- Tempesta sui mercati per effetto del coronavirus, il contagio arriva anche tra i settori;
- La Fed non riesce a modificare il corso dei titoli azionari, i mercati non reagiscono alle parole di Powell;
- Il Parlamento Europeo vota a maggioranza Brexit, la sterlina non si smuove.
Allarme rosso sui mercati
Il coronavirus sta provocando disastri sugli indici finanziari di tutte le borse mondiali, soprattutto in Asia, epicentro della diffusione della malattia. Il rimbalzo di ieri è suonato più come quello del gatto morto, infatti in scia alle pesanti perdite di Wall Street stanotte in Asia si è sfiorato il panico generale con Taiwan che riapre dopo le festività inabissandosi di un meno 5%. I morti per contagio sono saliti a 170 e gli ammalati a 7.771, cosa che ha portato la World Health Organization a consultarsi per prendere la decisione nelle prossime ore in merito alla dichiarazione dell'emergenza globale.
Il contagio arriva anche tra i vari settori dell'economia e questa volta è quello tecnologico a farne le spese, con il costruttore giapponese di microchip Advantest che affonda del -6% e Casio che crolla di 5 punti percentuali. Ad Hong Kong AAC, fornitore di Apple e Foxconn che assembla telefonini sempre per Apple precipitano con rispettivamente -6% e -9%.
La pioggia di vendite però non scalfisce Apple che ha ormai degli anticorpi potentissimi grazie ad una capitalizzazione che ha raggiunto 1,5 trilioni di dollari e che a Wall Street ha messo a segno un altro 2,1% raggiungendo un nuovo massimo storico. Le trimestrali spingono nell'afterhours Tesla che vola a un +12% mentre affondano Facebook a -7% per effetto di previsioni di crescita più ridotte.
La Fed non incide
Mai come in questo caso tutti mercati finanziari, dall'azionario al valutario, sono stati così indifferenti alle parole di Powell nella consueta conferenza stampa che segue le decisioni del FOMC in tema di tassi. Il numero uno dell Fed si è mostrato preoccupato riguardo gli effetti che il coronavirus può generare sull'economia cinese e di conseguenza anche su quella mondiale. Inoltre ha espresso insoddisfazione in merito alla capacità della banca centrale di raggiungere gli obiettivi dichiarati di inflazione facendo capire che si potrebbe anche cambiare approccio strategico nei mesi a venire, però nulla è stato annunciato riguardo le prossime mosse. Tutto questo però a latere di un quadro economico buono con l'inflazione stessa che non desta preoccupazioni evidenti, il ché farebbe pensare che la Fed non abbia alcuna intenzione di attuare una stretta sui tassi e che anzi continui a sostenere i mercati azionari come ha sempre fatto da 10 anni a questa parte.
La Gran Bretagna saluta definitivamente l'Europa
L'ultimo passo per l'uscita definitiva della Gran Bretagna dall'Unione Europea si è compiuta ieri al Parlamento UE dove è stato votato il divorzio con 621 voti favorevoli, 49 contrari e 13 astenuti. Dopo le dichiarazioni dell'europresidente Ursula Von der Leyen sono seguiti attimi di commozione mentre l'intransigente Farage ha ribadito l'odio verso l'UE così come è conformata.
ll 31 gennaio, quindi, Brexit diverrà effettiva, ma esiste una seconda fase legata ai negoziati sui rapporti commerciali tra il Regno Unito e l'Europa, che si preannuncia difficile. Qualcuno già prospetta delle soluzioni alternativa, magari facendo leva sulle parole di "non è un addio, ma un arrivederci" pronunciate dalla stessa Von der Leyen, ma in realtà al di là delle manovre di palazzo è sempre una situazione che implode in un paese a determinare conseguenze drammatiche come quelle che hanno dato vita al referendum del 2016. Da qui in avanti, cioè, saranno i resoconti dell'economia britannica a poter dire se a quanto il popolo voglia tornare alle origini o meno.
La sterlina comunque ha perso leggermente posizione, ma niente di allarmante considerando la volatilità della valuta. Oggi scenderà in campo la BOE che dovrebbe confermare il costo del denaro allo 0,75%, ma dalle parole del governatore Carney si capirà di più come la banca centrale vorrà affrontare la separazione appena sancita dal punto di vista della politica monetaria, con riflessi più consistenti sul pound.