- Mario Draghi lancia il suo piano per salvare l’Europa dalle pagine del FT
- Nessun limite alla liquidità, l’importante è preservare lavoro e salute dei cittadini
- Il mondo intero è in guerra e le vecchie regole non servono più
Una crisi di proporzioni bibliche. Questa l’opinione di Mario Draghi che in un editoriale sul Financial Times non ha esitato nell’affermare che per affrontare una situazione del genere bisogna agire subito, con fermezza e senza porsi il problema del debito. Il rischio è quello di cadere in una recessione permanente, una vera depressione.
Siamo in guerra: la soluzione di Draghi
“Siamo in guerra” e per questo motivo si devono adottare subito nuove regole, cancellando le vecchie. Questo perché non si tratta più di una crisi economica nata a causa di squilibri del sistema ma di una pandemia. E di questo le aziende, le persone e il sistema finanziario non hanno colpa. La crisi, quindi, non deve essere affrontata cercando di applicare regole che non hanno senso in un panorama eccezionale. Priorità immediata, ovviamente la salvaguardia di vite umane, quella di proteggere il sistema produttivo e i posti di lavoro. Altrimenti “usciremo dalla crisi con un’occupazione e una capacità produttiva permanentemente più bassa”. La soluzione di Mario Draghi? Immissione di liquidità, in modo da supportare le aziende e le spese, prestiti a costo zero erogati dalle banche a tutte quelle aziende che continueranno a lavorare senza licenziare. Niente più limiti o paletti perché in guerra non valgono più le vecchie regole. Un aumento spropositato del debito? Può essere, ma anche per questo Draghi ha una risposta del tutto eccezionale: chi, alla fine dell’emergenza, non potrà ripagare i debiti se li vedrà cancellati. Purché, ovviamente, dimostri di aver difeso i posti di lavoro.
Whatever we takes per evitare distruzione permanente
La priorità, in questi casi, è mettere al primo posto la salute dei cittadini salvaguardando anche l’economia. Una sola frase, poche parole, per mettere tutta l’Europa in riga, Lagarde compresa, dopo il clamoroso errore di comunicazione visto fare dalla BCE nelle settimane scorse. Intanto le prime conferme sulla gravità della situazione arrivano un giorno dopo l’altro dai dati macro. Dopo PMI in crisi e fiducia ai minimi da più parti l'ex presidente della Banca Centrale Europea sottolinea l’urgenza di intervenire con tutti i mezzi a disposizione. Una sorta di nuovo “Whatever we takes” ma questa volta applicato ai singoli governi. Anche approfittando del fatto che le banche centrali hanno già intrapreso una serie di iniziative di sostegno basate perlopiù su un ritorno del QE, ma anche sul tasso basso di interesse per lungo tempo. Quindi è il caso di approfittare mettendo da parte le remore sul pareggio di bilancio. L’alternativa? La “distruzione permanente della capacità produttiva e fiscale”. Oltre alla perdita della credibilità futura per qualsiasi governo in Europa. In primis quello dell’Europa stesso.
Senza risposte unitarie crolla l’Europa
Infatti, continua Draghi, sebbene la recessione sia ormai una realtà già presente e inevitabile, a questo punto l’unica cosa da fare è salvare perlomeno il sistema Europa. Infatti il Covid 19 rischia di essere non solo uno sfacelo sociale ed economico ma “la tomba dell’Europa”. A suo tempo, era il 26 luglio del 2012, fu lo stesso Draghi a salvare la moneta unica, e con essa l’intero progetto di Unione Europea, dalla crisi del debito sovrano con una filosofia molto simile. Fu allora che nacque il Whatever we takes, lo stesso che diede vita al Quantitative Easing che salvò la moneta unica.