Convincersi che la ripresa dell'economia mondiale debba essere legata al vaccino di un virus letale non è un semplice esercizio mentale. Ma per quanto difficile sia da accettare, purtroppo è l'amara realtà. Se la popolazione mondiale non raggiunge prima quella tanto sospirata immunità di gregge, il rilancio economico per il momento è solo sognato.
Purtroppo ogni giorno che passa ci si rende conto che il percorso è ancora lungo. Perché si arrivi a rendere inoffensivo il Covid-19 è necessario che i vaccini vengano distribuiti in tutto il Mondo e che soprattutto venga messa in piedi una struttura organizzativa di primo livello per somministrarli.
A quanto pare, la cosa non è così scontata come si sperava. I ritardi sono sotto gli occhi di tutti. Se 120 milioni di dosi al momento sono state indirizzate a livello globale, il 40% sono state appannaggio di Stati Uniti e Regno Unito. Questo significa che tutto il resto del pianeta ancora si trova in alto mare.
Covid-19: la disuguaglianza nella distribuzione dei vaccini
Il principale allarme arriva dai mercati emergenti, dove in gran parte delle aree dell'Asia centrale e dell'America centrale la vaccinazione ancora deve avere inizio. In altri Paesi degli stessi continenti e dell'Africa procede in maniera lenta e farraginosa.
L'Indonesia ad esempio, che è la quarta economia più grande del Mondo, è una delle Nazioni meno vaccinate, con solo 500 mila persone che hanno ottenuto la prima dose, in una popolazione che conta 274 milioni di persone. Le strutture sanitarie di tali Paesi non sono efficienti e organizzate per distribuire le fiale con la stessa celerità delle Nazioni più sviluppate. Questo comporta che il virus può andare fuori controllo, soprattutto con l'accentuarsi delle mutazioni.
Le preoccupazioni dal punto di vista economico sono evidenti: i Paesi in via di sviluppo rimangono in una condizione stagnante, se non regressiva, con gli investitori stranieri che preferiscono attraccare presso porti più sicuri.
Covid-19: per l'economia mondiale un danno da 9,2mila miliardi di dollari
Il problema dei Paesi emergenti si rifletterà sulle economie avanzate. Secondo le stime dell'istituto di ricerca Rand Corporation, la mancanza di inoculazione a livello globale potrebbe costare agli Stati più sviluppati 119 miliardi all'anno per i vaccini, mentre il costo per i Paesi a basso reddito sarà di 25 miliardi. A farne le spese soprattutto dovrebbero essere gli Stati Uniti e la Germania.
La società ha anche previsto che il costo annuale dell'economia globale potrebbe essere di 1.200 miliardi di dollari. Questo fa il paio con una crescita stimata quest'anno inferiore della metà del 4% preconizzato dalla Banca Mondiale, qualora il vaccino andrà incontro a ritardi di ogni genere.
A rincarare la dose di previsioni negative, vi è un recente studio della Camera di Commercio Internazionale che rileva quanto un'allocazione delle dosi non equamente distribuita potrebbe apportare un danno all'economia mondiale di ben 9.200 miliardi di dollari.
Non c'è insomma da stare tranquilli, anche perché volendo non è possibile scindere la ripresa singola dei vari Paesi da un risveglio collettivo. La produzione di ognuno deve trovare sfogo nella domanda di tutti gli altri, altrimenti il rischio è quello che si manifesti una sovrapproduzione delle risorse. In definitiva, la luce in fondo al tunnel ancora si vede in maniera sfocata.