La scorsa settimana i mercati finanziari sono stati catturati dalla riunione della
Banca centrale europea, che ha deciso per il
decimo aumento dei tassi consecutivo, portando il costo del denaro dell'Eurozona al massimo storico del 4,5%. Nella settimana appena iniziata tutta l'attenzione sarà spostata sulla
Federal Reserve.
L'istituto monetario statunitense si riunirà il 19 e il 20 settembre per tracciare le
linee di politica monetaria e decidere sui tassi d'interesse. La due giorni di meeting si concluderà con la consueta conferenza stampa del governatore
Jerome Powell. Non ci dovrebbero essere grandi novità, quantomeno sul fronte dei tassi, che dovrebbero essere confermati nell'intervallo 5,25%-5,5%. Le incertezze però non mancano perché il quadro generale risulta alquanto complesso.
L'economia americana si sta dimostrando resiliente oltre le aspettative e lo spauracchio di una recessione si fa più lontano. Sebbene il tasso di disoccupazione nel mese di agosto sia cresciuto dal 3,5% al 3,8%,
gli USA continuano a sfornare nuovi occupati. Nel contempo, l'inflazione dà qualche segnale di ripresa, passando dal 3,2% al 3,7% nell'ultimo mese. Il
FOMC dovrà quindi decidere se attuare la linea dura, come ha fatto la scorsa settimana la BCE, oppure tenersi in una posizione di attesa con sfondo accomodante.
Le principali incognite della Fed
I mercati probabilmente drizzeranno le antenne su quanto dirà la Fed in merito a cosa può succedere dopo settembre. Un'altra stretta di un quarto di punto sul costo del denaro sembra scontata. La domanda è quando. A dicembre? Nel 2024? O addirittura questo mese? Quest'ultima eventualità è poco presa in considerazione dai più, mentre è probabile che l'ultimo colpo di coda arrivi entro la fine del 2023.
Sarà importante anche vedere quali saranno le proiezioni dei funzionari su inflazione e PIL, legati ovviamente a doppio filo con i tassi d'interesse. Mentre un grosso dubbio rimane sulla durata dei tassi a livelli così alti. Powell ha ribadito a fine agosto, in occasione del Simposio di Jackson Hole, che il costo del denaro potrebbe restare elevato per un tempo maggiore di quello che si aspetta il mercato al fine di riportare l'inflazione all'obiettivo dichiarato del 2%. Ma ormai è da diverso tempo che gli investitori tengono poco in considerazione i messaggi del governatore che invitano alla prudenza e alla cautela.
Cosa pensano gli analisti
Tra gli analisti, i pareri non sono unanimi su quello che farà la Fed questa settimana. Secondo Kathy Bostjancic, Capo economista della Nationwide Life Insurance Co., la Banca centrale cercherà di non "essere troppo aggressiva", contanto sul fatto che nel complesso l'inflazione si è raffreddata e la crescita dei salari ha rallentato il ritmo.
Non è dello stesso avviso invece Dennis Shen, Direttore senior di Scope Ratings, che mette in luce "il rischio per la Fed di fare troppo poco, piuttosto che troppo". L'esperto osserva che "l'inflazione core americana rimane eccessivamente elevata e l’economia sta andando meglio di quanto previsto da molti analisti".
Anche Matthew Luzzetti, economista di Deutsche Bank, prevede una linea dura, con un tasso di fine anno che potrebbe essere di un quarto di punto sopra il livello attuale. A suo giudizio, l'inflazione potrebbe tornare a rialzare la testa, il che rende necessario un'altra stretta sui tassi d'interesse. Tuttavia, ritiene che per i funzionari americani sia "fondamentale mantenere la flessibilità e l'opzionalità".