La
Federal Reserve concluderà questa sera la due giorni del consueto appuntamento periodico per le decisioni di politica monetaria. In queste settimane si sono rincorsi commenti e opinioni su quanto verrà fuori dalla riunione della Fed di settembre e sull'impatto che le scelte avranno sull'economia e i mercati.
I funzionari della Banca centrale americana hanno cercato nelle ultime uscite di avvertire gli investitori a non crearsi troppe illusioni su un cambiamento di atteggiamento in senso accomodante, almeno nel breve periodo. Da un po' di tempo, però, c'è una certa dissonanza tra quanto dichiarato dalla Fed e il comportamento dei mercati, che stanno scontando una politica restrittiva ormai giunta all'epilogo e una nuova era di facilitazioni monetarie.
Questa convinzione è dettata soprattutto da un'inflazione che, seppur ancora ostica, si è notevolmente raffreddata dopo un ciclo aggressivo di aumento dei tassi d'interesse. Inoltre, il mercato non prevede più l'arrivo di una recessione, almeno non nei termini più catastrofici, vista la resilienza che ha mostrato l'economia americana fino ad oggi.
Riunione Fed: ecco che cosa osservare questa sera
Quindi, cosa bisognerà osservare con attenzione questa sera? Chiaramente il primo punto importante riguarderà la proiezione sui tassi d'interesse. In questo meeting non ci dovrebbero essere novità in merito alla variazione, nel senso che per ora il costo del denaro rimarrà fermo nell'intervallo 5,25%-5,5%. L'aspetto chiave è però se e quando assisteremo ad un altro aumento ancora prima del completamento del ciclo di strette. Nel dot plot di giugno, i funzionari della Fed avevano previsto a maggioranza di 12 contro 6 una stretta prima della fine dell'anno.
Sarà importante vedere se tale maggioranza è più forte o meno, perché da questo potrebbe dipendere un altro tema caldo: quello del primo taglio dei tassi d'interesse. L'ultima proiezione mediana dei funzionari dell'istituto centrale mostrava quattro tagli di un quarto di punto ciascuno nel 2024, ma tutto è strettamente legato a cosa pensano dell'andamento dell'inflazione. Se le previsioni sono per un rallentamento del carovita inferiore rispetto a quanto immaginato a giugno, probabilmente le proiezioni sull'abbassamento dei tassi di riferimento saranno più contenute, con un inizio forse più ritardato nel prossimo anno.
Il secondo punto di grande interesse sta nel
tono che userà il governatore Jerome Powell in conferenza stampa, per capire anche come sono cambiate le prospettive rispetto all'ultima riunione di luglio. Più nello specifico avrà grande significato cosa pensa la Fed sul fatto che l'economia americana e specialmente il mercato del lavoro siano forti nonostante le restrizioni monetarie. Specialmente come tutto questo si lega a un'inflazione che ha rialzato la testa nell'ultima lettura di settembre.
Ciò assume valenza nell'ambito delle tempistiche di azione della Fed e del messaggio da dare ai mercati. Non è escluso che davanti ai giornalisti Powell mostri un certo ottimismo che fa pensare a un atterraggio morbido ma allo stesso tempo inviti alla cautela perché "il lavoro nei confronti dell'inflazione non è ancora finito".
In terzo luogo sarà utile osservare le proiezioni economiche della Fed in particolare in tema di inflazione core - ossia al netto delle componenti variabili di cibo ed energia - che è quella maggiormente tenuta in considerazione per le decisioni sui tassi. A giugno i funzionari avevano pronosticato un tasso di inflazione core di fine anno del 3,9%, ma ad agosto i prezzi al consumo core sono aumentati appena dello 0,1%.
Questo è un buon segnale per rivedere qualcosa, ma ciò apre lo spazio a un paio di questioni importanti. In primis se eventuali aumenti di spesa delle famiglie e di investimenti delle imprese possano creare preoccupazione per una crescita dei prezzi tale da giustificare ulteriori aumenti dei tassi. In secondo luogo se questi aumenti possano cessare con un carovita che rimane mite a livello core.
Infine, la Banca centrale potrebbe dare indicazioni sul tasso neutrale, ossia quel tasso tale per cui l'economia non si espande né si contrae. Nelle più recenti proiezioni, la maggior parte dei funzionari della Fed aveva stimato il livello del tasso neutrale al 2,5% con un'inflazione al 2%. Il rischio è che l'asticella possa essere alzata, il che significa che mutui e finanziamenti dovranno stabilizzarsi con tassi più alti anche se l'inflazione dovesse scendere.