Come può una crisi valutaria originare da un boom economico? È una possibilità molto remota eppure questo può succedere quando un'economia trova slancio dall'indebitamento e non da una crescita reale delle variabili che la determinano. Questo è successo nel biennio 1963-64 dove la Lira italiana fu sotto attacco speculativo dei mercati finanziari. Ecco come è andata.
Crisi della Lira: il boom economico del decennio '53-63
Dopo la Seconda Guerra Mondiale l'Italia era un Paese in costruzione. Il Piano Marshall aveva apportato le risorse finanziarie per riprendersi dalle macerie e in 10 anni la Nazione ebbe la capacità di svilupparsi in un modo incredibile, passando dall'era della manovalanza agricola alla modernità industriale.
In quegli anni l'economia capitalistica attraversò l'età dell'oro e nel nostro Paese si consumò quello che venne denominato un vero e proprio miracolo italiano. L'economia crebbe in maniera vertiginosa. Dal 1958 al 1963 il PIL aumentò del 6,3% annuo, come mai era successo prima nella storia dell'Italia unita. e fu secondo solo a quello della Germania.
La bilancia commerciale migliorava ogni anno grazie alle esportazioni che galoppavano a un tasso del 14% l'anno e all'inizio del 1963 si era giunti alla piena occupazione, con un tasso di disoccupazione inferiore al 4%.
Tutto questo era possibile innanzitutto grazie a una congiuntura internazionale favorevole, ma anche per via del basso costo della manodopera e nel contempo alla grande disponibilità della stessa. Ciò rese le aziende italiane altamente competitive nel panorama economico-produttivo internazionale.
La creazione di enti di Stato come ENI, che divenne il centro energetico di riferimento per il Paese e IRI, che rimodernò l'industria siderurgica nazionale, diede smalto all'economia italiana trainata dall'intraprendenza imprenditoriale, sotto l'egida dello Stato.
Crisi della Lira: la fine di un sogno
Tutto quanto di bello successe in quegli anni si reggeva comunque sul fatto che il bilancio del Paese produceva deficit, che era alimentato da una spirale di aumenti salariali dettati da una forza sindacale che si faceva ogni giorno più stringente.
La crescita dei salari stimolò i consumi che a loro volta produssero un'inflazione sostenuta che cominciò a far vedere le prime crepe nel tessuto economico della Nazione. Inoltre le imprese, per via dell'alto costo del lavoro, ridussero i profitti e di conseguenza non poterono finanziare più gli investimenti come prima.
I mercati cominciarono a mettere in discussione la tenuta dei nostri conti e iniziarono ad attaccare la valuta scommettendo sulla svalutazione della stessa. Per questa ragione il Governo e la Banca d'Italia nel maggio del 1963 decisero in tandem di attuare delle politiche fiscali e monetarie restrittive con lo scopo di combattere l'inflazione e di rafforzare la valuta. Tutto questo però generò il crollo della produzione industriale e l'aumento della disoccupazione.
Crisi della Lira: l'intervento di Guido Carli e la fine del tunnel
La pressione sul mercato dei cambi non cessò e il Governo si trovò a combattere la crisi di produttività del nostro sistema economico. Le pressioni per una svalutazione monetaria si fecero sempre più forti, ma l'allora Governatore della Banca d'Italia Guido Carli resistette e nei primi tredici giorni di marzo 1964 utilizzò qualcosa come 200 milioni di dollari di riserve in modo da mantenere stabile il cambio.
Il 14 marzo 1964 il numero uno di Bankitalia si recò a Washington e riuscì ad ottenere dalla Federal Reserve un finanziamento di 600 milioni di dollari, oltre che altri prestiti dal Tesoro americano per 800 milioni. Quest'ultimo riuscì a coinvolgere anche la Banca d'Inghilterra e l'FMI per mettere a disposizione una potenza di fuoco di 1,275 miliardi di dollari.
La cifra serviva per sostenere la Lira sotto attacco speculativo, ma non fu utilizzata. Bastò però l'annuncio dell'accordo che la speculazione sul mercato valutario si placò. Questo gettò le basi per una lenta ripresa economica che avvenne nella seconda parte degli anni '60, con l'inflazione che fu tenuta sotto controllo e la bilancia commerciale che riprese il saldo positivo dopo lo stop degli anni '63 e '64.