L’agenzia Fitch ha tagliato il rating sovrano della Francia ad "A+" (da "AA-") causa dell' "instabilità politica e delle prospettive incerte per la stabilizzazione del debito". La mossa è arrivata nel pieno della crisi politica che ha portato alle dimissioni del primo ministro François Bayrou e alla rapida nomina di Sébastien Lecornu. L’outlook resta “stabile”, ma la valutazione di Fitch rappresenta il livello più basso mai assegnato alla Francia da una delle maggiori agenzie.
Per Parigi si apre ora una fase difficile caratterizzata dall’aumento dei costi di finanziamento, dalla pressione politica sui margini di manovra del nuovo esecutivo e dal rischio di impatto sulla crescita qualora la correzione fiscale richiesta dai mercati si dovesse tradurre in strette troppo rapide.
Taglio rating Francia: le reazioni
La notizia ha prodotto un’immediata pressione sui titoli di stato: i futures sui bond francesi hanno mostrato debolezza e i rendimenti governativi si sono mossi al rialzo, ampliando gli spread rispetto ai Bund tedeschi.
I mercati valutari hanno reagito in modo più contenuto: l’euro ha registrato - a seguito della notizia - una lieve flessione nei confronti del dollaro, ma la reazione è stata mitigata dal fatto che gli operatori giudicavano in parte il rischio già scontato.
Cosa succederà adesso? Un rating più basso significa potenziali costi di emissione maggiori per lo Stato francese. Anche un piccolo aumento dei rendimenti sullo stock di debito (diversi punti base) si traduce in spesa aggiuntiva rilevante sul bilancio. Ovviamente il declassamento complica il lavoro del nuovo governo nel preparare un bilancio credibile.
Il downgrade potrebbe determinare vendite tecniche, in quanto alcuni investitori istituzionali sono vincolati da regole che limitano l’esposizione a titoli con rating inferiore a certe soglie e ciò potrebbe comportare un’ ulteriore pressione sui prezzi nel breve termine.
Ora cosa succede?
Il nuovo esecutivo è chiamato a trovare un equilibrio tra misure di risanamento (tagli o aumenti di entrate) e la gestione del rischio sociale; infatti, un’austerity troppo rapida e decisa rischia di frenare la crescita, rendendo più difficile la riduzione del rapporto debito/PIL. Secondo Reuters, senza una maggioranza stabile, approvare riforme e manovre correttive sarà arduo; il rischio di crisi ricorrenti rimane elevato.
Non mancano le reazioni con sindacati e forze sociali che hanno già annunciato mobilitazioni contro tagli o cambiamenti nelle pensioni e nelle spese pubbliche; questo aumenta la probabilità, secondo gli analisti, che eventuali misure fiscali incontrino resistenza e perdano efficacia economica.
Nel contesto attuale, le principali banche francesi hanno bilanci solidi, ma non sono immuni a shock di mercato: un aumento prolungato dei rendimenti e un peggioramento del quadro economico possono aumentare il costo del funding, comprimere margini e peggiorare la qualità del credito. Per ora gli analisti non vedono uno stress immediato sistemico, ma la combinazione di rating più basso, maggiori costi di finanziamento e rallentamento economico è un rischio reale da monitorare.
Una gestione prudente, una comunicazione chiara e delle riforme strutturali, sono la strada per evitare che l’attuale crisi si traduca in un danno duraturo alla crescita e alla stabilità finanziaria dell’Eurozona.
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