Philip Fisher è considerato uno dei padri del moderno investimento azionario orientato alla crescita. Il suo pensiero ha cambiato il modo in cui intere generazioni di investitori valutano le imprese, spostando l’attenzione dalla mera analisi numerica alla comprensione profonda del modello di business, del management e delle prospettive di sviluppo.
A suo avviso, un investitore deve seguire una serie di principi che definisce spesso come “cose da non fare”. Si tratta di veri e propri avvertimenti pensati per proteggere gli investitori dai comportamenti più comuni - e più dannosi - che compromettono i rendimenti di lungo periodo.
In tutto sono dieci “divieti”, da considerare non solo come semplici consigli tattici, ma rappresentativi di un approccio disciplinato alla gestione del portafoglio. Riguardano la selezione dei titoli, il controllo emotivo, l’attenzione alla qualità e il rapporto con le oscillazioni del mercato. Capire questi errori e imparare a evitarli significa avvicinarsi a uno stile di investimento più razionale, coerente e orientato alla costruzione della ricchezza nel tempo.
Philip Fisher: ecco le 10 cosa da non fare con le azioni
Di seguito, ecco le 10 cose che il mentore di Warren Buffett consiglia di non fare con le azioni.
1. Non comprare titoli di società “promozionali” o piene di hype
Le aziende che si reggono più sulla capacità di promuoversi che su fondamenta industriali solide tendono a deludere nel tempo. Puntare su una storia accattivante invece che su un vero business è uno dei modi più rapidi per perdere denaro.
Spesso queste società non hanno ancora dimostrato alcuna capacità di generare utili sostenibili. L’investitore dovrebbe basarsi su fatti concreti e non su promesse o entusiasmo ben confezionato.
2. Non evitare automaticamente un titolo solo perché è quotato fuori dai mercati principali
Molte aziende di qualità, soprattutto nelle fasi iniziali della loro storia, non sono ancora arrivate ai listini più prestigiosi. Escluderle a priori significa rischiare di perdere future società leader. La vera discriminante non è il mercato di quotazione, ma la qualità dell’impresa, della gestione e delle sue prospettive. Alcune delle migliori opportunità emergono proprio al di fuori dei circuiti più visibili.
3. Non acquistare un’azione solo perché il rapporto annuale è scritto bene
Un documento aziendale ben curato non è sinonimo di una gestione eccellente. I rapporti annuali servono spesso anche a costruire una narrazione positiva indipendentemente dai veri risultati. Lo stile elegante non sostituisce l’analisi dei numeri, degli investimenti, delle strategie e della capacità del management. Una comunicazione brillante può mascherare criticità sostanziali.
4. Non ritenere automaticamente rischioso un titolo solo perché quota a un livello elevato
Un prezzo elevato per azione non significa che il titolo sia caro in senso valutativo. Anzi, può essere un segnale di qualità e prospettive future robuste. Al contrario, titoli apparentemente “economici” possono nascondere gravi problemi aziendali. La metrica decisiva è il valore intrinseco e la crescita futura, non il prezzo nominale.
5. Non fissarsi su piccole variazioni di prezzo quando si decide l’ingresso
Molti investitori perdono grandi opportunità aspettando di risparmiare pochi centesimi sul prezzo di ingresso. Questa è una delle abitudini che Fisher critica con più fermezza.
L’ossessione per il punto di entrata perfetto è più dannosa che utile: nel lungo periodo l’impatto di qualche tick è insignificante rispetto al potenziale di crescita dell’azienda.
6. Non considerare la diversificazione come obiettivo a sé stante
Diversificare troppo può ridurre la qualità complessiva del portafoglio. Un numero elevato di titoli rende difficile seguire in modo adeguato ogni azienda. Fisher sottolinea che pochi investimenti eccellenti sono spesso molto più efficaci di una moltitudine di posizioni mediocri. La concentrazione ragionata è una forma superiore di prudenza.
7. Non lasciarsi spaventare dall’acquisto in tempi di tensioni geopolitiche
Le crisi internazionali generano panico e volatilità, ma sono spesso temporanee. Storicamente rappresentano a volte i momenti migliori per acquistare. Fisher evidenzia che il pessimismo legato ai conflitti tende a essere esagerato rispetto all’impatto reale di lungo periodo sulle aziende solide. L’investitore paziente può trarne vantaggio.
8. Non farsi distrarre da statistiche irrilevanti
Fisher ricorda che nelle decisioni d’investimento non bisogna dare peso a dati superficiali come massimi e minimi storici o vecchi numeri sugli utili che non hanno impatto sul futuro dell’azienda. L’investitore deve invece concentrarsi sulle prospettive reali di crescita e sui fattori che contano davvero, evitando ciò che può confondere l’analisi e portare a conclusioni sbagliate.
9. Non dimenticare che il fattore tempo è decisivo negli investimenti azionari
Le migliori aziende mostrano il loro vero valore solo sul lungo periodo. Uscire troppo presto da un investimento valido è uno degli errori più frequenti e costosi. Fisher ricorda che il tempo è l’alleato fondamentale dell’investitore, poiché permette agli utili e alla crescita di comporre valore. La fretta è nemica dei grandi rendimenti.
10. Non inseguire settori di moda o titoli popolari solo perché “tutti” li comprano
Le mode portano a sopravvalutazioni e a un’aspettativa irrealistica di crescita. Entrare quando l’euforia è al massimo espone l’investitore a rischi notevoli. Fisher consiglia di ignorare ciò che è momentaneamente popolare e concentrarsi invece sui fondamentali duraturi. Le mode sono effimere, le aziende solide resistono nel tempo.
In conclusione, i dieci “comandamenti” di Fisher rimangono tra le lezioni più preziose per chi investe in azioni. Sono consigli che contrastano i comportamenti impulsivi e gli errori più frequenti, orientando gli investitori verso scelte razionali, focalizzate sul lungo termine e sulla qualità delle imprese. In un mercato sempre più veloce, dominato da rumor, clamore e volatilità, l’approccio disciplinato di Fisher rappresenta ancora oggi una bussola indispensabile per proteggere il capitale e farlo crescere in modo sostenibile.