Gli operatori dei mercati finanziari attendono con ansia la giornata più calda della settimana: giovedì 10 giugno. Quel giorno si attendono infatti due eventi importanti: per il Vecchio Continente si attende la riunione di politica monetaria della BCE mentre oltreoceano il dato dell’inflazione USA relativa a maggio.
Proprio su quest’ultimo dato macroeconomico trader e investitori concentreranno tutta loro attenzione in vista del meeting della Federal Reserve in agenda per la prossima settimana. Secondo gli analisti di Deutsche Bank la pericolosità dell’inflazione è sottovalutata.
Nel mirino del colosso finanziario tedesco è finita la Federal Reserve, che finora ha minimizzato come transitoria l’impennata inflazionistica in corso. Deutsche Bank ha chiaramente lanciato un allarme: l’inflazione è una “bomba a orologeria” pronta ad esplodere. Ma perché? Scopriamolo insieme.
Inflazione: per Deutsche Bank bomba pronta ad esplodere
Deutsche Bank avverte: concentrarsi sullo stimolo e respingere i timori sull’inflazione si rivelerà un errore se non nel breve termine, almeno nel 2023 e oltre. L’analisi punta soprattutto il dito contro la Banca centrale USA e la sua politica di accettazione di prezzi in aumento senza intervenire, nell’interesse di una ripresa economica completa.
Gli esperti del colosso finanziario ritengono che la decisione di non allentare i sostegni fino a quando l’inflazione non mostrerà un aumento sostenuto e duraturo avrà effetti disastrosi. In sintesi, secondo Deutsche Bank l’inflazione che stiamo vedendo oggi non è affatto transitoria.
La maggior parte degli analisti di Wall Street è tuttavia d’accordo con la Fed, ritenendo dunque che le attuali pressioni inflazionistiche abbiano una natura momentanea. È d’accordo con la Fed per esempio Jan Hatzius, capo economista di Goldman Sachs, secondo cui esistono “forti ragioni” che avallano la posizione della banca centrale USA.
Il capo economista di DB, David Folkerts-Landau, invece non ha usato mezzi termini nel predire che il ritardo degli interventi delle Banche centrali “potrebbe creare una recessione significativa e innescare una catena di difficoltà finanziarie in tutto il mondo, in particolare nei mercati emergenti”.
Sebbene lo sguardo su lavoro e disparità sociali della Fed come obiettivi di reale crescita siano lodevoli, trascurare il fronte prezzi potrebbe essere un errore. Intervenire prima che sia troppo tardi è il suggerimento.
Inflazione: per Deutsche Bank ricorda scenario anni ’70
Gli analisti di Deutsche Bank hanno affermato che l’inflazione in arrivo potrebbe assomigliare a quella vista negli anni ’70, un decennio durante il quale l’inflazione è stata in media di quasi il 7%, a doppia cifra in vari momenti. L’aumento dei prezzi di cibo ed energia insieme alla fine dei controlli sui prezzi aveva contribuito all’impennata all’epoca.
L’allora presidente della Federal Reserve, Paul Volcker, aveva guidato lo sforzo della Banca centrale USA per combattere l’inflazione, ma aveva bisogno di utilizzare aumenti significativi dei tassi di interesse che hanno poi innescato una recessione.
Ecco, il team della banca tedesca teme che proprio uno scenario del genere possa ripetersi ora e con tassi più alti e la maggior parte delle economie ultra indebitate dopo la crisi causata dalla pandemia di Covid-19, la bomba dell’inflazione potrà davvero esplodere.