L'OCSE ha alzato le stime sulla crescita dell'economia globale nel 2024. Secondo l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico,
il PIL mondiale nell'anno corrente dovrebbe crescere del 2,9%, ossia 20 punti base in più rispetto a quanto previsto a novembre.
La ragione di questo miglioramento è da attribuire alla forza dell'economia statunitense, che andrebbe a compensare la debolezza dell'area Euro. Le proiezioni dell'OCSE sono per un aumento del 2,1% del PIL statunitense nel 2024, rispetto all'1,5% previsto in precedenza. L'Europa invece dovrebbe registrare una crescita economica dello 0,6%, contro il +0,9% delle stime di novembre, con la Germania che pesa su tutto il blocco.
Per quanto riguarda le altre aree geografiche, nel caso della Cina la stima OCSE è stata confermata al 4,7%, più bassa rispetto al 5,2% del 2023 a causa della crisi del mercato immobiliare e di una fiducia dei consumatori più contratta.
Nel 2025 l'economia globale è vista in aumento del 3%, sostenuta, grazie al rallentamento dell'inflazione, dai tagli dei tassi delle principali Banche centrali. In tale contesto, gli USA crescerebbero dell'1,7%, l'Europa dell'1,3% e la Cina del 4,2%.
Stime OCSE, l'inflazione è ancora una minaccia
L'organizzazione con sede a Parigi ha affermato che l'inflazione sta scendendo come nelle previsioni grazie alle politiche restrittive attuate dalle Banche centrali. Tuttavia, esistono rischi al rialzo. In particolare, l'OCSE lancia un monito per la Gran Bretagna, che sarà gravata dal tasso di inflazione più alto del G7, ossia al 2,8% nel 2024 e al 2,4% nel 2025.
A confronto, l'indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti salirà solo del 2,2% quest'anno e del 2% nel 2025. L'ultimo rapporto sul mercato del lavoro americano - che ha sfoderato ancora una volta numeri impressionanti confermando la sua straordinaria forza - non lascia però del tutto tranquilli perché potrebbe rimettere in moto meccanismi inflazionistici. "Il grande problema è ancora l'inflazione, che sembra stia scendendo ma non siamo ancora fuori pericolo. C'è ancora molta strada da fare", ha affermato Clare Lombardelli, capo economista dell'OCSE.
Un altro grande rischio potrebbe venire dalla guerra tra Israele e Hamas, avverte l'istituto. La possibilità che il conflitto si diffonda in tutto il Medio Oriente rischia di sconvolgere i mercati energetici, si legge nell'outlook. In tale contesto, l'aumento dei costi di spedizione derivanti dai disordini nel Mar Rosso potrebbe aggiungere 0,4 punti percentuali all'inflazione in un anno. "La crescita ostinatamente elevata dei prezzi dei servizi è un altro rischio all'orizzonte perché potrebbe generare sorprese al rialzo dell'inflazione e innescare un repricing dei mercati finanziari", ha affermato l'OCSE.