Il Credit Default Swap (CDS) è uno swap che ha la funzione di trasferire il rischio di credito. È classificato come uno strumento di copertura ed è il più comune tra i derivati creditizi. I CDS hanno conosciuto il loro massimo sviluppo a partire dagli anni 2000. In quel periodo, il mercato dei Credit Default Swap si è espanso rapidamente ed è diventato uno strumento popolare per coprire il rischio di insolvenza di obbligazioni e altri titoli.
I Credit Default Swap hanno svolto un ruolo importante nella crisi dei subprime del 2008. In quel periodo, molti investitori hanno utilizzato i CDS per coprire il rischio di insolvenza delle obbligazioni basate sui mutui subprime, considerate ad alto rischio a causa dell'elevato tasso di insolvenza.
Il mercato dei CDS ha risentito anche della crisi finanziaria, quando l'insolvenza di diverse società e istituzioni finanziarie ha portato al fallimento di numerose banche e a una forte perdita di fiducia nel mercato. Da quel momento, il mercato dei Credit Default Swap ha subito una forte contrazione ed è soggetto a una maggiore regolamentazione.
Credit Default Swap: cosa sono e come funzionano i CDS
Il CDS è un contratto finanziario tra due parti, in cui una parte (l'acquirente) paga un premio periodico all'altra parte (il venditore) in cambio della protezione contro l'insolvenza di una specifica attività sottostante, come un'obbligazione o una società. ll CDS nasce nei primi anni ’90 introdotto dalla nota banca d’affari J.P. Morgan.
In caso di default dell'attività sottostante, l'acquirente del Credit Default Swap riceverà dal venditore di CDS un compenso pari al valore nominale dell'attività sottostante. Se non c'è default, l'acquirente perde solo il premio pagato.
Un contratto di Credit Default Swap si basa sulla speculazione se il debito di un'entità o di un paese aumenterà il rischio o andrà in bancarotta nel prossimo futuro. In caso di fallimento, il venditore si assume il pagamento al compratore dell'importo nozionale del contratto.
I CDS sono comunemente utilizzati per proteggersi dal rischio di insolvenza del debito, sia di una società che di un governo. Il loro funzionamento è simile a quello delle assicurazioni. Tuttavia, possono essere utilizzati anche a fini speculativi, in quanto consentono agli investitori di scommettere sull'insolvenza di un determinato asset.
I mercati finanziari in cui vengono compravenduti i CDS non sono mercati regolamentati: sono i mercati Over The Counter (OTC), mercati “fuori borsa” che rappresentano una quota significaitiva degli scambi finanziari, alternativi alle borse ufficiali. Le contrattazioni avvengono in maniera informale, attraverso conversazioni bilaterali tra le parti, in maniera telefonica o telematica.
Creata nel 1985, l'International Swaps & Derivatives Association (ISDA), è l’associazione, gestita dai principali operatori in derivati, che stabilisce le varie tipologie di Credit Default Swap e il contenuto dei contratti standard, oltre ad una ampia varietà di altri derivati finanziari. Aderiscono all'ISDA più di 800 soggetti finanziari che provengono da 60 diversi Paesi nel mondo.
Credit Default Swap: un esempio pratico
Con un esempio, andiamo ora comprendere meglio come questo strumento possa essere utilizzato ai fini di protezione del rischio. Ipotizziamo che una banca emetta un'obbligazione ipotecaria del valore nominale di 100 milioni di euro. L'obbligazione ha una durata di 10 anni e paga un interesse del 4 % annuo. Un investitore acquista 10 milioni di euro di obbligazioni ipotecarie dalla banca.
L’investitore però teme che la banca possa incorrere in difficoltà finanziarie e che non sia quindi in grado di far fronte agli obblighi di pagamento del bond. L’investitore decide quindi di acquistare un Credit Default Swap per coprire il suo investimento. Il CDS viene acquistato da un altro investitore, che si offre di coprire il rischio di insolvenza dell'obbligazione ipotecaria in cambio di un premio annuale.
In questo caso, il primo investitore paga un premio annuale dell'1% all’investitore dal quale ha acquistato il CDS, che accetta di coprire il rischio di insolvenza dell'obbligazione ipotecaria. Se la banca non è in grado di adempiere ai propri obblighi di pagamento sull'obbligazione, il secondo investitore pagherà al primo il valore nominale dell'obbligazione (10 milioni di euro) e rileverà il debito. In questo esempio, il primo investitore ha quindi trasferito il rischio di insolvenza dell'obbligazione ipotecaria all’altro investitore in cambio di un premio annuale.