Dopo l'avvento di
DeepSeek nel mercato dell'
intelligenza artificiale, tra gli investitori delle Big Tech americane si è diffuso il panico. La startup cinese ha presentato un modello AI (Artificial Intelligence) low-cost in grado di sfidare i colossi del mercato come
OpenAI e
Meta Platforms dal punto di vista delle performance.
Tuttavia, i colossi della tecnologia come Amazon, Alphabet, Microsoft e la stessa Meta hanno continuato imperturbabili a programmare spese miliardarie per la costruzione di data center. Questi sono necessari per contenere l'enorme quantità di dati che devono alimentare i modelli di intelligenza artificiale.
Ora però c'è un problema aggiuntivo:
i dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Anche se i data center vengono costruiti in USA, l'hardware per attrezzarli proviene in gran parte dall'estero. Soprattutto da Cina e Messico, colpite rispettivamente da dazi del 20% e del 25%.
Secondo i dati dell'Ufficio censimento degli Stati Uniti, nel 2024 il valore delle apparecchiature informatiche importate dalla Cina è ammontato a 36 miliardi di dollari, mentre quello delle attrezzature messicane è arrivato a 48 miliardi di dollari. Seguono Taiwan con 26 miliardi di dollari, Vietnam con 16 miliardi di dollari e la Thailandia con 7 miliardi di dollari.
Tra l'altro, anche le aziende americane che vendono le apparecchiature per data center all'estero potrebbero essere a rischio di tariffe di rivalsa da parte dei Paesi che hanno subito imposizioni da Trump. I dazi quindi potrebbero rendere ancora più costoso investire nei data center, scoraggiando le aziende tecnologiche. A questo punto, il progresso tanto sbandierato che poggia sull'intelligenza artificiale rischia di subire una battuta d'arresto.
Intelligenza artificiale: quali effetti dei dazi sui data center?
Trump ha cercato finora di incoraggiare lo sviluppo dei data center e dell'intelligenza artificiale fin dall'inizio del suo secondo mandato alla Casa Bianca. Al riguardo, ha spinto per un mega progetto da 500 miliardi di dollari in infrastrutture AI che vede coinvolti SoftBank Group Corp., OpenAI e Oracle Corp.
Sull'aumento dei costi a causa dei dazi, il tycoon ha affermato che verranno compensati dalla
riduzione del costo dell'energia grazie alla politica di efficientamento messa in campo dal capo del Dipartimento per l'efficienza USA,
Elon Musk. Ridurre la burocrazia e incoraggiare la produzione spingendo in basso le tariffe energetiche è fondamentale per il settore dei data center, affamati di energia, ha dichiarato la Casa Bianca.
Tuttavia, al momento non si vede alcun segnale di calo dei prezzi, mentre "la domanda procede a tutta velocità", hanno affermato il mese scorso due colossi del settore come Duke Energy Corp. e American Electric Power. Secondo Ben Boucher, analista senior presso Wood MacKenzie, "l'impatto tariffario sulle apparecchiature elettriche per i data center sarà probabilmente significativo, con un aumento dei prezzi di circa l'8-9% per i trasformatori di potenza, il 6-7% per i quadri elettrici, il 3-4% per gli interruttori automatici e il 6-7% per fili e cavi".
Anche Niccolò Lombatti, analista di infrastrutture digitali presso BMI, una società di Fitch Solutions, avverte del rischio che "un'applicazione più ampia delle tariffe a livello globale conduca al ribasso il mercato dei data center negli Stati Uniti, data la sua dipendenza da una catena di approvvigionamento globale per materiali e componenti acquistati in grandi volumi".
Tuttavia, Michael Bellaman, presidente e amministratore delegato di Associated Builders and Contractors, ritiene che "al di là delle pressioni sui costi, la domanda di nuovi data center è così grande che la stragrande maggioranza dei progetti procederà indipendentemente dai cambiamenti delle politiche".