Jordan Belfort è uno dei personaggi più famosi nel mondo della finanza e degli investimenti. Le maggiori testate giornalistiche mondiali si sono occupate di lui e alla sua biografia si è ispirato Martin Scorsese nel film "Il lupo di Wall Street" del 2013 dove il personaggio è stato interpretato da Leonardo di Caprio.
Broker, scrittore, consulente di società, organizzatore di seminari motivazionali sulle strategie di business, Belfort ha avuto e continua ad avere una grande influenza negli investitori di tutto il pianeta. La sua storia è stata anche macchiata da una condanna giudiziaria per truffa che lo ha portato a scontare 22 mesi in una prigione federale del Nevada. Ripercorriamo quindi la storia del Lupo di Wall Street, dalla formazione ai successi e agli ultimi anni.
Jordan Belfort: formazione e carriera del lupo di Wall Street
Jordan Belfort è nato nel Bronx, distretto di New York, il 9 luglio del 1962 dal padre Max e dalla madre Leah, che svolgevano la professione di commercialista (poi la madre è diventata avvocato). Conseguì una laurea in Biologia presso l'American University di Washington e poi si iscrisse alla Dental School dell'Università di Maryland a Baltimora. La sua ambizione di diventare dentista era però in aperto contrasto con il suo grande senso degli affari e la sua innata capacità di vendere.
All'età di 23 anni avviò un'attività legata alla carne e ai frutti di mare, arrivando a contare una flotta di ventisei camion. Con il calo degli affari e la sottocapitalizzazione dell'azienda, il business fallì. Così Belfort decise che la sua carriera era nel mondo della finanza e, grazie all'aiuto di amici di famiglia, trovò lavoro come tirocinante presso la banca americana
L.F. Rotschild. Tuttavia, quando riuscì a ottenere la licenza di broker dopo sei mesi di formazione, avvenne il
Lunedì nero del 19 ottobre 1987 a Wall Street e la banca fallì. Così Belfort si ritrovò improvvisamente senza lavoro.
Dovendo ricominciare da zero, nel 1988 venne assunto da una piccola società di intermediazione con sede a Long Island chiamata
Investors Centers e specializzata in penny stock. Si tratta di azioni di scarso valore di società non quotate in Borsa e quindi non regolamentate. Ciò nonostante, la sua attitudine alla vendita fece concludere molti contratti, producendo per l'azienda una gran quantità di commissioni.
Il vero salto di qualità per Belfort avvenne nel 1989, allorché fondò la sua società di brokeraggio Stratton Oakmont, incentrata sulla vendita di penny stock. Il grande venditore si circondò di persone che avevano potenzialità per la vendita insegnando loro i trucchi del mestiere in modo da convincere anche gli investitori più riluttanti.
La società crebbe a dismisura, arrivando a impiegare fino a un migliaio di agenti e fatturando oltre un miliardo di dollari. Giocoforza, la ricchezza di Belfort si accumulò, con un guadagno settimanale di circa 1 milione di dollari. Il suo stile di vita però era del tutto estremo e dissoluto, fatto di alcol, droga e sesso.
I guai giudiziari e il tramonto
La grande parabola di Belfort vide il punto più basso nel 1996, quando i federali piombarono nel suo ufficio e lo arrestarono per frode e riciclaggio di denaro. Le accuse furono portate davanti alla Corte che lo condannò a rimborsare un totale di 110,4 milioni di dollari (più della metà di quanto aveva guadagnato) a 1.513 persone truffate, oltre a una pena detentiva di 22 mesi e a una multa alla Securities and Exchange Commission di 3 milioni di dollari.
Durante la permanenza in carcere scrisse una biografica sulla sua storia, dalla quale nacque il film "The Wolf of Wall Street", il preferito tra i suoi soprannomi. Da allora tiene corsi motivazionali e scrive libri puntando il dito contro il sistema marcio della Borsa americana che definisce il Fee Complex Machine.
Con riferimento alle sue condanne giudiziarie, Belfort non nutre rancore, anzi ammette serenamente le sue colpe. Nel libro "Investire con il lupo di Wall Street", egli scrive: "Non mi sono mai raccontato di essere un innocente accusato ingiustamente da un pugno di investigatori disonesti e poi perseguitato da un sistema giudiziario che mi odiava. Ero colpevole di tutte le accuse, chiaro e tondo! Ho infranto la legge e ho avuto ciò che mi spettava. Non ho mai cercato di minimizzare la cosa o di giustificarmi".
Da quell'esperienza anzi Belfort ha tratto aspetti molto positivi. "Essere scoperto dalla SEC si è rivelata una delle cose migliori che mi siano capitate. La mia caduta in disgrazia mi ha insegnato lezioni preziose che altrimenti non avrei mai imparato, lezioni che sono servite come base per la vita straordinaria che conduco oggi", scrive.
Tuttavia, Belfort non risparmia bordate all'autorità di regolamentazione finanziaria statunitense accusandola di sapere esattamente cosa succede nelle grandi aziende di Wall Street. A suo avviso, la SEC conosce tutto il front running, la manipolazione delle azioni, le bolle, le frodi, gli illeciti. E non fa nulla per impedirli, se non infliggere multe risibili.