Big Tech: perché i grandi investimenti sull'AI potrebbero non bastare | Investire.biz

Big Tech: perché i grandi investimenti sull'AI potrebbero non bastare

09 mag 2024 - 07:00

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Le Big Tech hanno investito grandi quantità di denaro sull'intelligenza artificiale, ma questo potrebbe non essere sufficiente a decretarle vincitrici. Ecco perché

Accumulare dati sull'intelligenza artificiale non sarà sufficiente alle Big Tech per vincere la sfida posta dalla nuova tecnologia. A dirlo è Matt Calkins, Amministratore delegato e co-fondatore della società di software Appian. Aziende come Microsoft, Amazon e Google negli ultimi anni hanno siglato accordi per provare a primeggiare nella corsa dell'intelligenza artificiale (Artificial Intelligence).
 
Il gigante di Redmond ha investito 13 miliardi di dollari in OpenAI, la start-up americana che con il suo ChatGPT ha rivoluzionato il settore. Inoltre, ha stretto un accordo son la società francese AI Mistral, acquisendo una partecipazione del valore di 16 milioni di dollari. Amazon ha investito 4 miliardi di dollari nella società di intelligenza artificiale Anthropic mentre Google, oltre a impiegare 2 miliardi di dollari per Anthropic, si è assicurata il laboratorio britannico DeepMind per 500 milioni di dollari.
 
Queste grandi spese a cosa portano? Calkins ritiene che il denaro investito per fare incetta di informazioni non sia tutto. "Il fatto che tu abbia abbastanza soldi per comprare aziende come Anthropic o Mistral è impressionante, ma l'AI potrebbe non essere un mercato in cui il vincitore prende tutto", ha detto. A suo giudizio, l'unico modo per rendere utili i sistemi di intelligenza artificiale è capire "cosa vogliamo da loro per l'uso nella nostra vita quotidiana".
 
In ragione di questo, "ci saranno diversi algoritmi di intelligenza artificiale più o meno preziosi per scopi diversi, a seconda di come vengono caricati i dati al loro interno". In definitiva, Calkins ritiene che a vincere sarà chi riescirà a sfruttare meglio le informazioni, non chi ha acquistato lo stock più grande di esse. Mentre le Big Tech hanno fatto "tutto il possibile per ottenere il maggior numero di dati".
 
 

Big Tech: un problema di regolamentazione con l'intelligenza artificiale

L'errore delle Big Tech, secondo Calkins, è stato favorito dal fatto che la regolamentazione abbia permesso di accumulare dati senza preoccuparsi troppo delle questioni di privacy e sicurezza. In questo contesto, "l'Europa sta emergendo con maggiore chiarezza sul fronte della regolamentazione", ha affermato il CEO di Appian. Infatti, a marzo ha approvato ufficialmente il Digital Markets Act, che interessa anche l'intelligenza artificiale. Al contrario, negli Stati Uniti c'è minore chiarezza, poiché "in parte il governo è stato un po' troppo amichevole con le Big Tech".
 
Alla fine, per Calkins c'è bisogno di chiarezza su come le aziende debbano utilizzare l'intelligenza artificiale in maniera sicura, garantendo la protezione della proprietà intellettuale e della privacy. "Questo è il momento in cui deve esserci un uso corretto delle informazioni protette da copyright. Abbiamo bisogno di capire quali dati siamo autorizzati a utilizzare", ha concluso.
 
 
 

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