- Ancora una volta l'Europa dimostra scarsa omogeneità nelle posizioni e Conte lancia un ultimatum;
- I Paesi del Nord bocciano i Coronavirus Bond e non cedono sulla rimozione delle regole sul MES;
- Anche il FMI sollecita gli Stati a moltiplicare gli sforzi nella lotta al Coronavirus.
Il vertice UE che è andato in scena ieri sera ha segnato un passo importante nella lotta strenua che l'Europa sta sostenendo contro il Coronavirus e, soprattutto sul futuro dell'Unione. Dopo giorni di continui contatti tra i Ministri dell'economia dell'area euro, di interventi illustri come quello di Draghi e di decisioni coraggiose della BCE, la presa di posizione di Conte ha tutta l'aria di un ultimatum. O entro dieci giorni si mette in piedi uno strumento comune per affrontare l'emergenza oppure l'Italia farà da sola. Tradotto in altri termini, l'Europa sarà a rischio di una spaccatura irreversibile con conseguenze indesiderate. L'Italia, forse per la prima volta, ha sbattuto il pugno sul tavolo di fronte alle intransigenze di Germania e Olanda, a cui si è aggiunta la sodale Austria. Stavolta però il nostro Paese non è più da solo a invocare un cambio di marcia epocale. Spagna e Francia si sono allineate alle nostre esigenze, formando un fronte agguerrito pronto a dare battaglia. In totale sono 9 gli Stati dell'Unione che invocano il lancio dei Coronabond per fronteggiare questa grave crisi. Notevole l'appoggio del Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, che ha rilasciato, a margine dell'Eurogruppo, dichiarazioni importanti. "Alcuni Paesi smettano di essere egoisti, l'Europa se ne ricorderà", le parole del numero uno della Commissione UE. Queste dichiarazioni tuonano roboanti su Bruxelles, soprattutto perché provenienti da una tedesca. Parole che fanno seguito a quelle dei giorni scorsi: "siamo tutti italiani". Se a tutto questo si aggiunge l'autorevole contrapposizione di Draghi alla Merkel si delinea un quadro ben preciso: urge un cambiamento radicale senza se e senza ma.
L'Europa spaccata in due: la presa di posizione di Conte
L'Europa, insomma, in questo momento è spaccata e le dichiarazioni alla fine del congresso di Charles Michel fanno capire che le posizioni ancora restano distanti. Il Presidente del Consiglio Europeo ha spiegato che gli sforzi per raggiungere un accordo continueranno ma non ha fatto trapelare ancora una vera possibilità di intesa. I temi sul tavolo sono ormai chiari. Il fronte capitanato da Giuseppe Conte vorrebbe sfruttare la potenza di fuoco dei Coronavirus Bond in aggiunta eventualmente al MES. Il Premier italiano ha cercato di precisare che gli Eurobond sono una cosa diversa perché accomunerebbero tutti i debiti esistenti dei Paesi UE, mentre i Coronavirus Bond riguarderebbero solo i debiti futuri contratti per l'emergenza pandemica. Su questo vi è il "no way" deciso da parte del leader austriaco Sebastian Kurz che considera gli strumenti proposti da Palazzo Chigi come una soluzione vecchia, che è stata già respinta in passato in quanto porterebbe ad una mutualizzazione del debito.
MES? No grazie
Berlino, ovviamente, rimane su posizioni scettiche preferendo dirottare l'attenzione sul Meccanismo di Stabilità, nato proprio per affrontare le crisi che investono i partecipanti. Il punto nodale riguardo il MES è la sua condizione di utilizzo. Perché esso si attivi è necessario che i prestiti vengano subordinati a un programma economico che investe i vari Paesi dell'Unione che ne fanno richiesta. Italia, Francia e Spagna in testa vorrebbero rimuovere tale condizione, che come dimostra la crisi della Grecia di ormai dieci annni fa è deleteria sia sul fronte economico che sociale. I Paesi del Nord temono un moral hazard se si dovesse intraprendere questa strada. Intanto, però, i mercati finanziari hanno bisogno di un segnale in tale direzione e non tollerano ulteriori logomachie tra gli schieramenti. In definitiva, tutto è stato demandato ai Ministri delle Finanze che hanno il compito di presentare entro due settimane delle proposte concrete per fare uscire l'Europa dallo stallo. Tutto questo in un contesto in cui le istituzioni sovranazionali chiedono rapidità di interventi. Nelle ultime ore si è aggiunto anche l'appello del FMI al G20 di raddoppiare la capacità di finanziamento per le situazioni di emergenza. Mentre Trump e Xi Jinping stringono la cooperazione per combattere uniti contro il virus, come dimostra una cordiale telefonata tra i due avvenuta nella giornata di ieri. Da ogni parte si cerca, quindi, di accorciare le tempistiche schiacciando la burocrazia di fronte a un fenomeno che macina contagi e morti. Purtroppo solo nei piani alti di Bruxelles sembrano non accorgersene.