Ogni anno BG SAXO, broker italiano del Gruppo Saxo Bank, pubblica le sue “Previsioni Oltraggiose”: non un vaticinio sui prezzi, ma un esercizio di immaginazione strategica progettato per mettere sotto pressione le certezze dei mercati. Il perno concettuale è quello dei cigni neri: eventi rari e difficili da inquadrare con le statistiche, capaci però di produrre impatti estremi su finanza e società, e che solo a posteriori vengono raccontati come “prevedibili”.
È proprio questa asimmetria - bassa probabilità, altissimo danno o beneficio - a renderli utili a trader e investitori, perché costringono a ragionare su fragilità sistemiche, correlazioni che saltano e vulnerabilità che restano invisibili finché non si materializzano.
“La situazione geopolitica, climatica e sociale appare oggi più confusa che mai”, osserva Gian Paolo Bazzani, CEO di BG SAXO. “L’obiettivo delle Previsioni Oltraggiose non è anticipare ciò che accadrà, ma ampliare il campo visivo e domandarci cosa potrebbe rompersi, cosa potrebbe esplodere, cosa potrebbe chiudersi da un momento all’altro”.
Italia, quantum e Washington: quando fiducia e infrastrutture diventano prezzo
Tra i “cigni neri del 2026” ce n’è uno particolarmente sensibile per i mercati domestici: l’Italia che decide di monetizzare una parte delle riserve auree, vendendone il 25% per costituire un fondo sovrano investito in azioni globali. La logica è semplice e, proprio per questo, politicamente esplosiva: trasformare un patrimonio fermo in un flusso.
Dieci anni di reinvestimento totale dei dividendi per far crescere il capitale, poi l’utilizzo del 50% dei rendimenti annui per finanziare sanità, scuola e pensioni senza nuove tasse, con governance indipendente e “zero interferenze politiche”, sul modello norvegese. Le vendite sarebbero scaglionate per ridurre la pressione sul prezzo dell’oro, mentre l’orizzonte lungo attenuerebbe la volatilità degli investimenti azionari. Nel disegno degli analisti di BG SAXO, l’effetto non sarebbe solo contabile: un calo iniziale dell’oro, flussi più consistenti verso indici globali e - soprattutto - una possibile riduzione della percezione di rischio-Paese, con benefici potenziali sullo spread.
Sul fronte della stabilità finanziaria globale, lo scenario più destabilizzante è “il giorno del quantum shock”: un computer quantistico capace di violare gli standard di crittografia attuali. Basterebbe l’annuncio per far saltare la fiducia nella sicurezza digitale: criptovalute in caduta libera, exchange costretti a bloccare i prelievi, corsa verso oro e contante. E, dietro al rumore di mercato, il vero conto da pagare: l’aggiornamento urgente dell’infrastruttura finanziaria globale, con governi e aziende impegnati in una migrazione tecnologica a tempo forzato.
Per quanto riguarda gli USA, la previsione “politica” è controintuitiva: elezioni USA di Midterm sorprendentemente ordinate, con un rinnovato slancio istituzionale. Una Camera democratica, un Senato più bilanciato e la pressione degli indipendenti aprirebbero alla creazione di una commissione nazionale per ridisegnare distretti elettorali in modo equo, riaccendendo la fiducia nelle istituzioni e riducendo la tossicità della polarizzazione alimentata dagli algoritmi social.
Dallo spazio all’IA: le nuove bolle, i nuovi arbitraggi
Se la prima parte del quadro parla di fiducia (in un Paese, in un protocollo, in un’istituzione), la seconda è una mappa di come l’innovazione può creare mercati - e, spesso, bolle. Il caso più spettacolare è l’IPO di SpaceX: dopo nuovi test riusciti di Starship, una quotazione a valutazione record diventerebbe la miccia per l’economia spaziale. Maggiore capacità di lancio, nuove industrie abilitanti (bioprinting, semiconduttori, ricerca in microgravità) e una frontiera inevitabilmente speculativa: lotti di “terreno lunare” e diritti minerari come asset da trading, con dinamiche da bolla “in stile NFT”. La differenza, suggerisce lo scenario, è che qui la finanza inseguirebbe un’infrastruttura reale, capace di aprire davvero un mercato extraterrestre su larga scala.
L’altra frattura di regime riguarda l’organizzazione d’impresa: un modello di AI nominato CEO di una multinazionale, con poteri operativi delimitati da protocolli rigorosi e supervisione umana per garantire trasparenza e sicurezza. Se l’AI riuscisse a ottimizzare supply chain, pricing e operazioni quotidiane oltre le attese, il vantaggio competitivo diventerebbe imitabile - e quindi sistemico - ridefinendo il confine tra responsabilità manageriale e capacità computazionale.
Ma la stessa automazione porta con sé un rischio speculare: l’AI "difettosa” che costringe a una bonifica digitale globale. Errori di agenti autonomi che producono incidenti industriali, sbagli contabili e turbolenze di mercato trasformerebbero la pulizia del software in un settore: nascono gli “AI janitors”, specialisti incaricati di rendere di nuovo leggibili, semplici e sicure infrastrutture opache. Cybersecurity, auditing e consulenza diventerebbero la nuova fascia calda del ciclo tecnologico.
Sul versante dei consumi, la rivoluzione dei GLP-1 - già dominante nella salute umana - si estenderebbe agli animali domestici sotto forma di pillola anti-obesità, con un mercato che si allarga dalla veterinaria al benessere e al pet food, costringendo i produttori a ripensare ricette e porzioni. E in un cortocircuito culturale, perfino l’ipotesi del matrimonio Swift-Kelce viene letta come shock comportamentale: più vita offline, più famiglia, più domanda per casa, viaggi e beni di lusso; meno engagement per le big tech.
Infine, lo scenario monetario: la Cina che lancia uno “yuan d’oro”, rivelando riserve superiori a quelle statunitensi e introducendo uno yuan offshore parzialmente convertibile in oro fisico. Il risultato sarebbe un nuovo perno per Paesi esportatori di energia e materie prime, una quota maggiore di transazioni spostata su CNH e oro e, inevitabilmente, un indebolimento del dollaro con effetti sugli equilibri delle riserve internazionali.
La finalità delle Previsioni Oltraggiose
In filigrana, il messaggio delle “Previsioni Oltraggiose” non è che questi shock accadranno, ma che ciascuno di essi illumina un punto cieco: la fragilità delle ancore di fiducia, il prezzo della sicurezza digitale, la politicità delle riserve, l’ambivalenza dell’automazione, la velocità con cui una narrazione può diventare flusso di capitale. E per chi opera sui mercati, a volte, vedere prima i punti ciechi vale quanto prevedere la direzione.