Dopo il cigno nero chiamato Coronavirus e il conseguente crollo dell’economia e delle Borse, gli economisti si sono sbizzarriti a individuare le lettere la cui conformazione potesse indicare al meglio l’andamento grafico della futura ed auspicata ripresa economica. Ne abbiamo sentite di tutti i colori negli ultimi mesi: ripresa a U, V, W, L.
Per chi si occupa di analisi e scenari è difficile dare delle risposte definitive a causa dell'eccezionalità dell'evento, tuttavia, in questo momento, la lettera che ha vinto l’attenzione dei grandi investitori è la lettera K. Anche se l’espressione non esiste in economia, la lettera “K” illustra graficamente una forbice, ovvero business che saranno avvantaggiati ed altri invece che purtroppo vedranno tempi bui.
Vediamo ora tutti i tipi di scenario fino ad oggi considerati, perché K è quello più probabile e quali potrebbero i risvolti sulla vita lavorativa e sociale delle persone e sull’andamento dei mercati finanziari.
U e V: ripresa lenta o veloce
U e V, sono i due andamenti storicamente più noti. Gli economisti e gli analisti più ottimisti, fino a qualche mese fa, prima dell’esplosione della seconda ondata della pandemia, ritenevano probabile una ripresa a V. Un brusco crollo del PIL e del reddito disponibile seguito da una altrettanta veloce ripresa economica in grado di riportare l’economia al punto pre-Covid. I dati della produzione industriale italiana nel terzo trimestre, con il suo +26,4% rendeva realistica l’ipotesi di una ripresa a V. I meno ottimisti immaginavano invece una ripresa a U, ossia un recupero meno vivace: un incremento lento seguito da una accelerazione, che avrebbe quindi richiesto un tempo maggiore per ritornare ai livelli di inizio 2020.
L e W: stagnazione o doppia caduta
I teorici della seconda ondata, che purtroppo hanno azzeccato lo scenario macroeconomico di riferimento, immaginavano – nelle migliori delle ipotesi - una ripresa con andamento contrastato o peggio assente. Ecco dunque comparire le due lettere più negative: la L e la W. Una ripresa a L indica lo scenario sconfortante di una caduta del reddito e della produzione cui non fa seguito alcuna ripresa. Il PIL crolla e lì rimane, il sistema economico raggiunge un nuovo equilibrio ad un livello più basso, ma non parte la ripresa. Migliore lo scenario di una ripresa a W: prima un crollo, accompagnato da una rapida ripresa, seguita da un secondo crollo e da una altrettanto rapida ripresa. Uno scenario contrastato ed altalenante, ma decisamente migliore rispetto ad una totale atrofizzazione dell’economia come previsto dallo scenario L.
K: perché è lo scenario più probabile?
L’ultima lettera che ha accompagnato le elucubrazioni degli economisti è stata la K. Si tratta di uno scenario che ha preso corpo soprattutto negli Stati Uniti che vede alcuni settori economici risalire molto rapidamente e altri continuare nel loro calo precipitoso.
I settori che si sono mostrati più resilienti ed hanno in realtà aumentano le loro prospettive di business poiché avvantaggiati dal lockdown globale sono stati l’e-commerce, quindi grandi aziende come Amazon, oppure l’intrattenimento a distanza, ad esempio Netflix o - ancora - i servizi per lo smartworking, da Microsoft a Zoom. Questi settori e queste aziende rappresentano il braccio crescente della lettera K.
Evidentemente sono stati penalizzati maggiormente tutti quei settori e servizi basati sulla mobilità o sul contatto fisico diretto, come la ristorazione, le strutture ricettive, le vendite al dettaglio, le agenzie di viaggio online e offline, ma anche l’intrattenimento in presenza: lo spettacolo, i cinema e i teatri.
K: significato ecomico della curva
La lettera K sta quindi ad indicare una forbice: chi ne ha beneficiato ed invece chi ne sta ancora pagando le conseguenze. I lavoratori impiegati nelle mansioni più umili pagano il prezzo più alto, mentre il valore degli asset aumenta e il divario tra chi ha di più e chi ha di meno si allarga sempre più. Per molti grandi business globali basati su internet, la pandemia ha invece rappresentato un’opportunità per aumentare il proprio dominio (e i profitti).
Specialmente nel settore tecnologico, colossi come Amazon hanno approfittato delle condizioni di finanziamento favorevoli e dell’entusiasmo degli investitori e hanno visto le loro azioni toccare nuovi massimi storici. Al contrario, per i commercianti al dettaglio è stato un duro colpo, per alcune realtà anche fatale.
Negli Stati Uniti questa forbice è resa ancora più evidente dall’andamento divergente tra Wall Street e l’economia reale. A metà agosto, mentre lo S&P 500 registrava i massimi storici, oltre 28 milioni di americani erano senza lavoro e 29 milioni dichiaravano di non avere abbastanza denaro per i procurarsi i beni di prima di necessità.
K: uscire da questo scenario per non cadere nella curva L
Anche il mercato immobiliare racconta una storia simile: mentre i ricchi investitori hanno approfittato dei tassi di interesse ai minimi per fare compere di immobili, portando a crescere anche la fiducia dei costruttori, il tasso di insolvenza dei mutui immobiliari residenziali è balzato dal dal 4% del primo trimestre all’8,2% nel secondo trimestre.
Il mercato del lavoro Usa conferma la situazione: stando ai dati raccolti dal professor John Friedman della Brown University, meno della metà di chi guadagna meno di 20 dollari all’ora ha ritrovato lavoro dopo averlo perso in aprile. Una situazione che non può essere ignorata quindi. Se non si affrontano le conseguenze negative della ripresa a K, molto facilmente la prossima lettera ad entrare in gioco sarà quella peggiore: la L.