasile, Russia e Sudafrica invece è ben diversa. Il Brasile è alle prese con l'alta inflazione, aggravata dalla forza del dollaro e dall’incertezza politica derivante dalle Presidenziali di quest'anno. L' FMI prevede una crescita quest'anno appena dello 0,8%, a fronte del 4,6% dello scorso anno.

La Russia, dopo anni di crescita basata sulla produzione e sull'esportazione di materie prime, in particolare quelle energetiche, si è avvitata su sé stessa dopo l'invasione dell'Ucraina, venendo tramortita dalle sanzioni occidentali. Al riguardo, l'FMI prevede per il 2022 una recessione pesantissima, con il PIL che crolla dell'8,5%, dopo un aumento del 4,7% nello scorso anno. Bisogna dire, però, che nei 5 anni antecedenti la pandemia da Covid-19 l'economia russa ha visto un certo rallentamento rispetto agli anni precedenti, con il PIL cresciuto in media appena dello 0,7%.

Dulcis in fundo, il Sudafrica è stato colpito dalla pandemia, ma lo scorso anno ha visto una crescita del 4,9%. La crisi è stata deleteria anche per il nuovo arrivato nel gruppo dei BRICS, con il PIL che quest'anno aumenterà dell'1,9%, stando alle proiezioni dell'FMI. I problemi che deve affrontare la seconda economia d'Africa sembrano però più pesanti rispetto agli altri, con un tasso di disoccupazione di oltre il 25%, le gravi disuguaglianze sociali e un tasso di criminalità molto alto.

 

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