Il conto alla rovescia del giorno dell'inaugurazione di Donald Trump alla Casa Bianca è iniziato. L'attesa è veramente alta per vedere se il leader repubblicano sarà in grado di dare uno scossone non solo all'America, ma probabilmente a tutto il mondo.
Le premesse sono di quelle che destano la massima attenzione, perché in ogni campo il 78enne newyorchese potrebbe incidere come pochi altri suoi predecessori. La campagna elettorale del resto è stata giocata tutta sui grandi annunci e le nomine nei posti chiave della vita economica, politica e sociale del Paese finora sono in linea con quanto sbandierato durante la corsa alle presidenziali.
Donald Trump: quali saranno le prime mosse?
Sono tante le cose che Donald Trump ha in programma di fare. Ci sarà chiaramente da tarare qualcosa da quanto affermato finora per ottenere ciò che realmente sarà possibile mettere a punto. Secondo gli esperti che si occupano di questioni economiche e politiche sono cinque le priorità del tycoon nei primi 100 giorni alla Casa Bianca.
Tasse e bilancio
Uno degli aspetti che ha infiammato gli investitori a Wall Street è il grande programma di stimoli fiscali che Trump vuole attuare già da subito. In primis intende abbassare ancora le tasse sulle società, portandole dal 21% al 15%. La misura però fa parte di un pacchetto fiscale che include l'estensione dei tagli fiscali individuali promulgati nel 2017 e in scadenza nel 2025, nonché l'eliminazione delle imposte sulle mance, sugli straordinari e sui benefit pensionistici governativi.
Ci si chiede ovviamente
quale sarà la copertura di questi sgravi profondi per non appesantire il deficit di bilancio. Da una parte ci sarebbe il recupero in termini di spesa pubblica attraverso tagli di sprechi e inefficienze. Per questo Trump ha nominato uno come
Elon Musk a capo del Dipartimento dell'efficienza USA. Da un'altra parte verrebbero eliminati i crediti d'imposta per l'energia pulita emanati dall'amministrazione Biden. E poi ci sono i dazi, di cui parleremo a seguire.
Dazi
I dazi saranno uno dei cavalli di battaglia di Donald Trump. In campagna elettorale, il magnate aveva promesso tariffe generalizzate su tutti i beni importati dagli Stati Uniti dal 10% al 20%, e del 60% se le merci provengono dalla Cina. Poche settimane fa ha annunciato che dal suo insediamento alla Casa Bianca applicherà dazi del 25% sulle importazioni da Canada e Messico, nonché di un ulteriore 10% per tutte le merci cinesi che entrano nel territorio americano.
Ma questo potrebbe essere solo l'inizio. L'Europa difficilmente verrebbe risparmiata, con l'industria pesante e automobilistica a pagare il maggior pegno. Secondo alcune proiezioni, l’Italia rischierebbe di perdere oltre lo 0,5% del PIL, la Germania più dell’1%, mentre Francia e Spagna subirebbero cali dello 0,7%. Certo, non va scordato il monito ben più pesante rivolto ai BRICS: qualora mettessero in campo politiche volte ad accelerare il processo di dedollarizzazione si imbatterebbero in dazi del 100%.
Immigrazione
Uno dei punti salienti della campagna trumpiana è quello della lotta all'immigrazione, attraverso la deportazione di massa, l'istituzione di strutture detentive ed eventualmente l'uso dell'esercito. L'entourage di Trump ha già fatto sapere che non intende radunare immediatamente gli 11,7 milioni di immigrati privi di documenti (dati del Center of Migration Studies). Tuttavia, ci sarà un allontanamento iniziale di 1 milione di persone, con la priorità ai criminali violenti.
Punizione e stato profondo
Trump ha promesso che darà un colpo alle istituzioni, punendo quelli che negli anni ha considerato come i suoi avversari politici, oltre ad attuare un giro di vite verso i dipendenti del servizio civile federale che etichetta come "lo stato profondo".
Un segnale che il neo presidente intende andare fino in fondo è stata la nomina di Russell Vought come direttore del bilancio, Kash Patel per l'FBI e Tulsi Gabbard come direttore dell'intelligence nazionale, che sono pienamente d'accordo con questi obiettivi. Anche la nomina di Musk a capo del Dipartimento per l'efficienza si inquadra in questa struttura di sburocratizzazione della vita pubblica americana.
Politica estera
Ciò che ha colpito molto il mondo intero è stata la sicurezza con cui Trump ha detto di far cessare le guerre in Medio Oriente e in Ucraina. In particolare, nel conflitto che vede coinvolta la Russia, ha riferito di riuscire a far terminare le ostilità già dopo 24 ore l'insediamento alla Casa Bianca.
La missione non è delle più semplici, ma ha nominato Keith Kellogg, un generale in pensione ed ex funzionario della sua ultima amministrazione, per cercare di mediare un accordo tra Russia e Ucraina. Riguardo il cessate il fuoco di Israele a Gaza, Trump ha dichiarato di "scatenare l'inferno" se Hamas non libererà tutti gli ostaggi detenuti a seguito della carneficina del 7 ottobre di oltre 1.000 israeliani.