Domani inizia l'ultima riunione dell'anno della Federal Reserve. Gli analisti si aspettano che la Banca centrale americana abbassi il costo del denaro di 25 punti base, continuando il ciclo dei tagli iniziato a settembre con la maxi-sforbiciata da 50 punti base e proseguito a novembre con una più moderata riduzione dello 0,25%.
Il punto però forse è un altro. Il mercato sarà più interessato a capire il percorso della politica monetaria nel 2025, anche e soprattutto in vista dei dazi che probabilmente l'amministrazione Trump applicherà una volta insediatasi alla Casa Bianca. Se Donald Trump terrà fede alle sue promesse, ci saranno tariffe generalizzate sui beni di importazione negli Stati Uniti, il che potrebbe mettere in moto nuovamente l'inflazione.
La Fed sa bene che la battaglia contro il carovita non è ancora vinta, sebbene gli ultimi dati rilasciati la scorsa settimana sull'indice dei prezzi al consumo non abbiano dato segnali di particolare aggressività. Questo significa che i tassi potrebbero essere tenuti alti più a lungo di quanto atteso o, detto in altri termini, il ritmo dei tagli nel 2025 rischia di subire un rallentamento. Dal meeting di questa settimana si cercherà di capire di più con le parole del governatore Jerome Powell.
Sarà anche importante vedere quale approccio adotterà la Banca centrale in rapporto all'economia americana, la cui crescita ha regolarmente superato le stime della Fed negli ultimi due anni, anche con l'allentamento dell'inflazione. In sostanza, l'istituto monetario potrebbe ripensare a quello che è il tasso neutrale, elevandolo a un livello più alto nel lungo termine. Stando ai verbali della riunione del 6-7 novembre, la rivalutazione di questo tasso è in corso, mentre ancora viva è la discussione tra i responsabili politica della Fed circa il potenziale dell'economia e le tendenze in atto.
Fed: Goldman Sachs, niente tagli ai tassi nella riunione di gennaio
Gli economisti di Goldman Sachs stimano che mercoledì la Fed annuncerà il taglio ai tassi di 0,25 punti percentuali, ma a gennaio terrà tutto fermo. Questo potrebbe essere un segnale di un ritmo futuro di allentamento più lento, osservano gli esperti della banca americana. "C'è un chiaro desiderio di moderare il ritmo dei tagli", hanno scritto in una nota, in quanto "l'occupazione è destinata ad andare oltre le proiezioni della Fed per il 2024 e l'inflazione rimane al di sopra dell'obiettivo (del 2%, ndr)".
Gli economisti sostengono che sarà molto importante "l'enfasi nella dichiarazione e in conferenza stampa" sul rallentamento del ritmo rispetto alle decisioni che vengono poi prese in funzione dei dati. Il mercato attualmente sta scontando una probabilità del 90% di un taglio questa settimana, mentre ha totalmente escluso la stessa mossa a gennaio. Quindi, la visione di Goldman Sachs è perfettamente in linea con il sentiment degli investitori.
Riguardo le successive riunioni, l'istituto di credito stima un abbassamento dei tassi Fed a marzo, giugno e settembre, con un tasso terminale che si attesa al 3,5%-3,75% alla fine del 2025. "Sia le nostre previsioni di base che quelle della Fed ponderate per la probabilità rimangono un po' più accomodanti rispetto ai prezzi di mercato", hanno scritto gli esperti della banca newyorkese.
"Uno dei motivi principali è che riteniamo che i rischi per i tassi di interesse derivanti da potenziali cambiamenti di politica monetaria sotto la seconda amministrazione Trump siano più bilaterali di quanto spesso si supponga".