- Esponenti di spicco all'interno della BCE vanno contro le dichiarazioni di Lagarde riguardo la forza dell'Euro;
- Non è la prima volta che capitano contrasti sulle intenzioni di politica monetaria della Banca centrale;
- Gli analisti pensano che la BCE comunque tornerà dovish e allargherà il PEPP
La forza dell'Euro rappresenta un problema per la BCE, inutile negarlo. Lo si evince dalle parole dal Capo Economista dell'Eurotower, Philip Lane, che ha dichiarato che l'istituto centrale non si può permettere una moneta a questi livelli, viste le prospettive d'inflazione bassa.
Evidentemente la ripresa economica nel medio periodo non sarà tale da sospingere in alto i prezzi e per questa ragione secondo il membro del board della Banca centrale è necessario che una grossa mano arrivi dalla politica monetaria. Di conseguenza un occhio di riguardo sui mercati valutari bisogna tenerlo, per evitare che i riflessi sull'economia reale diventino irreparabili.
Alle dichiarazioni di Lane si aggiungono quelle del Governatore della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau, che precisa come i tassi di cambio siano importanti per la politica monetaria di una Banca centrale. Queste parole non vanno proprio a braccetto con il contenuto della conferenza stampa di ieri di Christine Lagarde.
Il numero uno della BCE ha fatto capire che non è nel mandato di Francoforte manovrare il cambio, sebbene per via delle pressioni deflazionistiche la Banca centrale potrebbe alterare la sua politica monetaria. La reazione immediata della divisa europea nei mercati valutari si è tradotta in un rialzo che l'ha spinta oltre 1,19 sul dollaro USA. Oggi il cambio EUR/USD veleggia intorno 1,1850.
Tutti contro Lagarde: una storia che si ripete
Non è la prima volta che membri di spicco all'interno dell'istituto centrale prendono posizioni contrastanti a quelle dell'ex capo del Fondo Monetario Internazionale. Emblematico fu il tentativo di marzo 2020 di mettere una pezza dopo la storica conferenza stampa di Lagarde, quando il Governatore della BCE dichiarò in piena tempesta finanziaria che la Banca Centrale non deve correre in soccorso degli Stati riguardo il debito pubblico.
In quell'occasione lo stesso Lane cercò di attutire il colpo rivendicando la flessibilità che sarebbe stata adoperata dall'istituto qualora il Coronavirus avesse intaccato l'economia dell'Eurozona. Quindi, tramite la trasmissione della politica monetaria si sarebbe fatto in modo che gli spread non andassero fuori controllo come successe anni prima con l'esplosione dei debiti dei PIIGS.
BCE: gli analisti scommettono sulla politica monetaria accomodante
Secondo alcuni analisti la BCE comunque non allenterà la politica monetaria, anche se non è stato preso in considerazione per il momento lo stato di forma dell'Euro. Gli esperti di Barclays sottolineano come un ulteriore apprezzamento della valuta europea spingerà Francoforte ad essere ancora più accomodante, sia mediante la riduzione dei tassi che attraverso l'allargamento del PEPP.
L' adeguamento dello strumento avvenuto nel mese di giugno è stato visto dal consiglio direttivo come un successo. Una nuova modifica in senso espansivo potrebbe arrivare alla fine dell'anno o al più nella primavera del 2021. Ancor più se l'economia stenta a ripartire e l'Europa rimane impantanata nella deflazione. Per gli strategist di Pimco l'atteggiamento di attesa della BCE è giustificato dal fatto che non è ancora chiaro l'orientamento di bilancio per l'anno prossimo, cosa che avverrebbe solo a dicembre del 2021.
Il tono "da falco" utilizzato quindi potrebbe essere temporaneo alla luce degli sviluppi valutari e anche della politica della FED che ha accantonato per il momento gli obiettivi di inflazione prefissati vista l'emergenza economica.