In generale, con riferimento alle eventuali plusvalenze, i certificati vengono tassati al come quasi tutti i prodotti finanziari, fatta eccezione per i titoli di stato.
Il Capital Gain ottenibile da un certificato può essere compensato con eventuali minusvalenze pregresse.
Rivolgiti sempre ad un consulente fiscale prima di intraprendere decisioni di investimento.
Rivolgetevi sempre ad un dottore commercialista iscritto all’albo per ottenere consulenza fiscale sui vostri investimenti.
Si realizza un “capital gain” quando si acquista un certificato ad un prezzo e lo si rivende ad un prezzo più elevato rispetto al prezzo d’acquisto, realizzando appunto una plusvalenza.
Per ciò che riguarda le cedole, o meglio i premi dei certificati, è importante verificare se si tratti di cedole “condizionate” o “incondizionate”. Nel caso di una cedola condizionata, ovvero nel caso in cui il verificarsi di una determinata condizione sia necessario per l’attribuzione del premio, viene a concretizzarsi, ancora una volta, la fattispecie del “reddito diverso”.
Questa particolarità rende i certificati a cedola condizionata prodotti estremamente attrattivi per chi, suo malgrado, possiede minusvalenze. A differenza delle cedole delle obbligazioni o dei dividendi azionari, queste particolari cedole sono deducibili e permettono di recuperare le perdite pregresse. Ultimamente si sta assistendo ad un proliferare di strumenti con cedole estremamente alte pagate nei primi mesi di vita del certificato.
Questo meccanismo consente di postergare e di non perdere le minusvalenze maturate negli anni precedenti.
D’altro canto, se si trattasse di certificati a cedola incondizionata, la fattispecie che verrebbe a configurarsi sarebbe quella del reddito da capitale e pertanto non compensabile, a meno che non sia garantito il capitale a scadenza.
Di norma, sotto questo profilo, i certificati sono strumenti migliori rispetto agli ETF ed anche rispetto ai fondi d’investimento.