Costruire un buon portafoglio di investimento è sempre stato l'obiettivo di ogni investitore. Storicamente, la teoria finanziaria prevalente ha suggerito di concentrarsi nella strategia 60/40, che prevede un portafoglio costituito dal 60% di azioni e dal 40% di obbligazioni.
Tuttavia, questa formula non è ideale per tutti e soprattutto non necessariamente deve rimanere fissa. Ad esempio, l'età dell'investitore può giocare un ruolo importante. Al riguardo, l'opinione generale tra i consulenti finanziari è che a mano a mano che si avanza con l'età, la componente obbligazionaria debba crescere rispetto a quella azionaria.
Inoltre, occorre fare dei ribilanciamenti quando il valore di un'attività sale rispetto al valore dell'altra, in modo da ripristinare la proporzione. Infine, è possibile aumentare il peso delle obbligazioni, quando le quotazioni delle azioni hanno raggiunto livelli molto alti, e fare lo stesso con le azioni quando il prezzo di queste ultime scende molto.
Giostrarsi in questo meccanismo senza avere dei punti di riferimento, però, potrebbe essere molto complicato e soprattutto poco profittevole. Per questo,
Jordan Belfort - il grande investitore denominato "il lupo di Wall Street", a cui si è ispirato il famoso film di Martin Scorsese con Leonardo Di Caprio - ha suggerito quattro domande che ogni investitore deve porsi per elaborare il giusto piano di asset allocation.
Quali sono gli obiettivi finanziari?
Secondo Belfort, non si può prescindere dall'avere chiari gli obiettivi finanziari che si vogliono raggiungere dal proprio investimento. Esistono obiettivi nobili e altruistici come quelli di mettere da parte del denaro per la pensione, per costruire il futuro dei propri figli attraverso l'acquisto di una casa o il pagamento della retta universitaria, mettere soldi da parte per esigenze familiari improvvise e impreviste, ecc.
Vi sono anche obiettivi più egoistici ed effimeri, tipo comprarsi una macchina di lusso, fare una vacanza sfarzosa, acquistare abiti di marca, ecc. Qualunque sia il motivo, la distinzione che bisogna fare è tra obiettivi a breve termine e obiettivi a lungo termine. Avere chiaro il concetto è importante, perché cambia tutto il discorso dell'asset allocation. E qui viene introdotta la seconda domanda.
Qual è l'orizzonte temporale?
L'orizzonte temporale è strettamente connesso agli obiettivi finanziari. In sostanza, se l'obiettivo principale è quello di costruirsi un'entrata secondaria per la pensione, c'è da chiedersi tra quanto tempo si pensa di andarci. Se è quello di aprire un'attività, bisogna sapere quando si ha intenzione di iniziarla, considerando tutte le procedure burocratiche, i permessi, ecc. Insomma, avere chiaro in mente un periodo temporale al termine del quale dover disporre del denaro è essenziale per stabilire ora come suddividere il portafoglio di investimento.
Se uno qualsiasi degli obiettivi si realizzerà in un lasso di tempo inferiore ai 3-5 anni, Jordan Belfort suggerisce di aumentare la quota in obbligazioni rispetto alle azioni che, invece, vanno privilegiate quando l'orizzonte temporale si allunga. Il motivo proviene dalle statistiche.
Analizzando il comportamento dell'indice S&P 500 in un arco temporale di dieci anni dal 1920 al 2020, Belfort scopre che i rendimenti sono stati praticamente sempre positivi, con una media dell'11% annuo.
L'unica eccezione è avvenuta durante il decennio seguito alla
Grande Recessione del '29 in cui il benchmark ha perso appena l'1%. Diversa è la situazione se l'arco temporale si restringe a 1-3 anni. Ci sono stati dei casi - eccezionali, ma ripetuti - in cui in un triennio, gli indici americani sono affondati. Ad esempio, nei tre anni dal 1929 al 1931, l'S&P 500 precipitò del 90%. Nel triennio che seguì al crollo delle dot-com del 2000, l'indice si dimezzò, mentre il Nasdaq sprofondò di 90 punti percentuali. Quindi, se in quel periodo si fosse investito tutto o quasi il capitale in azioni con l'ottica di pagare la retta universitaria al figlio due-tre anni dopo, l'obiettivo sarebbe andato in fumo.
In conclusione, anche le azioni di grande qualità non sono particolarmente adatte per orizzonti temporali brevi. Bisogna tenerne sempre un po', secondo Belfort, ma bilanciate adeguatamente con una gran quantità di obbligazioni o liquidità.
Qual è la tolleranza al rischio?
La terza domanda è la più importante. Chi ha un rapporto problematico con il rischio deve rivedere la sua posizione, se il suo portafoglio è costituito prevalentemente da azioni. In altri termini, se alla prima tempesta finanziaria si perde il sonno la notte perché il capitale si sta rapidamente esaurendo, allora si è mossi dall'impulso di vendere nel momento sbagliato, ovvero a prezzi troppo bassi.
La domanda che alberga dentro la mente di ogni investitore è: ma fino a quando il mercato azionario può continuare a scendere? La risposta è anche "per sempre", se per un soggetto un crollo di sei mesi ha il valore di un'eternità.
Chiaramente tutto ciò è legato alla quantità di capitale investito e che si sta perdendo. Più questa è elevata, minore è la tolleranza al rischio e tanto più è la tentazione di fare la sciocchezza di vendere le azioni ai minimi di mercato. La chiave è sempre quella di investire una quantità di denaro che non vada a inficiare la propria situazione finanziaria generale, il che introduce alla prossima domanda.
Non prima di aver precisato, però, che la tolleranza al rischio è inversamente proporzionale alla quantità di obbligazioni e liquidità da tenere in portafoglio. Quanto più è debole la prima, tanto più elevata deve essere la seconda.
Qual è la situazione finanziaria?
La situazione finanziaria di un individuo è cruciale per impostare tutta la strategia di portafoglio. La domanda potrebbe essere girata anche in altro modo, tipo: qual è la quantità di denaro che si è disposti a (sopportare di) perdere negli scenari peggiori di mercato? Tutto dipende da quali sono le fonti di reddito per vivere e a quanto ammontano.
In pratica, se la somma destinata agli investimenti rappresenta solo una parte del reddito annuo, o comunque può essere recuperata facilmente con il proprio lavoro, e/o è solo una frazione del patrimonio complessivo, allora è lecito essere più aggressivi nella strategia investendo una quantità maggiore di azioni. Una persona giovane che ha una carriera brillante davanti a sé nel mondo del lavoro, può pensare di investire in un fondo azionario più spinto, guardando a un periodo tempo lungo nell'ottica di far crescere il proprio capitale.
Normalmente, invece, un professionista o un imprenditore affermati che hanno accumulato già una discreta ricchezza, sono maggiormente interessati alla conservazione del patrimonio piuttosto che andare alla ricerca di grandi rendimenti. Per questi soggetti può essere più indicato destinare la maggior parte del capitale in obbligazioni investment grade.
Questi strumenti finanziari, infatti, hanno lo scopo di prendere liquidità dagli interessi per coprire quantomeno l'erosione del denaro nel tempo per effetto dell'inflazione. Un atteggiamento conservatore deve essere adottato anche da chi si appresta alla pensione e il suo scopo è quello di proteggere il denaro messo da parte con tanti sacrifici.