Mercati finanziari: ecco i 7 fatti più importanti del 2024 | Investire.biz

Mercati finanziari: ecco i 7 fatti più importanti del 2024

31 dic 2024 - 10:00

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Con il 2024 che si sta per concludere, ripercorriamo gli eventi principali che hanno caratterizzato i mercati finanziari nel corso dell'anno. Eccone 7 in particolare

È il momento di fare bilanci nei mercati finanziari. Il 2024 che si sta per chiudere non è stato un anno passato inosservato. Molte cose sono successe e che forse cambieranno il paradigma negli anni a venire.
 
Questo è stato l'anno delle elezioni americane, importanti come non mai in un contesto economico e geopolitico estremamente delicato. Ha trionfato Donald Trump, l'uomo amato dai mercati, ma anche colui su cui in molti hanno riposto la speranza che possa dare un colpo importante alla risoluzione dei conflitti che stanno insanguinando l'Est Europa e il Medio Oriente. Allora vediamo cosa è successo di eclatante nel 2024 e come ciò può avere impatto per l'anno che sta per iniziare.
 
 
 
 

La corsa sfrenata di Bitcoin

Bitcoin ha sfondato quota 100.000 dollari per la prima volta nella sua storia, dopo aver bruciato record su record. Un obiettivo, quello, che a molti sembrava un miraggio fino a qualche tempo fa, ma non ai più strenui sostenitori della criptovaluta.
 
La svolta è stata la vittoria di Trump alle elezioni USA del 5 novembre. Il leader repubblicano ha promesso di fare degli Stati Uniti il centro mondiale degli asset digitali, a partire dalla creazione di una riserva di Bitcoin.
 
Tutto ciò chiaramente crea le condizioni affinché anche nel 2025 l'entusiasmo venga mantenuto vivo, benché gran parte di esso sia stato già incorporato nelle quotazioni di mercato. Tuttavia, non sono in pochi a pensare che nei prossimi anni Bitcoin raggiunga una quota di 500.000 o addirittura 1.000.000 di dollari.
 
 
 

Il boom dell'intelligenza artificiale

Il secondo rialzo annuale consecutivo di Wall Street di oltre 20 punti è da ascrivere in gran parte al clamore intorno all'intelligenza artificiale. Gli investitori sono convinti che la nuova tecnologia sarà in grado di tramutarsi in grandi profitti per le aziende che la adottano.
 
Le Big Tech hanno investito miliardi di dollari sull'AI (Artificial Intelligence), ma per ora i più importanti benefici sono stati ottenuti da colossi come Nvidia, che progetta chip di fascia alta utilizzabili in tutte le principali applicazioni che richiedono l'uso dell'AI. In Borsa, le azioni Nvidia hanno quasi triplicato il loro valore e per un certo periodo la società è stata la più capitalizzata a livello mondiale.
 
Per avere idea di quanto l'intelligenza artificiale sia un mezzo estremamente potente, si prenda il caso di Talen Energy, operatore di energia nucleare che lo scorso anno è andato in bancarotta. Le fortune dell'azienda hanno preso la direzione opposta quando è stato raggiunto un accordo per vendere un campus di data center e fornire energie ad Amazon Web Services. A quel punto, i creditori sono stati trasformati in azionisti e hanno goduto di un balzo del valore del loro capitale di oltre il 200%.
 
Continuerà anche nel 2025 l'hype sull'intelligenza artificiale? Di sicuro ora il mercato è diventato più esigente e vuole vedere concretamente come l'AI si rifletta sui conti aziendali per continuare a premiare le azioni in Borsa.
 
 
 

L'implosione del carry trade

Agli inizi di agosto, sui mercati finanziari è scoppiato un autentico terremoto per effetto di un fenomeno che si è verificato noto come liquidazione da carry trade. Che cosa è successo? Per anni gli investitori avevano attuato una strategia, il carry trade appunto, in base alla quale si finanziavano in una valuta a basso costo come lo yen per acquistare asset a più alto rendimento come il dollaro USA e le azioni.
 
Dopo che a fine luglio la Bank of Japan aveva alzato i tassi di interesse di un quarto di punto e nel primo venerdì di agosto i dati sull'occupazione americana facevano paventare una recessione negli Stati Uniti, gli investitori hanno cominciato a smantellare le posizioni acquistando yen e vendendo dollari e azioni. 
 
Giocoforza, il cambio USD/JPY è crollato dai massimi di periodo di 162, mentre la Borsa di Tokyo ha subito il 5 agosto un crollo del 12,4%, ovvero la più grande perdita giornaliera dal lunedì nero del 19 ottobre 1987.
 
 
 

Il piano mostruoso di stimoli cinesi

Verso la fine di settembre, la Cina ha deciso di dare una svolta alla propria economia, che negli ultimi tre anni ha visto il periodo più buio da decenni. Pechino ha iniziato con un piano di stimoli monetari di svariate centinaia di miliardi di dollari attraverso una riduzione dei tassi ipotecari, un sostegno al credito e agli investimenti in Borsa. A novembre ha alzato il velo invece sugli stimoli fiscali da 1.400 miliardi di dollari per impattare direttamente sul reddito delle persone e cercare di rilanciare i consumi.
 
Da fine settembre, le Borse cinesi hanno attuato un rally poderoso come non si vedeva da molto tempo, con alcune Big Tech come Alibaba che improvvisamente si sono svegliati da un torpore che durava da diversi anni. Il 2025 è stato designato come l'anno della svolta, per quanto le autorità devano risolvere una crisi immobiliare che sta letteralmente devastando l'economia della nazione. 
 
 
 

I rendimenti alti dei titoli di Stato USA

L'economia statunitense si è mostrata resiliente, l'inflazione è diminuita, la Federal Reserve ha iniziato il ciclo di tagli ai tassi di interesse, ma i rendimenti dei titoli di Stato USA a 10 anni sono rimasti elevati tra il 4% e il 5%.
 
Come si spiega? Gli investitori sono preoccupati che l'inflazione è una belva che potrebbe risvegliarsi da un momento all'altro e comunque ancora non è stata sconfitta. L'ultima lettura riferita all'indice dei prezzi al consumo di novembre riporta un livello del 2,7%, lontano dall'obiettivo di lungo termine della Fed al 3%.
 
L'ultima riunione della Banca centrale americana ha freddato le speranze del mercato di una politica monetaria largamente accomodante nel 2025, prevedendo due tagli ai tassi piuttosto che i tre attesi.
 
Di conseguenza, i prezzi delle obbligazioni sono scivolati nell'attesa che i costi di finanziamento rimarranno alti più a lungo. Il mercato sta scontando anche il fatto che i dazi trumpiani faranno tornare l'inflazione, dando un ulteriore motivo alla Fed di restare più restrittiva.
 
 

La crisi dell'automotive e del lusso in Europa

Tra i perdenti del 2024 ci sono soprattutto i settori dell'automotive e del lusso in Europa, che per la regione hanno rappresentato sempre i punti di forza. Le case automobilistiche hanno visto crollare drammaticamente le vendite per effetto della concorrenza delle auto cinesi ibride ed elettriche più attrezzate e meno costose.
 
La transizione verso l'elettrico nel Vecchio Continente ancora non c'è e non è solo una questione di costo, ma anche di mancanza di infrastrutture per la ricarica. Colossi come Volkswagen, Mercedes-Benz e BMW hanno subito rallentamenti della domanda in Cina, mentre Stellantis combatte con la crisi delle sue auto anche negli Stati Uniti.
 
Le conseguenze sono state un taglio dei costi aziendali e licenziamenti a grappoli. I grandi marchi del lusso hanno sofferto sensibilmente il ritiro dei grandi acquirenti cinesi, il che ha fatto crollare i profitti e le azioni in Borsa.
 
Per il 2025 ci sono alcuni punti oscuri nell'automotive, come ad esempio la possibile rappresaglia della Cina ai dazi che l'Unione europea ha imposto a novembre sulle auto di importazione e probabili tariffe all'Europa dell'amministrazione Trump.
 
Quanto al lusso, il settore rimane aggrappato alla speranza che i portentosi stimoli monetari e fiscali della Cina riportino i ricchi cinesi a comprare borse, orologi, vestiti e scarpe dei grandi marchi come LVMH, Dior e altri.
 
 
 

La rinascita dell'Argentina

Quando Javier Milei è stato eletto presidente dell'Argentina, il Paese era sull'orlo del baratro: inflazione a tre cifre, economia a rotoli, peso diventato carta straccia e obbligazioni sovrane scambiate al di sotto di 30 centesimi di dollaro.
 
Molti erano preoccupati per l'affermazione del libertario radicale in quanto temevano che la sua ricetta basata su una austerità fiscale per equilibrare i conti dello Stato e ridurre l'inflazione non avrebbe fatto altro che affossare ulteriormente l'economia argentina.
 
In realtà è andata diversamente, con il costo della vita che si è ridotto in maniera drastica, il bilancio che si è riordinato e il debito del Paese che ha offerto alcuni dei migliori rendimenti nei mercati emergenti con un'impennata fino al 104%. Sarà difficile ripetere le performance il prossimo anno, secondo gli economisti, ma la fiducia sulla traiettoria economica tra elettori e investitori nel frattempo è aumentata.
 

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