I mercati europei continuano l'andamento altalenante. Oggi perdite diffuse su tutti i listini a causa del dilagare del Coronavirus che ha ormai contagiato in tutto il mondo: la piattaforma della John Hopkins University al momento segna oltre 487mila contagi e più di 20.000 morti nei 175 Stati dove finora è stato rilevato il virus. Ieri i mercati americani hanno brindato alla notizia del via libera del Congresso ai 2.000 miliardi di dollari di aiuti che arriveranno a famiglie, imprese e soprattutto a ospedali. Il Senato si è compattato con 96 voti favorevoli e nessun contrario, mentre ora si pronuncerà la Camera. Al di là delle dichiarazioni controverse, sembra che Trump e la FED abbiano davvero preso di petto la lotta contro gli effetti economici della pandemia in atto. A oggi sono stati capaci di mobilitare un arsenale di guerra di 6.000 miliardi di dollari, che rappresenta quasi un terzo del PIL statunitense. Un fiume di denaro che si riverserà nelle tasche degli americani e sarà così distribuito: le famiglie riceveranno 1.100 euro a persona e 460 euro extra per ogni figlio a carico; le piccole imprese otterranno finanziamenti per 320 miliardi in aggiunta ai 460 miliardi per le società in difficoltà economica e finanziaria; le indennità di disoccupazione saranno di 230 miliardi; prestiti a getto continuo per gli ospedali impegnati nella lotta al Coronavirus.
L'Europa rimane indecisa: il monito di Draghi
Insomma, fatti che accompagnano le parole. La stessa cosa non può dirsi purtroppo per quanto riguarda l'Europa. Il piano di 750 miliardi messi sul piatto dalla BCE sicuramente sono un apporto importante, ma nei piani alti di Bruxelles la politica non riesce a mantenere la stessa compattezza che abbiamo visto oltreoceano. La proposta di Conte riguardo i Coronavirus Bond avrebbe potuto dare una svolta importante, ma incontra ancora una volta le resistenze ferree di paesi come Germania e Olanda che sono state sempre riluttanti a qualsiasi forma di condivisione del debito. Persino l'utilizzo del Fondo Salva Stati, per cui in queste ore si sta cercando la quadra, è oggetto di diatribe e dissapori tra i vari schieramenti europei. Il caos che si vive in Europa ha spinto persino Mario Draghi a prendere posizione sul tema, attraverso un intervento al Financial Times. Super Mario ha ammonito i governi dell'Eurozona per l'eccessiva lentezza ad affrontare un'emergenza, come quella del Coronavirus, che non ammette ritardi. A questo proposito, l'ex banchiere centrale ha sottolineato come sarà una cosa inevitabile a questo punto che il debito privato si sposti in quello pubblico. Quest'ultimo dovrà assorbire le perdite che le aziende dei vari Paesi coinvolti subiranno da questa guerra in atto; il rischio, altrimenti, sarà di una recessione senza precedenti. Fintanto che i vari protagonisti in Europa trovano un accordo, alcuni Stati come Italia, Spagna e Germania provano a cercare delle contromisure per arginare la slavina economica che si sta per abbattere. Il governo spagnolo presieduto da Pedro Sànchez ha già aperto una linea di credito per le piccole e medie imprese spagnole, mentre la Merkel ha varato un pacchetto di 156 miliardi di euro per sostenere l'economia tedesca. In casa nostra, il Premier Giuseppe Conte ha annunciato altri 25 miliardi di nuovi stanziamenti, oltre al pacchetto di misure per altri 25 miliardi confezionato nei giorni scorsi. L'obiettivo è quello di potenziare il decreto Cura Italia attraverso il sostegno alla liquidità e al credito, in grado di mobilitare 350 miliardi per rimettere in moto l'economia.
A rischio PIL e risparmi degli italiani
Ciò nonostante occorre un tale rapidità di azione a livello globale che crei uno shock all'economia tale da pareggiare quello causato dal Coronavirus. Di questo avviso è l'economista Giulio Sapelli. In un'intervista a Class Cnbc ha lanciato l'allarme circa la possibilità che l'Italia perda fino al 30% del PIL se non verranno cambiate in fretta quelle regole europee che limitano da un lato la mutualità degli Stati e dall'altro il campo di operatività della BCE. La mancata prontezza nell'affrontare il problema potrebbe sollevare un'altra questione legata ai risparmi degli italiani. Uno studio effettuato da Willis Tower Watson, società di brokeraggio e gestione del rischio, rileva come più di un terzo dei lavoratori dipendenti italiani non è in grado di risparmiare, mentre il 18% non ha denaro da parte a sufficienza per fronteggiare la crisi. Lo studio mette in risalto un fattore psicologico non trascurabile che, inevitabilmente, si rifletterà anche sulla produttività lavorativa. Ragion per cui è importante che vi sia il supporto da parte dei datori di lavoro, psicologico ma soprattutto finanziario. Ma se a loro volta i datori di lavoro, ossia le imprese, non verranno sostenuti, in fretta, dal palazzo della politica, come se ne potrebbe venire fuori?