- L'epidemia da coronavirus potrebbe portare ad una crisi economica in Cina
- Wall Streeet, travolta dall'euforia, ha registrato continui massimi storici sugli indici
- Evidente una frattura, sugli indici fra i risultati registrati della Big Cap e tutte le altre
Nel panorama della sempre più allarmante diffusione del coronavirus (si parla di un possibile caso non confermato anche in Corea del Nord), le cronache hanno tralasciato spesso di riportare l’andamento della stagione degli utili sui mercati. Una stagione che nel prossimo futuro potrebbe risentire, e non poco, degli impatti del virus sull’economia mondiale.
Le difficoltà della Cina
A causa dell’epidemia di coronavirus e dei numerosi blocchi alla produzione e ai trasporti, Pechino potrebbe presto dover affrontare una crisi economica qualora la diffusione del virus non dovesse attenuarsi. Solo in questi giorni, oltre un mese dopo la fine del Capodanno cinese le fabbriche e gli impianti hanno iniziato una serie di riaperture a singhiozzo. E per giunta quelle che riaprono obbligano gli operai a misure di quarantena che rallentano l’intera catena e dimezzano la produzione. Una situazione che spaventa e non poco. Infatti la zona colpita dall’epidemia rappresenta oltre l′80% del PIL nazionale e il 90% delle esportazioni. L’anno scorso, infatti, pur senza i problemi dell’epidemia, la crescita della Cina non è andato oltre il 6% registrando, di fatto, il risultato più basso in quasi tre decenni.
L'euforia dei mercati
Intanto, però, i mercati e soprattutto gli operatori, sono stati letteralmente travolti dall’euforia di continui massimi storici che non temono nemmeno la pandemia cinese e il possibile rallentamento, anche forte, dell'economia di Pechino.In particolare a Wall Street dove, secondo Goldman Sachs, solo i 5 grandi dell’hitech hanno dato risultati ottimi. Infatti andando nello specifico Facebook, Amazon, Apple, Microsoft e Alphabet rappresentano quasi un quinto del valore della capitalizzazione di mercato dell’S&P 500 e da soli hanno trascinato la crescita dell’EPS dello stesso indice su base annua. Guardando ai singoli nomi Microsoft vince su tutti, con una capitalizzazione di mercato di $ 1,4 trilioni, fermandosi poco sopra Apple che arriva a $ 1,39 trilioni. Ultima Facebook con $ 619 miliardi. Escludendo questi 5 big tech, la crescita dell’S%P500 che al quarto trimestre registrava un +2%, sfiora lo 0%.
La view di Goldman Sachs
Una forza alla voce utili, che denota una frattura tra le Big Cap (meglio ancora se del settore tecnologico) e tutte le altre. Infatti se si va a confrontare i risultati del Russell 2000, l’indice che raccoglie i titoli a media capitalizzazione, si nota un calo degli utili del 7% durante il quarto trimestre. Troppi i costi e soprattutto troppo forte l’impatto della guerra dei dazi. Più che naturale che un quadro di partenza del genere faccia tornare alla mente i fantasmi della bolla di fine anni 90. Ma nonostante questo è sempre Goldman Sachs a rassicurare: questa volta la base di mercato sembra essere più solida rispetto a quanto accaduto 20 anni fa.