La deadline del 18 ottobre si avvicina e una decisione sul tetto del debito statunitense non è ancora stata presa da parte del Congresso. Fino alla data fatidica ci saranno giorni roventi, dove le forze parlamentari si scontreranno su ogni fronte per cercare di tirare la corda dalla propria parte.
La storia comunque si ripete, perché non è la prima volta che gli USA si trovano in una situazione del genere. Nel 2011 ad esempio tutto è stato deciso nell'ultimo giorno disponibile per trovare un accordo, quando ormai la cosa sembrava compromessa in maniera irrimediabile.
Non giungere a un'intesa sui piani di spesa pubblica significa semplicemente il default, con il conseguente downgrade del merito creditizio statunitense. Le conseguenze poi per l'economia e i mercati sarebbero a dir poco disastrosi. La perdita di fiducia nel debito della prima potenza mondiale potrebbe far schizzare in alto i rendimenti creando il panico sui mercati azionari.
Il dollaro americano perderebbe la sua tradizionale funzione di valuta rifugio, con gli investitori intenti a liberarsi di una moneta che non garantisce più alcuna sicurezza. E si verrebbe a creare una tale crisi di liquidità da portare a oscillazioni selvagge nelle quotazioni di tutti gli strumenti finanziari. In pochi credono a uno scenario di questa portata, infatti alla fine quasi tutti sono convinti che il peggio sarà ancora una volta evitato.
Rischio default USA? 3 soluzioni dalla Fed
Ma volendo immaginare la peggiore delle eventualità, come si comporterebbe la Federal Reserve che in queste occasioni viene sempre tirata in mezzo? La Banca Centrale USA si è mostrata sempre al fianco dello Stato in ogni momento critico che ha interessato la vita economica e finanziaria degli Stati Uniti. Quindi è presumibile immaginare che anche stavolta non si tirerebbe indietro, utilizzando alcune frecce al proprio arco.
E come? Prendendo spunto da un'analisi tracciata nel 2013 dall'ex membro del FOMC, Bill English, quando si discuteva delle conseguenze di un default generato dal mancato innalzamento del tetto del debito, si possono delineare 3 soluzioni.
La prima consiste nel negoziare i titoli del Tesoro a prezzi di mercato. Questi poi potrebbero essere utilizzati per acquisti definitivi, pronti contro termine, prestito titoli e altre operazioni che tendono a mantenere il rendimento contenuto.
La seconda sarebbe quella di prendere l'incarico rilasciato dallo Stato di fornire garanzie collaterali per rendere i titoli più appetibili nel mercato, senza trascurare accordi di riacquisto finalizzati ad alleviare il rialzo dei tassi generato dalle disfunzioni del mercato.
La terza sarebbe quella di mettere i titoli in default nel bilancio della Banca Centrale, magari solo alcuni e non di tutti. Questa soluzione non è molto gradita a J erome Powell, che la considera un modo per fare sparire un problema che invece esiste, creando in questo modo distorsioni dal punto di vista istituzionale.
Qualunque fosse la strada intrapresa dall'istituto centrale, di certo sarebbe da aspettarsi un intervento mirato a evitare che il Dollaro USA possa subire un contraccolpo grave e poi riflettersi nelle dinamiche dei prezzi, che rappresentano il vero obiettivo della Fed nell'esercizio del suo mandato.